Album in ricordo di Anna Liccese, centenaria di Miglionico
(Anna Liccese, il figlio Giovanni, la nuora Maria Bevilacqua, i nipoti, Mario Lasalvia, Maria Labriola, ecc.)

Sino a novant'anni si è recata tutti i giorni nel suo orto a Le Conche
La nonnina compie 100 anni
Anna Liccese ha superato brillantemente il traguardo del secolo

MIGLIONICO - Senza televisione, senza telefono, ma con tanti raggi di luce nel suo cuore. Vive così, da sempre, la nonnina della comunità miglionichese, Anna Liccese, che mercoledì scorso, circondata dall'affetto dei suoi familiari, presente anche il sindaco Vincenzo Borelli, ha festeggiato il centesimo compleanno della sua vita. 
La signora Liccese desta stupore per il rigore dei principi morali che hanno fatto da bussola nel suo percorso di vita, al punto da non voler festeggiare con eccessiva enfasi il suo compleanno centenario per una forma di rispetto e un velo d'amarezza che ne connota l'anima per non avere al suo fianco alcune persone care, tra cui l'adorato figlio Nandino, che non sono più in vita. Il che le impedisce di gioire pienamente per il traguardo raggiunto, un secolo di vita, operosa e virtuosa. 
Nata a Pomarico il 21 settembre 1905, all'età di 26 anni, la giovane Anna Liccese sposò Michele Perrino e nel 1931 si trasferì a Miglionico da dove non si è mai più allontanata. Nel corso della seconda guerra mondiale, dal matrimonio col marito Michele ebbe due figli,Nandino e Giovanni che, a loro volta, le hanno dato la gioia di otto nipoti, di cui quattro vivono a Caracas. Severa, ma solo con se stessa, lavoratrice instancabile ed entusiasta, fino all'età di novant'anni si recava, quasi quotidianamente, nell'orto di sua proprietà, in contrada Conche, per dedicarsi ai lavori dei campi, evidenziando determinazione, forza d'animo e dedizione al lavoro. La fatica, da lei, non è stata mai vissuta come problema. «È stata proprio questa dote, dichiara il figlio Giovanni, che le ha permesso di mantenersi sempre in forma». Quale altro aspetto della sua personalità può aver contribuito a renderla così longeva? «La capacità di saper accettare con serenità le gioie e i dolori della vita, risponde il nipote Enzo Bilotta. Poi, va considerata anche la sua umiltà che l'ha portata a non pretendere mai niente, accontentandosi sempre di ciò che le era indispensabile. Sa essere così persino nel suo rapporto col cibo che consuma con estrema sobrietà. In tutta la sua vita ha saputo amare e vivere per servire i suoi cari». Ecco la meraviglia della sua esistenza: un tesoro ed una luce che continuano a risplendere. Sarà così per sempre. Giacomo Amati - La Gazzetta del Mezzogiorno 24 Settembre 2005