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 UOMINI E FATTI DI MIGLIONICO ETTORE CINNELLA
(da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Cinnella)
Ettore CinnellaEttore Cinnella (Miglionico, 1947) è uno storico italiano.

Indice

1 Biografia
2 La tesi sull'ultimo Marx
3 L'interpretazione sulle rivoluzioni del 1905 e del 1917
4 Opere
5 Bibliografia


Biografia
È stato allievo della Scuola Normale Superiore di Pisa. Laureatosi in Lettere moderne a Pisa nel 1970 con una tesi su "La prima Duma nella rivoluzione russa del 1905", poté usufruire di alcune borse di studio che gli permisero di proseguire le ricerche all’estero (a Mosca, Parigi ed Helsinki).

Da molti anni insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa orientale all’Università di Pisa. Dopo il crollo del regime comunista nell’URSS, ha lavorato spesso nell’Archivio centrale del partito di Mosca (oggi Archivio statale russo di storia politico-sociale, RGASPI). Ha scritto saggi di storia russa e di storia contemporanea (alcuni dei quali apparsi in francese, in inglese e in tedesco).

Le sue opere maggiori sono i due libri La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921), uscito a Milano nel 2000 e ristampato qualche anno dopo nella Storia universale del Corriere della sera con il titolo La rivoluzione russa (volume 22), e 1905. La vera rivoluzione russa, Della Porta, Pisa-Cagliari 2008.

La tesi sull'ultimo Marx
Nel saggio Marx e le prospettive della rivoluzione russa Cinnella descrive la metamorfosi intellettuale di Karl Marx nell’ultimo decennio di vita quando, in seguito alla conoscenza delle fonti russe e ai contatti personali con rivoluzionari e intellettuali populisti, il filosofo di Treviri mise in discussione la sua precedente visione strategica e tornò a riflettere sul ruolo storico e sul destino del capitalismo. L’ultimo Marx insomma, secondo l’interpretazione di Cinnella, credeva sempre meno nella rivoluzione proletaria in occidente e cercava altre vie rivoluzionarie, scoprendo la Russia contadina e populistica e le tradizioni comunitarie dei popoli extraeuropei.

L'interpretazione sulle rivoluzioni del 1905 e del 1917
Nei suoi lavori Cinnella ha contestato l’interpretazione tradizionale, che vede nella rivoluzione del 1905 il prologo o la prova generale del 1917. L’aspetto più marcato e vistoso della rivoluzione del 1905 fu, secondo Cinnella, il suo carattere insieme liberale e plebeo. Per la prima volta nella storia russa, infatti, la protesta degli abitanti delle campagne trovò uno sbocco politico, grazie all’impegno delle forze politiche d’orientamento populistico: i socialisti rivoluzionari, l’Unione contadinaProf. Ettore Cinnella panrussa, i deputati eletti dai contadini alla prima (1906) e alla seconda Duma (1907). Il significato storico della rivoluzione del 1905, secondo Cinnella, va cercato nell' opera d’illuminazione politica delle masse popolari, specie rurali, condotta dai socialisti rivoluzionari e da altre forze politiche, tra cui i liberali.

Nella rivoluzione del febbraio-marzo 1917 le due fondamentali forze motrici della rivoluzione russa, quella liberaldemocratica e quella social popolare, parvero agire all’unisono, determinando il rapido crollo del regime zarista. Tuttavia, ben presto le due componenti entrarono in violenta rotta di collisione: i liberali persero subito ogni influenza sul movimento popolare, che divenne sempre più radicale e aggressivo. Cinnella ritiene che, se è vero che gli operai svolsero un ruolo attivo nelle vicende del 1917 e che i soldati e i marinai influirono anch’essi in maniera decisiva sull’esito della rivoluzione, non bisogna dimenticare che furono i contadini i protagonisti più turbolenti e dinamici della crisi rivoluzionaria. Dopo essere riusciti, nella primavera 1917, ad organizzare pacificamente il disperso mondo rurale, creando una vasta rete di soviet contadini e di comitati agrari, i socialisti rivoluzionari videro scemare bruscamente la loro influenza politica tra i contadini all’inizio dell’autunno. Ebbe allora luogo la più gigantesca e furiosa guerra sociale che mai si fosse vista nelle campagne russe. La guerra contadina degli ultimi mesi del 1917, secondo Cinnella, «rappresentò l’apogeo della rivoluzione sociale russa».

I bolscevichi andarono al potere sull’onda del gigantesco sommovimento plebeo dell’autunno 1917 e poterono giovarsi del determinante aiuto dei socialisti rivoluzionari di sinistra, i quali all’inizio del 1918 placarono le masse contadine con la legge sulla «socializzazione della terra». Tuttavia, nella primavera 1918 la politica agraria del governo bolscevico, con la requisizione forzata dei prodotti agricoli, suscitò la rabbiosa protesta dei contadini, nonché la rottura tra il partito di Lenin e i loro unici alleati (i socialisti rivoluzionari di sinistra). L’introduzione, all’inizio dell’estate 1918, del cosiddetto «comunismo di guerra», (basato sul prelievo forzato dei prodotti agricoli e sulla rigida centralizzazione dell’intera vita economica), acuì il contrasto tra masse rurali e potere comunista. In molte province la guerriglia contadina si tramutò in guerra aperta.

