MIGLIONICO
Anno nuovo, quesiti nuovi!
 

MIGLIONICO. Come al solito, il prof. Amati mi provoca con i suoi insidiosi quesiti riguardanti temi di politica locale. Non credo, caro Giacomo, che alcuni “fantomatici” amici in comune siano tanto curiosi di conoscere la mia opinione su avvenimenti locali che non mi capita di seguire da vicino. In verità, se qualcuno volesse davvero sapere qual è il mio punto di vista su argomenti di più largo interesse, non ha che da leggere gli articoli che il prof. Labriola gentilmente raccoglie in questo sito.

Per di più, l’iniziativa che, con Giovanni Finamore, abbiamo messo in campo da qualche mese, il centro associativo, la “Fucina”, ha proprio lo scopo di promuovere scambi di opinioni tra amici; soprattutto vuole offrire, a quanti hanno capacità e voglia, l’opportunità di mettere le proprie competenze al servizio del prossimo. Come vedi, le occasioni per confrontarsi non mancano.

In ogni modo cerco di dare una risposta – spero non evasiva - ai quesiti che mi hai posto. Riguardo all’abbandono di alcuni esponenti del Pd che lasciano polemicamente il partito, non ho molto da aggiungere a quanto ho ripetutamente scritto nei mesi passati. In merito alle dimissioni di Giuseppe d’Alessandro, mi dispiace deluderti, non ho molto da commentare. Di certo non condivido il suo gesto perché non fa altro che spaccare ancora di più la sinistra democratica nel nostro paese. Comunque ho pieno rispetto per le scelte politiche che ognuno, liberamente e senza fini reconditi, decide di operare, come e quando vuole.

Una sola riflessione mi va di fare, che vale anche come autocritica per quanti hanno militato e militano tuttora nel Partito Democratico. E’ vero che “nel Pd sono venuti meno i presupposti minimi per la civile convivenza” e che non può più dirsi di sinistra un partito che “affida al mercato beni come la salute, la sicurezza e l’istruzione”, mala colpa è anche nostra, come iscritti e come vecchi dirigenti, che non abbiamo saputo, e forse voluto, operare una critica per migliorarne l’organizzazione e gli indirizzi politici.

Sul secondo mandato di Angelo Buono è ancora presto per esprimere giudizi. Chi ha avuto modo di seguire la sua conferenza stampa d’inizio 2016, ha potuto rendersi conto delle tante lodevoli iniziative che l’Amministrazione ha messo in campo e dei traguardi che ha conseguito, nonostante le difficoltà economiche nelle quali versano gli enti locali. Tu stesso, caro Giacomo, hai elogiato l’impegno e il coraggio che Buono mette al servizio della comunità e che lascia sicuramente presagire eccellenti risultati anche per il futuro. Tutto benedunque? Non esattamente. Ciò che manca è una proficua interazione, un rapporto più stretto che, di norma, dovrebbe sussistere tra l’Amministrazione e il partito da cui promana. Ad esso è demandato il compito di sostenerla e incalzarla nelle scelte più delicate. E’ una lacuna che, spero, possa essere colmata col “nuovo corso” che il Pd sembra voler intraprendere.

Ultimo quesito. Che voto, da sette a dieci, dare all’opposizione dei Cinque Stelle? Non mi sembra il caso di esprimere giudizi in termini numerici. Certamente meritano la sufficienza. Svolgono una funzione critica indispensabile e lodevole. Se davvero, però, vorranno proporsi come alternativa alle prossime elezioni hanno ancora molto da fare. Non basta votare sempre No in Consiglio comunale o affiggere manifesti in piazza; occorre un approccio reale e frequente con i cittadini, cogliendo tutte le opportunità che la stessa Amministrazione mette a disposizione di tutti. La politica non si fa solo con la protesta, ma con proposte concrete e fattibili che siano in grado di convincere e coinvolgere i futuri elettori. Ai Cinque Stelle è proprio questo che manca. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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