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DOMENICO LASCARO
3 Febbraio 2015

Alla fine si dettero del "tu"
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Caro Giacomo, ti ringrazio per avermi sollecitato a fare un breve commento sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E’ doveroso dedicare un’attenzione particolare all’avvento del nuovo  Capo dello Stato. Prima però di esprimere un parere sulle qualità della persona ed entrare nel merito del suo discorso  in Parlamento, mi piace accennare alle modalità con cui si è giunti alla candidatura e alla di lui elezione.

          Renzi  incontra singolarmente i partiti  presenti in Parlamento per sondarne le intenzioni e fare una sua proposta ultimativa. Fino al giorno prima dell’inizio delle votazioni non v’è nulla di definito. C’era stato un abboccamento con Berlusconi  che, col proporre  il nome diAmato e, avvalendosi del preventivo assenso di  D’Alema, col quale, a suo dire,  si erano finalmente dati del “tu”, sperava di ottenere il benestare de Premier. Renzi però, annusando aria di inciucio, la sera stessa pensa alla candidatura di Sergio Mattarella.

         La proposta è formalizzata l’indomani ai grandi elettori del Pd e accolta all’unanimità. Berlusconi è furibondo. Accusa Renzi di tradire il presunto patto del Nazareno; sospetta che il segretario del Pd voglia solo ricomporre l’unità del suo partito a danno degli equilibri altrui. Si premura di portare sulle sue posizioni il NCD di Alfano, col quale ipotizzano addirittura di non partecipare alla decisiva quarta votazione. Insomma è il caos. Col pretesto di non condividere il metodo adottato da Renzi, rischiano di arrecare un’offesa insanabile al nuovo Capo dello Stato. Alla fine un compromesso si trova: Fi vota scheda bianca, il NCD vota sì a Mattarella. Renzi consegue due obiettivi: ricompone l’unità del Pd e spacca quella degli avversari.

         I risultati sono noti a tutti: Mattarella è eletto con una larghissima maggioranza. Lo votano il PD, SEL, il NCD, buona parte di FI e altre piccole componenti di centro. Mattarella fa il miracolo. Il discorso di stamane in Parlamento riceve il plauso di tutti i grandi elettori, compresi i 5S e Lega. In effetti, la sua figura e la sua esperienza politica e istituzionale sono  apprezzate e riconosciute da tutti, come ispirate alla responsabilità e al perseguimento del bene comune. Il suo primo pensiero  è stato quello di rendere omaggio alle vittime delle Fosse Ardeatine.

         Atto altamente simbolico che, unitamente alle sue prime parole da neo Presidente, rivolte alle “speranze e alle difficoltà dei nostri concittadini”, simili  a quel disarmante “buona sera” di  Papa Francesco, conquistano la stima e la simpatia di tutto il popolo italiano. Il discorso inaugurale, come ho accennato, ha ricevuto il pieno consenso di tutte le forze politiche. Tutti gli hanno riconosciuto un alto senso dello Stato, un verace rispetto  verso le Istituzioni, la volontà di adempiere al proprio compito con imparzialità e nel rispetto delle regole costituzionali. Si sono detti sicuri che Egli sarà un rigoroso garante della Costituzione.

         Il suo breve, ma essenziale intervento, non ha trascurato alcuno dei problemi più critici che investono il nostro Paese; non ha mancato di rivolgere lo sguardo ai tanti focolai di crisi che si alimentano in tante  parti del mondo; ha accennato alla crisi economica nazionale ed europea che tanti danni genera alle rispettive popolazioni; ha rimarcato la minaccia del terrorismo internazionale, nei confronti del quale bisogna rispondere con l’apporto di tutti i paesi civili.

          Ma, di là dei contenuti particolari del discorso,  quello che mi preme sottolineare è l’effetto straordinario  che hanno prodotto le sue parole. Parole semplici, come scolpite nella pietra, essenziali, scarne, ma pregne di alto significato. Hanno restituito dignità alle Istituzioni; generato fiducia e speranza in un popolo che sembrava volersi nutrire di sola antipolitica.  Il suo obiettivo, espressamente evidenziato, è quello di ricostruire i legami che tengono insieme il Paese. Un primo risultato l’ha già conseguito. Oltre a far rivivere  l’orgoglio democristiano, le sue parole e la sua stessa figura, hanno definitivamente abbattuto il muro di diffidenza e di pregiudizio dei post-comunisti verso i vecchi democristiani.

         Un altro miracolo, se così posso dire, ha compiuto nel breve tempo del suo intervento: ha fatto riavvicinare le minoranze ai rispettivi partiti. Del Pd si è detto, in Fi Toti  apre  a Fitto, Lupi approva la linea di Alfano nel NCD. Insomma con l’avvento di Mattarella inizia un  settennato di  speranza e carico di auspici portatori di serenità e di riconciliazione nazionale. All’Italia  restituisce dignità e credibilità, una rinata fiducia nella politica e la certezza di poter sconfiggere, con l’unità ritrovata, i mali atavici che corrodono la nostra società.  Sembrava difficile trovare un degno successore di Napolitano, con Mattarella è stato facilissimo. Auguri, Presidente. Domenico Lascaro d.lascaro@libero.it

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