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DOMENICO LASCARO
19 Gennaio 2015

Miglionico
Chi di spada ferisce...non crede al digiuno
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Caro Giacomo, la tua insistenza nel pormi continui quesiti mi ha fatto sbagliare il titolo. Nella fretta ho dovuto assemblare  spezzoni di due noti proverbi. Con i quesiti che mi hai rivolto – chi salirà al colle? La scelta sarà tra personalità che abbiano un alto senso dello Stato? Renzi non accetterà veti da nessuno, neanche dalla minoranza del Pd? – pretendi davvero l’impossibile. Posso anche tollerare l’epidoto di “grande politologo” che mi hai affibbiato, ma pretendere che sappia leggere nella palla di vetro, è davvero il colmo.

         Prima però di tentare una sia pur minima risposta, consentimi di fare un cenno  a un altro problema che in queste ore tiene in  tensione  il partito democratico: lo strappo di Cofferati dopo le primarie in Liguria. Nel mio ultimo articolo ho già espresso un parere sul tema primarie; ma il precipitare degli eventi pone nuovi e preoccupanti interrogativi. L’addio  di Cofferati avrà ripercussioni sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica? Con la probabile vittoria di Tsipras in Grecia, nascerà un nuovo soggetto politico in Italia  con a capo il “Cinese”?

         Stamane ho ascoltato con grande attenzione  un programma sulla TV7, nel quale Cofferati ha motivato le sue dimissioni; a ragione,  ha criticato le modalità truffaldine con cui si sono svolte le primarie che lo hanno visto perdente: <<hanno permesso di far votare individui, non solo senza tessera, ma forsanche pagati per farlo; ma lo scandalo più eclatante – egli ha detto -   è stato l’accordo, non tanto occulto, con i “baroni della destra”, che hanno portato ai gazebo centinaia di “ assoldati di ventura”, a danno della sinistra>>. <<La goccia che ha fatto “traboccare il vaso” -  ha aggiunto -  è stata la mancata presa di posizione   del segretario del partito>> Tutto vero; ma si giustifica con questo la sua  fulminea reazione?  Era una decisione già presa, o dettata dalle circostanze attuali?

         I contrasti con Renzi risalgono ad alcuni anni fa quando,  in una trasmissione televisiva,  si sono   scambiati non pochi “elogi". Certamente si rende conto che ha aperto nel Pd un  altro fronte a sinistra dagli esiti imprevedibili.  << E’ un partito alla frutta>> ha detto, ma non è che l’antipasto  fosse stato meglio. Egli stesso ha affermato che era sicuramente al corrente di quanto stava accadendo; i fatti di Napoli, di Palermo e della Calabria erano noti a tutti, ma nessuno, né tanto meno lui, ha mai posto il problema di fissare nuove regole. Perché ha aspettato l’esito delle operazioni  e non si è dimesso prima, dal momento che era perfettamente informato di quanto stava accadendo?

         Ha accettato tutto prima, ma solo ora contesta. Gli fu data l’occasione di fare il sindaco di Bologna, ed è finita com'è finita; per due volte è stato scelto per fare il deputato europeo; e  si sente abbandonato  dal partito! E’ evidente che le ragioni sono politiche , non certamente individuali. L’operato della maggioranza renziana  non è esente da errori,  anche gravi, ma attribuire tutte le colpe a Renzi dell’inefficienza di un governo “anomalo” come l’attuale, è davvero inconcepibile.

         Come uscire dalle secche in cui rischia di precipitare tutto il partito, in un momento così delicato e incerto? Sulla questione primarie ho già espresso il mio parere: l’istituto ha una ragion d’essere se “disarma l’apparato interno”; ma va sicuramente riformato e disciplinato per legge, fissando regole uguali per tutti. E veniamo alla “faglia” che in queste ore si sta facendo voragine nella partita con la sinistra interna.

         E’ appena finita la conferenza stampa di quest’ultima, nella quale si è deciso di non votare, domani, la riforma elettorale,  se non si apportano sostanziali modifiche; e pensare che solo qualche settimana fa sembrava esserci un accordo! L’incontro di Renzi con i senatori della maggioranza, sullo stesso argomento, è finito con l’ennesimo rinvio.  Di certo questo stato di cose avrà ripercussioni sull’elezione del presidente della Repubblica. Come si può facilmente notare, le domande del prof. Amati non consentono risposte univoche e tanto meno semplici. Se Renzi conta di avere tutti i voti di Fi, dovrà cedere su un candidato di area moderata – Casini? Mattarella? O, forse, anche Amato? – E la spaccatura con la sinistra sarà incolmabile.

         Se invece tenterà un approccio con SEL e col M5S, - candidati Rodotà, Bersani, Del Rio - l’accordo del Nazareno andrà in frantumi. Questo è lo status questionis.  Personalmente  avrei optato per Walter Veltroni, il quale, pur essendo di area di sinistra, sarebbe perfettamente capace di essere imparziale e super partes; purtroppo  i desideri non sempre coincidono con la realtà. Chi sarà dunque il nuovo inquilino del colle? Farò un quesito a un indovino e la risposta non si farà attendere.

         Riuscirà il “nostro eroe” – Renzi – a venir fuori dalla palude nella quale è caduto il Pd, tirandosi dentro tutto l’apparato politico italiano? C’è un solo modo per uscirne: dovrà per primo cercare di conciliare il ruolo centrale del partito democratico con l’anima ribelle della sua sinistra; tenere fede al patto del Nazareno, senza cercare sponde con le minoranze di altri movimenti. Solo con la chiarezza degli obiettivi  e la fermezza delle decisioni  si potranno conseguire i risultati sperati. Sembrava una partita per vincere. Sarà una partita in difesa. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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