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MARGHERITA LOPERGOLO
15 Gennaio 2015

Miglionico
Il bello del libro

di Margherita Lopergolo

MIGLIONICO. Una serata speciale domenica 11 Gennaio 2015 nell'Auditorium del Castello del Malconsiglio durante l'incontro organizzato dalla casa editrice Amico libro,in collaborazione con la Pro loco e l'Amministrazione comunale di Miglionico. Speciale per gli ospiti d'onore: Carmen Salis, cagliaritana, giornalista pubblicista, scrittrice poliedrica, Pippo Bellone,originario di Sambuca, fondatore e presidente dell'Assiociazione culturale-casa editrice AmicoLibro Arci, e Roberto Sanna, scrittore e co-fondatore della casa editrice Amico Libro. Speciale perche' erano presenti i rappresentanti della Compagnia dei lettori (Annamaria Manzara, Carmelo Caldone, Nunzia Dimarsico, Emanuele Canterino, Pasquale Salerno, Domenico Perrone, Riosa Fioriniello)  che si prodigano con passione e professionalita' per raccontare le meraviglie racchiuse nei libri e nell'animo di ogni scrittore. La serata si e' aperta con la proiezione di un video realizzato da Ciccio Cinnella: una panoramica sul lavoro e l'impegno della casa editrice Amico libro e le sue nuove pubblicazioni: la raccolta poetica di Federico Scialpi, 'Vomito e vertigine', i romanzi 'Sa levadora' di Carmen Salis e Ivan Murgana,  e 'All'ombra di un ficus ' di Pippo Bellone ,e il saggio storico di Margherita Lopergolo "L'ambizioso progetto della riforma fondiaria come progetto culturale'. Poi e' toccato  al dottor Rino Finamore, esperto di psicologia del linguaggio, il quale ha spiegato il valore intrinseco dei libri: un libro non  e'solo un mucchio di carte, bensi' un insieme di parole, suoni, melodie, che ci conducono in un universo fatto di emozioni,sensazioni e sentimenti. La conduttrice della serata, la scrittrice Margherita Lopergolo, ha sottolineato l'importanza  della sana e buona abitudine di leggere un libro e del confronto/incontro attraverso le presentazioni di autori proposte dalla casa editrice.
La seconda parte della serata e' stata dedicata alla presentazione dei due romanzi attraverso un'analisi attenta e interessante curata dalla dottoressa Rosa Fioriniello, esperta di linguaggio dell'eta' evolutiva, la quale ha parlato della duplice valenza del viaggio compiuto dai protagonisti dei due romanzi: Pippo Bellone che incontra sua nonna Peppina, Mamma Grande, e Peppino Setividas che va alla ricerca di Pietrina Murtas, la levatrice che aiuto' sua madre a farlo venire al mondo . Si tratta di un percorso avvenuto attraverso luoghi geografici precisi  e con la Sicilia e la Sardegna come mete prefissate,desiderate e raggiunte, ma allo stesso tempo e' un modo per insegnare che, chi vuole capire la propria identita' , deve intraprendere un cammino. Il desiderio di identita' che a volte sentiamo bussare piu' forte,costituisce la molla che da' impulso al viaggio interiore. Il viaggio nella terra d'origine ,alla ricerca di se stessi e' il camminio di chi esplora,cerca e trova cieli nuovi e terra nuova, un viaggio aperto alla sorpresa. E in questo viaggio nell'universo di Carmen Salis e Pippo Bellone , Margherita Lopergolo ha analizzato un altro tema che fa da filo conduttore nei due romanzi: la figura della donna. Nonna Peppina e Pietrina,la levatrice, rappresentano la forza femminile,la tenacia e la grande capacita' d'amore delle donne,delle madri, delle nonne e della levatrice,madre di tanti bambini. Non c'e' tempo che modifica la grande scelta di dare la vita, non c'e' spazio che riduce l'amore per i propri figli,non c'e' cultura che ferma quell'istinto che porta a comprenderli e a difenderli. Le madri sono l'antidoto piu' forte al dilagare dell'individualismo egoistico. Margherita Lopergolo
 