Secondo Cinnella, la rivoluzione russa ebbe termine nell’estate 1921, dopo che fu soffocata l’insurrezione dei marinai e degli operai di Kronstadt e domata la vasta insurrezione contadina nella provincia di Tambov.

Opere
"Marx e le prospettive della rivoluzione russa", pp. 83, Rivista storica italiana, 1985
La rivoluzione bolscevica. Partito e società nella Russia sovietica, pp. 181, Pacini Fazzi, Lucca 1994.
La tragedia della rivoluzione russa (1917-1921), pp. 810, Luni editrice, Milano-Trento 2000.
"Salvemini e la marcia su Roma", Rivista storica dell’anarchismo, 2003.
Makhno et la révolution ukrainienne (1917-1921), Atelier de création libertaire, pp. 135, Lione 2003.
"Il Golgota ucraino del 1932-1933. Alla ricerca della verità", Postfazione a R. Conquest, Raccolto di dolore. Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica, Liberal edizioni, Roma 2004
La rivoluzione russa, pp. 694, Volume 22 della Storia universale del «Corriere della sera», RCS Quotidiani Spa, Milano 2004.
1905. La vera rivoluzione russa, pp. 542, Della Porta, Pisa-Cagliari 2008.
Carmine Crocco. Un brigante nella grande storia, pp.187, Della Porta, Pisa-Cagliari 2010.
[modifica] Bibliografia
Sinatti, Piero (12 novembre, 2000). Lenin, genesi di una catastrofe. Il Sole 24 ORE.
Strada, Vittorio (5 dicembre 2000). Rivoluzione bolscevica, anatomia di una tragedia. Corriere della Sera: pag. 35.
Bettanin, Fabio (aprile 2001). Furore giacobino di un'élite inadeguata. L'Indice dei Libri del Mese.
Bongiovanni, Bruno (febbraio 2009). Dagli archivi ex sovietici. L'Indice dei Libri del Mese.
Carioti, Antonio (12 febbraio 2009). San Pietroburgo 1905: la Rivoluzione abortita. Corriere della Sera: pag. 42.
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Cinnella"

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Il «generale dei briganti» che tenne in scacco il Nord dal Corriere della sera del 27 Novembre 2010
http://archiviostorico.corriere.it/2010/novembre/27/generale_dei_briganti_che_tenne_co_9_101127008.shtml

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Marx il “primitivo”: un fondamentale libro di Ettore Cinnella

