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DOMENICO LASCARO
Miglionicoweb

15 Agosto  2011

L’amara ironia di ALBA

Dott. Domenico LascaroMIGLIONICO. Martedì 9 agosto u. s. si è riunita l’assemblea degli iscritti e non iscritti ad ALBA per discutere il tema ironico, ma non troppo: Riusciranno i  nostri eroi a portarci fuori dalla crisi? Io speriamo che me la cavo ha risposto enfatico  il Cavaliere.

Ha introdotto i lavori il Prof. Lascaro soffermandosi brevemente sulle cause , per così dire, storiche che hanno portato alla crisi attuale.

Egli ha esordito dicendo che, se è vero che la crisi è dovuta per gran parte a fattori internazionali, quali il debito degli Stati Uniti, il default greco e spagnolo, cui si è aggiunta in queste ore la Francia, la situazione specifica italiana presenta non poche crepe dovute a errori di natura economica ma soprattutto politica, che determinano  l’aumento incontenibile del debito pubblico; il quale a partire dagli anni settanta ha raggiunto oltre il 120% del PIL. Risale alla allegra finanza degli anni ottanta quando “la barca andava” la prima crisi finanziaria, determinata anche dallo scandalo di tangentopoli. Fu il governo Amato che nel 1992 pose un limite, solo provvisorio, alla frana incombente con una finanziaria di estremo rigore.

Da allora in poi, chi più chi meno, hanno aperto i “Cordoni della Borsa”  fino a farci ritrovare nel pantano attuale. Certamente le responsabilità maggiori sono da attribuirsi ai governi allora in carica che non hanno esitato a favorire i ceti più abbienti a danno dei più deboli. Si pensi all’abolizione dell’ICI per gli immobili di lusso e della tassa di successione per i grandi patrimoni. Ma non esenti da responsabilità sono anche quei governi  di sinistra (erano piuttosto governi arcobaleno) che, sia pure per brevi periodi, sono riusciti a collezionare una buona fetta di errori. Basta qualche esempio: la cieca ossessione di spazzare via tutti i provvedimenti presi dai governi precedenti al  solo scopo di mostrarsi più capaci, anche se alcuni andavano nella giusta direzione.

Si pensi altresì alla eliminazione dello scalone delle pensioni che ha contribuito anche se in parte a far lievitare il debito pubblico. Ma gli errori più gravi, commessi soprattutto dal secondo governo Prodi, sono stati quelli di natura politica. La rissa continua tra partiti agli antipodi, la corsa ad occupare gli scranni più alti del parlamento, l’aspirazione di ogni piccolo partito a lasciare una traccia di sè  nella legislatura, proponendo riforme che non avrebbero mai avuto il consenso dei 2 rami del parlamento. Un esempio per tutti, la diatriba tra laici e cattolici su questioni di pura coscienza individuale (v. i DICO) che divenivano terreno di scontro politico con il risultato tra l’altro di provocare la caduta dello stesso governo.

Il secondo governo Prodi non sarebbe dovuto mai nascere, ha ricordato Lascaro che già all’epoca aveva espresso non poche preoccupazioni sull’ illusione del Professore di tenere in piedi una maggioranza polìcroma, diametralmente opposta tra Turigliatto e Dini, tra Mastella e Pecoraro Scanio. Il buon senso avrebbe consigliato di propendere per un governo di unità nazionale che avesse l’obiettivo di risolverei problemi più urgenti del paese e di emanare una nuova legge elettorale più rispondente ai canoni della democrazia.

Terminata l’introduzione, Lascaro cede la parola agli intervenuti che hanno fatto a gara nell’esprimere le proprie opinioni.E’ stato subito affrontato l’argomento centrale in discussione: ce la farà questo governo a portarci fuori dalla crisi?Ha esordito per primo il Sig. G. F. che per semplice ritrosia personale non ha voluto essere citato.

Egli si è detto profondamente indignato per come il governo Berlusconi ha affrontato il problema negli ultimi anni. D’accordo sulle cause internazionali che hanno sconvolto l’assetto economico mondiale, l’ Italia nel frattempo che  cosa ha fatto?  si è chiesto. Ha continuamente negato che ci fosse una crisi in atto, quando tutti gli esperti economici prevedevano la catastrofe imminente.

Il ministro dell’economia assicurava imperterrito che i conti erano messi in sicurezza e paventava chissà quali complotti si ordivano alle nostre spalle.

Forse una nuova Congiura dei Baroni? Chissà!! Man mano che parlava G. F. si alterava sempre più e, in un moto di vera rabbia faceva notare come il nostro Premier, in un momento tanto drammatico per il Paese e per i giovani, anziché affrontare le gravi questioni sul tappeto si faceva “ trastullare” dalle ragazze dell’Olgettina.

