La promessa dell'Europa

 

MONTESCAGLIOSO. Cittadine che sembrano uscite da un libro di fiabe, antichi centri urbani come Friburgo, note località termali, la rinomata produzione degli orologi a cucù e soprattutto una natura florida e incontaminata fanno della Foresta Nera una delle zone più affascinanti ed amate della Germania.
Foreste sempreverdi e i paesini pittoreschi che riportano la nostra memoria alle fiabe dei fratelli Grimm .
Affascinante, piena di luoghi suggestivi, veramente un patrimonio da difendere il polmone d'Europa.
Ed ancora, l'esplorazione della Foresta Nera non può considerarsi conclusa se non hai assaporato l'autentica torta di ciliegie, uno dei dolci più famosi di tutta la Germania che qui chiamano Schwarzwälder Kirschtorte, oppure se non hai visitato il castello di Neuschwanstein, uno dei simboli della Baviera nel mondo. E' il castello delle favole per eccellenza, fatto costruire dal "re delle favole" Ludwig II di Baviera a partire dal 1869, su progetto dello scenografo Christian Jank.
Neuschwanstein, situato nel sud della Baviera, quasi al confine con l'Austria, domina dall'alto dei suoi 965 metri i paesi di Füssen e Schwangau ed il magnifico paesaggio circostante con il castello di Hohenschwangau, riedificato da Re Massimiliano II, padre di Ludwig, sulle rovine di una fortezza medievale, e diversi laghi tra i quali spicca per bellezza il piccolo Alpsee.
Walt Disney, rimastone affascinato, prese Neuschwanstein come modello per il castello del suo celebre film d'animazione "La bella addormentata nel bosco" (1959) ed è presente in tutti i parchi Disney del mondo.
Per godere di una splendida vista sul castello occorre raggiungere il ponte di Maria (Marienbrücke), così chiamato in onore della regina Maria, madre di Ludwig II, che è sospeso sopra la gola del Pöllat.
Tutto perfetto, bellissimo, un sistema organizzativo 'tedesco' con personale gentile e disponibile, tutto curato nei minimi particolari per turisti curiosi e allenati camminatori. Peccato ,però , che lo stesso non valga per i disabili, nonostante la minuziosa e attenta legislazione dell'UE sui diritti delle persone a mobilità ridotta.
L'adeguamento del luogo turistico si rivela solamente formale perché quando il disabile scende dalla navetta che riconduce ai piedi del castello, lì comincia il suo calvario: un lungo percorso in salita con forti pendenze e impossibile accesso alla visita del castello. Ma, fin qui si può capire; quello che,invece, ti scaraventa fuori da questo bellissimo sogno e ti riporta alla realtà disumana è il comportamento di una bionda bigliettaia, probabilmente tedesca, che si è prodigata per reimpostare i biglietti d'ingresso per un gruppo di tedeschi arrivati in ritardo , mentre il gruppo italiano con disabile lo ha liquidato mandandolo a visitare prima un altro castello per dopo ritornare e fare la visita.Peccato che al disabile mandato in giro per i castelli , sotto la pioggia, tra salite e discese impervie, ritornato al castello, venga negata per la seconda volta la visita dalla stessa operatrice che spiega che il regolamento non prevede la possibilità d'ingresso dopo quello programmato.

Ogni narratore è anche un etnologo, e tale qualità implica che, dopo aver analizzato, sviscerato, metabolizzato le categorie del vissuto, debba restituire non una semplice descrizione della realtà, ma anche e soprattutto una nuova visione di quei fatti, elaborata alla luce della storia e del comportamento umano. Una narrazione che non si limiti al descrivere, ma che proponga una nuova teoria attraverso cui guardare il mondo per mettere in luce cosa faccia parte della natura umana e cosa sia invece il prodotto della cultura. Per appartenere a qualcosa bisogna prima di tutto essere qualcuno, essere un uomo, tutti possono o vogliono diventare qualcos’altro, e questo può essere concepito solo in termini che risuonino di umanità. E forse qui può venirci in aiuto Primo Levi che già proponeva una inversione di ruoli: chi è un uomo? E il soggetto non è più il l'utimo, il disabile o il deportato a cui si è tentato di portare via la cifra umana, ma è colui che ha cercato di strappargliela e neppure ritrova quel gesto, questo sì umano, del chiedere scusa, che è rimasto impantanato nella sua inumanità, non l'ultimo e i suoi compagni di sventura, che nonostante tutto continuano nel diritto di un viaggio dentro la vita.

Il panorama etnologico di Primo Levi è fatto soprattutto di individui che non appartengono più alla categoria della storia, ma a quella del dolore, della paura, della volontà di sopravvivere. Individui persi a tutto e da tutto persi. Figure come Hurbinek che è la non creatura, è paralizzato alle gambe, non sa parlare perché è cresciuto nel campo e nessuno glielo ha insegnato. È un punto interrogativo, una domanda senza risposta, se non nell’infinitezza della tragedia e della crudeltà umana.

È questa la tristemente celebre “zona grigia”, una delle metafore più pregnanti di Primo Levi, quella che forse spiega meglio di ogni altra la “banalità del male” e la complessità della realtà umana, che si intreccia in un abbraccio opaco con molte esistenze condotte all’ombra del diritto di selezionare gli uomini...e questo risuona come un'eco che viene da lontano.
E, allora, da reporter , mi trovo ad un bivio: consigliarla o sconsigliarla questa meta turistica?
La consiglio vivamente ma mi chiedo se veramente possiamo chiamarla Euorpa.

Created by Antonio Labriola-Mail - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375