L'altro Marx di Ettore Cinnella“A grandi linee – scriveva Karl Marx nel 1859 -, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e moderno possono essere designati come epoche progressive della formazione economica della società”. Secondo la concezione della storia enunciata dal filosofo di Treviri (1818-1883) nelle opere della maturità, “Per la critica dell’economia politica” (1859) e i “Grundisse” (1857-1858), manoscritti rimasti inediti per quasi un secolo, il modo di produzione borghese era una tappa necessaria del processo economico, la sola da cui avrebbe potuto scaturire la rivoluzione proletaria. Una concezione deterministica (ed eurocentrica) che tuttavia non fu del tardo Marc, come per primi notarono in Italia Bruno Bongiovanni e in Gran Bretagna Teodor Shanin e ora Ettore Cinnella, uno dei maggiori studiosi della cultura e della storia russe nel saggio “L’altro Marx”, appena edito da Della Porta (pagine 181, euro 15).
Scopo del libro di Cinnella è dimostrare, attraverso una serie di carteggi con gli amici e corrispondenti russi, come l’autore del “Capitale” nell’ultimo decennio di vita abbandonò il suo determinismo per arrivare a una rivalutazione delle forme economiche cosiddette primitive. Al centro della questione ci sono il ruolo della comune agricola russa (l’obscina) e i rapporti con il movimento populista. L’autore racconta il complesso rapporto di Marx (e Engels) con i corrispondenti russi: da una iniziale diffidenza se non una vera e propria ostilità verso il mondo slavo, il filosofo tedesco maturò prima un graduale interesse all’approfondimento dello studio del modo di produzione nell’impero zarista, al punto da imparare in tarda età il russo, poi un radicale cambiamento.
Cruciali in questa evoluzione intellettuale sono tre nomi: Nikolaj Francevic Daniel’son, “colto e serio economista, noto soprattutto per la violenta polemica di Lenin contro di lui”, che si sobbarcò il peso della traduzione in russo del “Capitale” e fornì al filosofo che abitava a Londra una serie di testi sui quali egli avrebbe aggiornato le sue teorie; lo studioso Maksim Maksimovic Kovalevskij, autore del libro “La proprietà comunitaria della terra: cause, svolgimento e conseguenze della sua dissoluzione”, uscito a Mosca nel 1979 e che fu alla base della definitiva “conversione” di Marx; infine, la rivoluzionaria Vera Zasulic, responsabile di un attentato contro il governatore di Pietroburgo. Fu questa audace rivoluzionaria, uscita insperatamente assolta dal processo, a scrivere a Marx il 16 febbraio 1881 un’angosciata lettera in cui chiedeva al padre del comunismo lumi sulla “comune rurale”: “delle due l’una, o questa comune rurale, affrancata dalle smodate esazioni del fisco, dai tributi ai signori e dagli arbìtri dell’aministrazione, è capace di svilupparsi in senso socialista, vale a dire di organizzare gradualmente la produzione e la distribuzione dei prodotti su basi collettivistiche… o se è destinata a perire, al socialista in quanto tale non resta che abbandonarsi a calcoli più o meno malcerti per appurare tra quante decine d’anni la terra del contadino russo passerà dalle sue mani in quelle della borghesia…”.
La risposta di Marx fu sorprendente: “L’analisi data nel “Capitale” non offre motivi né a favore né contro; ma lo studio speciale che io vi ho dedicato, e i cui materiali sono andato cercando nella fonti originali, mi ha convinto che questa comune è il fulcro della rigenerazione sociale in Russia. Ma perché possa svolgere tale funzione, bisognerebbe dapprima eliminare le influenze deleterie che l’assalgono da ogni parte e, poi, garantirle le condizioni normali d’uno sviluppo spontaneo”.
A questo punto la vicenda della corrispondenza tra l’anziano filosofo e la rivoluzionaria russa storia si tinge di giallo. La lettera di Marx fu ricopiata e spedita a Georgij Valentinovic Plechanov, che aveva preso le distanze dal movimento rivoluzionario populista in nome del marxismo. Ma il padre del marxismo russo cominciò la sua carriera occultando la lettera di Marx. Le prime notizie dell’importante documento si ebbero a partire dal 1911 quando alcuni abbozzi della lettera a Vera Zasulic furono trovati tra le carte lasciate dal filosofo tedesco al genero Paul Lafargue.
Il cambio di prospettiva dell’ultimo Marx, osserva Cinnella, non riguardano soltanto l’obscina, ma tutto le comunità precapitalistiche. Il filosofo aveva letto, grazie a Kovalevskij, l’”Ancient Society” dell’antropologo Lewis Henry Morgan e si era convinto che forme vitali di economia erano state distrutte non solo da fattori economici ma soprattutto da brutali interventi politici.
A proposito delle comunità rurali russe, commenta in conclusione Ettore Cinnella, “fu lo Stato bolscevico – il quale diceva di ispirarsi a Marx – a progettare e attuare negli anni Trenta del Novecento, il furioso assalto al mondo contadino, che provocò un’ecatombe umana di proporzioni gigantesche e distrusse le basi materiali dell’economia sovietica”. Dino Messina
(http://lanostrastoria.corriere.it/2014/08/02/marx-il-primitivo-un-grande-libro-di-ettore-cinnella/)

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ARTICOLI DI GIORNALI
1917 La plebe contro lo Zar - Intervista di Riccardi Michelucci - Avvenire del 24 Giugno 2017 (la pagina mi è stata gentilmente data dal giornalista materano di Avvenire VITO SALINARO)

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ALBUM FOTOGRAFICI
Album fotografico della presentazione nel Salone della Camera di Commercio di Matera dell'ultimo libro del Prof. Ettore Cinnella "Carmine Crocco - Un brigante nella grande storia" (Matera 15 Febbraio 2010)

Album conferenza tenuta dal Prof. Ettore Cinnella sul tema "Il grande brigantaggio 1861-1865. Una ferita nella Storia d'Italia" nella sala delle conferenze del Palazzo Lanfranchi di Matera (19 Maggio 2010)

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=sloZyNzrywo

COMUNE DI RIONERO IN VULTURE. Marzo 2011 - Incontri con gli Autori: 5. "Crocco un Brigante nella Grande Storia"
1917 La plebe contro lo zar
Riccardi Michelucci intervista il Prof. Ettore Cinnella (24 Giugno 2017)
 

Il Prof. Ettore Cinnella
ha presentato nel Salone della Camera di Commercio di Matera il suo ultimo libro
"Carmine Crocco - Un brigante nella grande storia"
(Matera 15 Febbraio 2010)
(Video)
 

 

Ettore Cinnella - Il grande brigantaggio 1861-1865. Una ferita nella Storia d'Italia
Video conferenza tenuta dal Prof. Ettore Cinnella sul tema "Il grande brigantaggio 1861-1865. Una ferita nella Storia d'Italia" nella sala delle conferenze del Palazzo Lanfranchi di Matera (19 Maggio 2010)

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375