I conti calavano e i debiti salivano alle stelle. Solo quando l’acqua è arrivata la  gola come suol dirsi, e la Comunità Europea ha imposto il suo DIKTAT- provvedete subito o vi lasciamo affondare- il governo si è scosso dal letargo ed ha abbozzato la cosiddetta mini manovra che ha strappato sì il voto favorevole dell’opposizione, ma l’ha concepita nel solo modo di tenere in piedi la maggioranza e sperare di soddisfare la fame degli speculatori. L’inganno non è passato e gli attacchi speculativi sono ripresi più che mai. Tutti i parlamentari sono stati richiamati dalle ferie per tamponare le falle. Il povero Scilipoti, tutto raggiante il giorno della partenza per le ferie, tra i bagagli la chitarra per allietarsi le vacanze è dovuto precipitosamente far ritorno a Roma per non dispiacere Berlusconi.

A parte l’ironia la situazione si è fatta sempre più incandescente; lo stesso Gianni Letta sempre misurato e flemmatico, ha precisato G. F., ha ammesso che stiamo precipitando verso il baratro. E il governo che cosa propone?

Farfuglia indeciso- ha dichiarato la Marcegaglia, al termine della riunione governo- parti sociali. Tra un Niet di Bossi, la rassicurazione di Berlusconi di non toccare le rendite finanziarie, la maggioranza tenta ancora di tergiversare colpevolmente e di far pagare ancora una volta la crisi alle classi più deboli.

Sono in forse le pensioni e la misura del prelievo fiscale, una cosa è certa, che in questa alternarsi di decisioni i tagli ci saranno eccome, ma pagheranno i soli noti.

L’intervento a questo punto si è fatto più incalzante e propositivo. Per prima cosa ha aggiunto G. F. occorre dimezzare le spese della politica, diminuire del 50% gli stipendi dei parlamentari, abolire le province, far cessare ogni forma di consulenze esterne, ripristinare l’ICI per gli immobili di lusso e la tassa di successione per i grandi patrimoni. Ma se non si mettono in galera i corrotti e i corruttori, non si pone un limite alle ruberie e al malcostume dei signori del potere, egli  ha aggiunto, non si approderà a nulla.

Non ha trascurato di indicare come ulteriore misura la lotta al lavoro nero e la battaglia contro la straripante evasione fiscale.Fino a quando non si prenderanno concreti provvedimenti per contrastare l’evasione,  qualsiasi manovra rimarrà sterile ed inefficace.L’invettiva finale non ha risparmiato gli stessi partiti di opposizione. Divisi e agguerriti l’uno contro l’altro perdono ogni giorno di mordente e di credibilità.

Di Pietro è capace di cambiare la strategia politica nel volgere di un quarto di luna, Casini ( come un novello RE Tentenna) aspetta il momento opportuno per buttarsi sia a destra che a sinistra; Bersani si è incartato, ma ha sempre pronta nel cassetto una proposta di legge alternativa; Alfano, in attesa di fondare il partito dei veri onesti(sic), tutto impettito rassicura che non tutti i consigli della BCE saranno accolti; Fini e Rutelli minacciano  sia di uscire che di entrare contemporaneamente in chissà in quale coalizione. E Vendola? E il più comico di tutti, specialmente quando imita gli “Sgommati”. Insomma è una vera Babilonia che crea un alibi di ferro  a Berlusconi che gli fa dire : Dopo di me c’è solo il diluvio.

La prima cosa da fare conclude G. F. è che tutta l’opposizione diserti provocatoriamente il parlamento e lasci che la maggioranza si cuocia nel proprio brodo.

A questo punto è intervenuto il Prof. Palma, il quale con il suo profondo senso della storia ha ammonito che una tale forma di protesta provocherebbe un nuovo Aventino con conseguenze mefaste per la democrazia. Ha auspicato altresì che tutte le forze politiche lascino da parte interessi e appetiti particolari per concorrere insieme a formare un governo di salute pubblica. E’ stata la volta di Domenico Laterza che , con la sua posata eloquenza e con un articolato periodare, ha fatto notare come i mali italiani sono dovuti principalmente ad un’ ingiustizia di fondo che amministra la distribuzione delle risorse in modo iniquo ed ingiusto. La forbice tra le retribuzioni si allarga sempre di più per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Tutto questo porta alla emarginazione di interi ceti sociali, tra cui i giovani senza lavoro; a lungo andare esploderà e travolgerà quel poco di buono che si è fatto finora .

