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DOMENICO LASCARO
19 Febbraio 2015

Il dado è (quasi) tratto
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Come già anticipato, mi appresto a dedicare un doveroso commento all’esplosivo problema libico che tiene tutti in stato di allerta. La questione, a tutti nota, è di estrema gravità per la minaccia che incombe sull’Italia e l’Europa intera. I fondamentalisti islamici, facenti capo all’autonominatosi Califfo, sono sbarcati in Libia con l’obiettivo di esportare in tutto l’Occidente il credo jihadista.
La situazione è alquanto confusa e pericolosa. Dopo la cacciata di Gheddafi, abbandonata a se stessa, la Libia è caduta in preda a mille fazioni,tutte con l’obiettivo di appropriarsi dei pozzi di petrolio e del gas.
Il risultato è stato la divisione del paese in due aree separate - la Cirenaica e la Tripolitania - facenti capo a governi diversi; ognuna disseminata di decine di tribù autonome, l’una contro l’altra. Di questo caos indescrivibile approfittano i miliziani dell’ISIS, con lo scopo di assoggettare tutto il paese, da cui partire per attentare contro i cosiddetti paesi “crociati”, primo fra tutti l’Italia.
Questo lo stato delle cose. La minaccia è concreta ed estremamente pericolosa. L’allarme ha raggiunto l’apice qualche giorno fa, con l’intensificarsi dell’ondata migratoria dei profughi nordafricani. I ministri Gentiloni e Pinotti, presi dal panico, hanno invocato un rapido intervento militare per cercare di arginare l’avanzata jihadista. Prima Renzi e, stamane in Parlamento, lo stesso Gentiloni hanno corretto il tiro e auspicato una soluzione diplomatica condivisa dalle Nazioni Unite.
La situazione comunque rimane molto grave e richiede un’azione tempestiva. Si attende a breve una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, prevista per questa notte. Per quello che si sa, non potrà essere risolutiva per il possibile veto della Cina e della Russia. Si spera però in una decisione politica che non escluda alcun tipo di intervento. Intanto l’Egitto si è mosso con raid aerei e operazioni sul terreno che hanno causato un primo sbandamento tra i miliziani, uccidendo e catturando decine di essi.
Che cosa farà l’Italia? Renzi ha smentito parzialmente i due ministri, solo per non creare allarmismi, ma è pienamente consapevole della gravità del problema. Reclama la presa di coscienza immediata di tutta l’Europa e delle Nazioni Unite, per concordare un’iniziativa unitaria.
Apprezzabili le misure prese dal ministro Alfano a difesa dei siti più esposti ad attentati terroristici. Meno apprezzabili, anzi farneticanti, gli interventi del grillinoDi Battista e del forzista Brunetta; il primo con un discorso vistosamente populistico inteso a denigrare l’impegno delle nostre forze armate nel mondo; il secondo, approfittando della situazione delicata del momento, ha imprecato ossessivamente contro il governo, arrecando non pochi danni all’immagine dell’Italia.
Si è distinto solo Fratoianni di SEL, il quale ha condizionato l’appoggio alla linea governativa al voto per l’indipendenza della Palestina. Come si può notare la situazione è drammatica, complessa e urgente. Che fare? Dare subito la “parola” alle armi? Meglio non buttare benzina sul fuoco, ma non sottovalutare la minaccia sempre più vicina.
Secondo il mio parere e quello degli esperti più accreditati, occorre muoversi su quattro direttrici da attivare contemporaneamente. La prima prevede la necessità e l’urgenza di ricercare un’intesa certa e di lungo respiro con tutti i paesi europei. Solo dalla consapevolezza di trovarsi tutti nel mirino dei terroristi, potrà sortire un disegno capace di contrastare la minaccia incombente. Non è più procrastinabile un’Europa con regole condivise, una difesa unica, una sola politica estera, con relative cessioni di sovranità: insomma un’Europa autenticamente federata. Non va trascurato il coinvolgimento della Russia, anche allo scopo di renderla più responsabile sul fronte ucraino.
L’altra via da seguire comporta il rafforzamento militare dei paesi che già si ritrovano in casa i miliziani dell’ISIS. I primi ad avere interesse e la legittimità a contrastare l’avanzata terroristica sono: l’Iraq, la Siria, il governo libico di Tobruch, la Nigeria, la Somalia. Un discorso a parte va fatto con la Turchia. Deve decidersi da che parte stare: sostenere sinceramente i Curdi, o fare il doppio gioco. Allo stesso tempo occorrerà troncare ogni rapporto con i governi arabi che finanziano sottobanco i fondamentalisti.
Del sostegno politico e garantista delle Nazioni Unite si è già detto. Tutto deve avvenire sotto l’egida e l’imprimatur dell’ONU. E’ una condizione imprescindibile. Non per ultima di importanza, la quarta direttrice dovrà tendere a valorizzare l’apporto prezioso e irrinunciabile che può venire dalla parte sana dell’Islam.
Un severo ripensamento e una sincera autocritica dei paesi occidentali per gli errori commessi nei confronti dei popoli islamici, in tempi remoti e appena trascorsi, potrà dar vita ad una “Nuova Alleanza” tra l’Occidente e il mondo islamico. Se tutto questo si rivelerà insufficiente, non resta che l’opzione militare sotto il diretto controllo dell’ONU. L’alternativa alla barbarie è solo la forza. Speriamo di no.
P.S. Apprendo in questo istante che il forzista Toti ha comunicato l’imminente accordo con Alfano per le prossime elezioni regionali. Caro ministro, faresti un errore tragico; ritornare con il “cavaliere errante” (nel senso dell’errore), da cui hai avuto il coraggio di staccarti. L’unica via da percorrere, se si vorrà creare un’area autenticamente democratica, è quella di costruire un nuovo organismo politico che metta insieme NCD, UDC, CD di Tabacci, Scelta Civica, con Italia Unica, la nuova formazione di Corrado Passera. Sarebbe la vera alternativa al PD di Renzi, quando avrà esaurito la “spinta propulsiva” così coraggiosamente messa in atto. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it )

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