Home Page

 

Index Stampa locale e nazionale

Stampa pagina

DOMENICO LASCARO
14.03.13

Partiti al bivio 

MIGLIONICO. Come in precedenza ho promesso cerco ora di affrontare, sia pure in forma di stimolo e di riflessione personale il problema del ruolo che i partiti dovrebbero svolgere nella società complessa e “aperta” nella quale ci si ritrova. Non è mia intensione suggerire a chi ne sa più di me quello che occorre fare per uscire dall’impasse in cui i partiti tradizionali sonno precipitati; mi limiterò solo a formalizzare alcune idee che spero possano costituire un primo passo per aprire un proficuo dibattito con chi abbia a cuore la soluzione dei problemi che interessano il nostro paese.

Prima però vorrei, accennare agli avvenimenti che si susseguono incalzanti in queste ore nell’agone politico italico. Interpretando a proprio vantaggio l’ammonimento di Giorgio Napolitano a tutte le forze in campo ad assumere comportamenti responsabili  e rispettosi dell’autonomia di azione di ciascuno,sullo scontro tra magistratura e politica, ognuno si è sentito in diritto di far prevalere le proprie ragioni: Berlusconi chiede a gran voce di sospendere ogni procedimento a suo carico per permettergli di rientrare prepotentemente nel gioco politico. Il PD per bocca di Migliavacca  minaccia di votare per l’arresto di Berlusconi se le condizioni lo consentiranno. 

Insomma il clima invece di rasserenarsi si fa più minaccioso. Grillo dal canto suo dichiara l’uscita di fatto dall’euro e invoca da subito un referendum online per attuarlo. L’incontro tra emissari del PD e grillini si è concluso con un nulla di fatto. Lo “status questionis", riguardante ipotesi di futuri governi, al momento è in uno stallo alquanto paludoso e carico  di incognite pericolose. Di certo per uscirne non si potrà invocare l’aiuto dello Spirito Santo come è accaduto in queste ultimissime ore per l’elezione del nuovo Vicario di Cristo. La nostra proposta di un governo tecnico-politico stenta a farsi strada; non ci resta che sperare. Ma un piccolo commento voglio dedicarlo alla recentissima elezione del nuovo Papa. Io che mi proclamo semplicemente laico ho immediatamente percepito la grande novità che si profila nel mondo cattolico e nel mondo intero per l’elezione di una guida spirituale che contiene nel suo  DNA, si fa per dire, i segni del sacrificio, dell’umiltà e della carità umana verso i poveri e i diseredati. Tutto ciò non può  che essere percepito come un segno e un augurio di grandi prospettive generatrici di un nuovo modello mondiale che porti più serenità, più pace e collaborazione tra i popoli.

Ma, dopo questa doverosa parentesi, passo ora ad affrontare il compito che mi sono proposto: analizzare il ruolo dei partiti nella società contemporanea. Già in altre occasioni il tema è stato oggetto di discussione. Ora però alla luce degli ultimi avvenimenti, non ultimi i risultati delle recenti elezioni, la situazione è totalmente cambiata e necessita di nuovi apporti di analisi. Lo straordinario e imprevisto successo di un movimento politico, quello facente capo a Beppe Grillo, apparentemente senza regole e senza programmi, ha praticamente decimato di milioni di voti partiti storici e fortemente radicati nella società come il PD, il PDL, l’UDC e compagnia bella. La debacle a quanto sembra non è stata ancora valutata in tutta la sua portata. Il brancolare nel buio alla ricerca di un qualsivoglia  governo ne testimonia la veridicità di quanto affermato.

Quell’imprevisto successo era proprio così imprevisto? O perché gli stessi partiti hanno fatto finta di non accorgersi di ciò che stava avvenendo intorno a loro e nelle loro stesse file? Certamente la certezza di possedere l’esclusiva della verità e la soluzione di ogni problema in vista di una sicura vittoria ha contribuito ad accecargli gli occhi di fronte allo tsunami che stava per arrivare. Tutto questo gli ha impedito non solo di fare un’adeguata campagna elettorale, in special modo al mio partito, il PD, ma soprattutto di indicare un’”Agenda” di futuro governo che recepisse le reali istanze di una società in continuo disfacimento, economico e morale e di una moltitudine di giovani che si vedono ogni giorno cacciati fuori dal lavoro. 

Ogni pretesto è stato invocato per sminuire la portata del fenomeno Grillo: è un fuoco di paglia; è una protesta che si scioglierà come neve al sole, è solo un comico, è uno sfascista , e via di questo passo. La verità era però ben diversa. La protesta, soprattutto dei giovani, scaturiva da ragioni ben più profonde e gravi: la corruzione dilagante che, chi più chi meno, ha visto implicati quasi tutti i partiti,l’uso truffaldino dei rimborsi elettorali l’occupazione sistematica di tutte le istituzioni pubbliche e non, la mancanza di riforme funzionali ad una governabilità efficiente e stabile, la carenza assoluta di norme democratiche garanti di una reale meritocrazia, tutto questo ,associato all’assenza di una prospettiva e di ideali che dessero ai giovani la speranza di un futuro migliore, ha generato dapprima il fenomeno di una “indignazione” collettiva, che ha generato poi lo tsunami nel segreto delle urne. 