Laterza non ha risparmiato fendenti anche nei confronti del suo stesso partito. Sembra attorcigliarsi su stesso ha detto, con i suoi capi corrente che si rimbeccano tra di loro; con il risultato che rende sterile la sua opposizione e paralizza l’azione politica ad ogni livello. Non a caso le sezioni restano spesso chiuse e il reclutamento langue da anni; per non parlare degli partiti che mettono” la frasca alla porta” solo al momento del voto. Anch’egli spera che ci sia una presa di coscienza da parte delle masse che costringa i governanti a prendere provvedimenti seri ed efficaci. Allo stato attuale è necessario, ha concluso, un governo tecnico per far uscire il paese dal pantano. Pensare che queste forze insieme possano trovare la concordia per risolvere i problemi del Paese, è come chiedere ad un malcapitato di tirarsi fuori dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli.

Ha concluso i lavori Lascaro tirando le somme della discussione. Escludendo ogni apprezzamento sulle questioni tecniche ed economiche, egli ha riconosciuto che il governo qualche misura di una certa efficacia si appresta a prendere, come talune forme di privatizzazione, tagli alla spesa pubblica, lotte all’evasione e agli sprechi, riduzione del costo della politica, riforma degli articoli 41  ed 81 della costituzioni, adeguamento delle imposte sulle rendite finanziarie; insomma il Cavaliere qualche sprazzo di lucidità ogni tanto lo evidenzia.

Ma potrà bastare? Premesso che riformare gli articoli della Costituzione comporta tempi lunghissimi, le altre misure osserva Lascaro non sono idonee a fermare la falla; per una situazione di  emergenza occorrono provvedimenti straordinari: dimezzamento dei numeri dei parlamentari, aumento delle tasse, in misura equa, certamente, ma necessarie e finalizzate; nuove tasse andrebbero utilizzate esclusivamente per creare condizioni di crescita e di nuove occasioni di lavoro per i giovani; si pensi alla difesa dell’ambiente, alla salvaguardia della natura soggetta sempre più di frequente ai cataclismi ambientali che provocano disastri a ripetizione. Veri e propri investimenti produttivi riguarderebbero  nuove fonti energetiche, il potenziamento della cultura  e delle scienze che eviterebbe di esportare i migliori cervelli all’estero. Non per ultimo ha aggiunto, nello stesso filone di investimento entrerebbe un massiccio programma di prevenzione sanitaria e di adeguate strutture di assistenza per gli anziani.

Ma quale governo sarà in grado di realizzare tutto questo? L’attuale? Nutro seri dubbi, ha detto Lascaro. Non solo perché le misure ipotizzate non sono adeguate e sufficienti, ma soprattutto per un motivo strettamente politico e morale insieme. Un governo che brancola nel buio e che le misure previste risultano inique, quale credibilità può avere? Se il ministro dell’economia ha bisogno continuamente di “ristrutturare” la manovra, se quando  presenta le sue decisioni al parlamento viene  tacciato d fumosità dal collega della stanza accanto; se si aggiunge la credibilità dell’intero governo ridotto ai minimi sia all’esterno che all’interno del paese, allora tutto risulterà inattuabile. Ammesso che riesca a prendere tutte le misure necessarie, sarà in grado questo governo, così composta a portare a termine la legislatura? I processi in arrivo e  la lotta per la leadership nei due partiti maggiori danno poche speranze. E allora quale governo sarebbe auspicabile nella situazione attuale? Il ricorso anticipato alle urne? Un governo tecnico o di armistizio che dir si voglia?

Se si escludono le elezioni anticipate, inopportune e rischiose nel pieno della crisi, se si escludono governicchi di vecchio stampo e ammucchiate di natura assembleare, la cosa più opportuna da fare aggiunge Lascaro, è che tutti prendano coscienza del fallimento e facciano un decisivo passo indietro. Si darebbe la Stura ad un governo con  personalità di specchiata moralità e competenza, escludendo i capi di partito e appoggiato  da una compagine trasversale di singoli parlamentari, rispondente solo alla coscienza individuale di ciascuno, al buon senso e alla responsabilità personale; tutto allo scopo di varare una nuova e  democratica riforma elettorale e condurre la legislatura alla scadenza naturale.

Sarebbe salutare per tutti. Alla destra e al PDL in particolare permetterebbe di riorganizzarsi e rigenerarsi in una nuova forza politica e di fargli riacquistare credibilità e serietà; alla sinistra darebbe modo di uscire fuori dalle secche in cui è caduta per dare vita ad una nuova unità delle sinistre democratiche con obiettivi condivisi.

In particolare fungerebbe come periodo di decantazione, di rifondazione di nuovi valori e di nuove regole democratiche e gli farebbero ritrovare la fiducia dei tanti elettori smarriti. Tutti i partiti, ciascuno per la loro parte, coglierebbero l’occasione di dare il via a una rivoluzione ideale che richiamerebbe i cittadini più sensibili ad operare una nuova” coscientizzazione “dei giovani ad impegnarsi per il bene comune. Domenico Lascaro

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375