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12 AGOSTO 2019

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Sandrino Fattore, maestro artigiano miglionichese

 

MIGLIONICO. “Una luce fioca. Come quella di una vecchia lampada a petrolio, ormai in disuso”. E’ l’artigianato locale. Ricorre a questa similitudine il maestro artigiano miglionichese, Sandrino Fattore, 69 anni, specializzato nella produzione dell’artigianato artistico, per spiegare qual è attualmente la situazione in cui versa il settore dell’artigianato di Miglionico. Una condizione di lento declino. Che contraddistingue non solo le tecniche di lavorazione manuale relative ai profili professionali di alta precisione che sono propri dell’artigianato artistico. L’artista miglionichese è sfiduciato: “In paese – osserva Fattore – non c’è più alcuna bottega artigianale. E’ impossibile, per esempio, richiedere un capo di abbigliamento fatto su misura. Non esiste una sartoria. Ci sono ancora due o tre sarte, ma la loro attività lavorativa non è continuativa ed è rivolta a soddisfare soltanto qualche esigenza all’interno del proprio nucleo familiare”. Fattore è l’unico maestro artigiano ancora in attività che produce piccoli manufatti decorativi: nello specifico, lavora la creta, il legno e il metallo (ferro, alluminio e rame). Si tratta, per lo più, di oggetti che rievocano sia vecchi attrezzi da lavoro sia i giochi in uso, tra i bambini e gli adolescenti, nel secolo scorso, nell’epoca del dopo guerra, negli anni Cinquanta e Sessanta. Manufatti suggestivi che l’artista trasporta a bordo di una vecchia utilitaria di sua proprietà e che mette in mostra in occasione di feste popolari. Ma che quasi nessuno acquista. “Sono in tanti a farmi i complimenti per gli oggetti decorativi che produco – sottolinea Fattore – ma sono veramente pochi gli acquirenti”. Da qui il senso di frustrazione per un lavoro che richiede tanta precisione nella manualità, creatività e molteplici competenze, ma che non è assolutamente redditizio sotto il profilo economico. Un aspetto questo che, purtroppo, contraddistingue anche gli altri prodotti artigianali. E che spiega, nella sostanza, la ragione essenziale che, col passare degli anni, ha determinato l’abbandono del lavoro artigianale da parte dei giovani. Tanto che oggi è un’attività lavorativa del tutto marginale, in via di estinzione, all’interno del tessuto sociale della comunità. Risultato: in paese non ci sono più falegnami, fabbri, calzolai, sarti. Per fortuna che esistono ancora due barbieri, due fornai e alcuni muratori. Conclusione: l’artigianato miglionichese, che un tempo rappresentava una vera e propria “miniera d’oro”, fonte di ricchezza economica e di sviluppo, adesso è un settore considerato in subordine rispetto alle altre professioni. Purtroppo, non riesce a contare sul ricambio generazionale e non sembra avere un futuro. Il progetto dell’alternanza “scuola-lavoro” nel settore dell’artigianato resta depotenziato. E manca una vera e propria educazione all’artigianato, alla cultura di un’arte così nobile e creativa, propria dell’uomo “faber” e “sapiens”, dell’uomo del fare, capace di arte e scienza. Come ai tempi dell’Umanesimo (1400) e del Rinascimento (1500). “L’età dell’oro” dell’Italia, sotto il profilo culturale e dell’arte.

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