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ANTONIO CENTONZE


13 Dicembre 2012

Ripresa dalla Pro Loco la tradizione millenaria per esorcizzare il buoi dell'inverno
A Miglionico tornano i falò di Santa Lucia
MIGLIONICO. Il falò di Santa Lucia, cultura e tradizione. L’usanza, tramandatasi negli anni, ha visto nel falò del 13 dicembre, dedicato a Santa Lucia vergine e martire da Siracusa, un appuntamento cui i miglionichesi non hanno saputo rinunciare. Un appuntamento perdutosi da qualche anno con le nuove generazioni più propense alla tecnologia che al rispetto delle tradizioni contadine e popolari da cui il falò fino a noi è arrivato. La Pro Loco, da qualche anno tornata in auge nella comunità, intende riaccendere le antiche tradizioni. Ed il falò è una di quelle da rivalutare. “I falò di Santa Lucia –precisa  il presidente Vito Amati - sono stati negli anni motivi di confronto fra i vari rioni. Ogni rione aveva il suo falò che doveva brillare alto nel cielo per aggregare più gente possibile,  attorno a quel focolare. Nei rioni Torchiano, Convento, Sant’Angelo oltre a quello del Castello, cui si sono aggiunti negli anni i nuovi della Pila e del Mulino, a partire dagli inizi di dicembre era un andirivieni di gente, in prevalenza ragazzi, che si dedicavano alla raccolta e accatastamento ordinato di legna e suppellettili vecchie da ardere per costruire al centro del loro quartiere il falò dedicato alla Santa. E il 13 dicembre, giorno indicato come solstizio d’inverno, paradigmaticamente fissato nel detto: “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, prima della riforma dei calendari, diventava una giornata di festa collettiva. Tutti gli abitanti scendevano in strada per trascorrere  la serata intorno al falò. Dai carboni ardenti si sprigionava il profumo di patate, fave, ceci, castagne e carne arrosto che con un bicchiere di vino, portati convivialmente da qualcuno dei partecipanti, riscaldava la solitamente gelida serata invernale.Le origini dei falò rimandano ad un’ancestrale ritualità coincidente appunto con il solstizio d’inverno che creava ansia e timori nell’uomo, causati appunto dall’affievolirsi della luce del sole, fonte di calore e vita. E per aiutare l’astro a recuperare il vigore, si accendevano grandi fuochi. Anche a Miglionico!  Dopo lo spegnimento spontaneo dei falò, sulla cui cima si era soliti mettere rami d’arancio e spighe di grano propiziatori oltre ad una palma simbolo del martirio della santa, il carbone veniva portato in ogni casa mentre le ceneri venivano disperse nei campi come simboli di protezione e benedizione.  “Tale usanza – ci spiega Michele Piccinni-  risale al lontano 1534 e fu voluta dal  Cardinale Andrea Matteo Palmieri, governatore del Clero di Roma e Vice governatore di Milano, il quale,  fece  costruire  dall’artista lucano  Altobello Persio, la preziosa scultura  dedicata alla Santa che, il 13 dicembre del 304 d.c.,  morì martire in difesa della sua cristianità dopo aver devoluto ai poveri le sue ricchezze. Per la posa della statua, tutta la cittadinanza miglionichese con suoni di campane a festa fu invitata ad assistere all’accensione di grandissimi falò nelle diverse piazze del centro storico.” Ed oggi si risveglia appunto quella tradizione. Dalle ore 7, il giro del banditore, “scettabbann”, annuncerà la deposizione della legna, in largo Pinerolo (quartiere Convento) per le ore 16. Musica ed intrattenimento per il centro storico porteranno alle 19:30, alla benedizione del grande falò che riaccenderà la tradizione.  Antonio Centonze

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