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ALL'OMBRA DI UN FICUS (intervento di Rosa Fioriniello). Non appena si stringe tra le mani il nuovo libro di Pippo Bellone, intitolato All’ombra di un Ficus, Amico Libro Edizioni, si ha la netta sensazione che si tratterà di una storia vera, forte, pura, pregna di amore ma anche di dolore, come la sua immagine di copertina. E sfogliando le sue pagine, si ha, fin da subito, la conferma di queste emozioni. Il suo nuovo libro è segnato ed intriso da due grandi filoni tematici. Personalmente mi son voluta soffermare su quella che nella lettura del libro sembra pian piano assumere un’ombra velata, ma che, a mio avviso, resta pregnante, pagina dopo pagina e che, oserei direi, è fautrice della realizzazione stessa dell’opera. Tematica che ha visto coinvolto l’autore in prima persona. L’emigrazione dalla propria terra d’origine, la Sicilia.
Siamo alla fine degli anni sessanta, a Sambuca. Lui, un bambino di una decina d’anni all’epoca, parte con un progetto costruito dalla famiglia nel paese d’origine, alla volta della Svizzera. Questa esperienza sarà colma di molteplici aspetti emotivi, che innescheranno svariate dinamiche psicologiche. Mettendo in luce la sofferenza del suo mondo interiore.
L’autore si trova ad esser coinvolto da un turbinio di emozioni. Le aspettative, le paure, i sogni, i progetti, i rischi. Ed ancora, l’incontro con lo straniero, l’estraneo, lo sconosciuto. Mentre dall’altra parte, rimane, il rapporto con il passato, con la famiglia, il paese d’origine. Emozioni di curiosità, di empatia, di esaltazione dello sconosciuto si alternano a sentimenti di impotenza, paura, dolore, fatica emotiva.
Ogni emigrazione è segnata da passaggi dolorosi: il distacco, il viaggio, l’arrivo e l’inserimento in una realtà nuova ed estranea.
Lui viveva una doppia assenza: dal proprio luogo e dal nuovo. Doveva far fronte ad una sofferenza che non riusciva più a contenere, alla nostalgia, ai sensi di colpa per tutto ciò che aveva lasciato, incominciando ad evocare il luoghi, i ricordi, la casa, gli amici. Così decide contro tutto e tutti di ripartire, di ritornare nella sua Sambuca, alla ricerca della propria identità. L’identità. Frutto di un complesso e singolare processo che inizia già prima della nascita, che affonda le radici nella storia della propria famiglia e nel gruppo di appartenenza. Fatta di vincoli spaziali, vincoli temporali e di integrazione sociale. Che sembrano esser spazzati via con un’emigrazione.
Ma lui, adolescente, in quell’età borderline, fatta di ricerca e consolidamento, l’età in cui si coniugano risorse vitali e proiezioni sul futuro, ritorna alle origini, credendo che il tempo si sia fermato. Che il suo paese l’abbia aspettato. Che abbia sofferto, come lui. Che nulla sia cambiato. Ma viene deluso. E si sente doppiamente straniero: straniero nel nuovo paese e, soprattutto, straniero nel suo paese. Ma l’inaspettato dialogo con Mamma Grande, con nonna Peppina, gli consegnerà quel modello a cui ispirarsi, da cui farsi aiutare. Lei sarà quel ponte che gli darà la possibilità di unire e riconoscere la separazione, il ponte che farà in modo che lui possa favorire questa separazione, non come scissione, ma come dimensioni diverse che possono esser contenute e condivise, contemporaneamente. Si rende conto che anche se nulla sarebbe stato più come prima, il partire, restare, tornare, non gli impediranno di portare dentro di sé la sua storia, il suo viaggio, il suo passato, le sue speranze, così come da sempre fa quel gigantesco Ficus, al centro della stazione di Palermo, affondando le sue radici nella profondità della terra, a sorreggere i suoi rami, lì, all’esterno. Questa esperienza gli consegnerà le chiavi per avvicinarsi allo straniero, senza il timore di confondersi con esso ed allontanarsi dalle origini, senza la colpa della distanza. Da quel momento si prenderà cura delle proprie ed altrui domande, per costruire la propria trasformazione di uomo. Prenderà un profondo impegno personale, sul quale organizzare la propria vita. Un impegno, una tacita promessa, a cui ha tenuto fede nei migliori dei modi. Con la pubblicazione di questo libro. Rosa Fioriniello

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