Il cosiddetto fenomeno Grillo ha dunque cause molto profonde e per molti aspetti fondate come può evincersi da quanto di sopra accennato. Se pur in forma comico-scenografica, egli ha saputo più d’ogni altro raccogliere al volo il “grido di dolore” che proviene dalle giovani generazioni  speranzose di potersi costruire un avvenire sicuro e un posto dignitoso di lavoro. Ma tutto questo gli è sembrato negato alla luce del fallimento della politica, sia a livello nazionale che europeo. Gli interessi dell’alta finanza, associati alla cupola degli speculatori mondiali, stanno immiserendo intere fasce di popolazione, a cominciare dalla Grecia, dalla penisola Iberica e via via fino all’Italia. A Grillo tutto questo non è sfuggito e, ispirandosi alle proposte e agli studi di valenti economisti ed esperti mondiali, come l’italiano Marco Morosini, il tedesco Wolfgang Sachs e il premio Nobel Joseph Stiglitz, ha saputo formulare un’idea di programma futuro che possa avviare un nuovo modello di sviluppo; basato su un’idea di “politica per 2 generazioni, non solo per 2 legislazioni”.  

Non solo,  ma operare una drastica riduzione del consumo energetico e di materie prime prodotte in quantità sovrabbondanti; possibilità concreta di ridurre la settimana di lavoro fino a trenta ore settimanali e forse anche meno. Possibile “perché un terzo del prodotto fa danni, un terzo serve a riparare i danni ,solo un terzo è utile”.Ancora: riduzione del divario salariale a 1-12, anticipare il voto ai sedicenni per la Camera e per i diciottenni per il Senato. Azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti e abolizione degli stessi per instaurare una democrazia diretta attraverso il web. Ora tutto questo non credo che sarà di possibile realizzazione, però ha fatto presa su milioni di persone disilluse e tradite dalla politica dominante. Rimane però l’obbligo dei partiti più avveduti di non sottovalutare la portata innovativa di simili proposte e assumerle come oggetto di confronto  con coloro che le professano.  

E’ facile a questo punto intuire quale sia la vera scommessa che i partiti attuali dovranno affrontare per essere in grado di soddisfare i bisogni delle nuove generazioni. Oltre  a darsi nuovi strumenti di partecipazione democratica e di reclutamento di nuove energie al servizio del bene comune, occorrerà rivedere antiche forme di cooptazione e di gestione padronale della forma partito. Questo sul piano puramente formale; ma una rivoluzione totale sarà inderogabile sul piano dei contenuti e delle idee che, come abbiamo visto, fanno capolino nel movimento grillino. Io , detto per inciso, non sono contrario al mantenimento della forma attuale dei partiti e neanche ad un minimo di finanziamento pubblico. E’ indispensabile però che sia il Parlamento a disciplinarne la corretta gestione, come previsto dalla Carta Costituzionale. 

Per concludere questo mio intervento non mi resta che ribadire la necessità che questi partiti debbano cambiare immediatamente pelle e darsi subito nuove regole di gestione all’interno e all’esterno di se stessi se vorranno recuperare la fiducia dei giovani e il consenso del popolo. Dovranno altresì assumersi l’impegno imprescindibile di ricercare ovunque la verità e di operare non per il proprio vantaggio ma esclusivamente per il bene comune. Sono queste le condizioni, senza il rispetto delle quali, l’intero continente europeo si ritroverà di fronte non il vecchio “Sol dell’,Avvenire”, ma un’ondata di freddo siberiano che spazzerà via ogni residuo di privilegi e ingiustizie, insieme a coloro che le hanno alimentate.  

Un ultimo pensiero voglio rivolgere al partito cui mi onoro di appartenere. Oltre ai comportamenti che ho accennato dover assumersi da parte dei partiti in generale, sarei soddisfatto se almeno in parte possano essere recepiti e realizzati concretamente. La disfatta elettorale ha radici molto profonde e non può essere addebitata solo a una insufficiente ed errata campagna elettorale. Le ragioni sono molteplici e vanno ricercate in una pratica molto diffusa di disorganizzazione e di gestione all’insegna dei personalismi e della lotta di potere all’interno. Cosa che ha portato a perdere di vista la vera missione del politico che è quella di tenere rapporti costanti con iscritti e cittadini in genere,  e di avviare i giovani alla conoscenza e alla responsabilità personale, sorretti da uno  spirito libero e critico anche nei confronti del proprio stesso  partito. Ma per realizzare tutto questo occorre riorganizzarsi e rigenerarsi totalmente nei metodi e nei contenuti. Si cambiò nome alle vecchie sezioni e definirle più modernamente “circoli” per evidenziarne il nuovo ruolo che avrebbero assunto, nel senso che sarebbero diventati luoghi non solo di formazione politica, ma strumenti di socializzazione e di elaborazione culturale. Non solo nulla di ciò è stato realizzato, ma in pratica sono diventati luoghi chiusi all’esterno e impediti alla libera partecipazione degli iscritti. 

Servono dunque nuove regole  all’insegna della trasparenza e della correttezza sotto ogni profilo, nonché la modestia dei capi e la partecipazione la più ampia possibile; l’apertura totale delle porte a tutti coloro che ,garantiti da norme chiare e precise, vorranno contribuire a rilanciare un partito che rischia come gli altri di essere travolto dalla corrente impetuosa della contestazione. La riscossa deve avvenire dal basso. Le travi portanti di un partito sono le realtà locali, sono i piccoli nuclei operanti, le vere fucine che costruiscono il consenso generale. Ecco perché in un altro mio intervento ho auspicato la necessità di dimissioni ad ogni livello per conseguire un vero cambiamento e rilanciare con metodi nuovi un sistema che potrebbe davvero esaurirsi. Domenico Lascaro

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375