Uomini e fatti di Miglionico

UOMINI E FATTI

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MIGLIONICO NELLA RELAZIONE "GAUDIOSO" DEL 1736

Carlo III di Borbone, nei primi mesi del suo regno, nel gennaio del 1735, proveniente dalla strada delle Puglie, si ferma a Matera e, dal capoluogo della Carlo III di Borboneprovincia, procede, lungo la costa jonica, verso la Calabria. (Il comune di Montescaglioso rievocò questa visita il 29 settembre 2001con LA CAVALCATA DEL BORBONE).
Il sovrano, durante il suo viaggio. vede terra sterile, resa ancor più ingrata dalla rigidezza del clima e dalla natura torrentizia dei fiume che, privi di acqua d'estate, invadono in inverno e inStemma della Casa Borbonica primavera le terre rivierasche ovunque distruggendo ed impedendo il guado.

Le condizioni di questo paese, privo completamente di strade ed abbandonato alla miseria più avvilente, impressionano profondamente il sovrano. Le popolazioni, che si raccolgono al suo passaggio, sono costituite da contadini laceri e affamati, invecchiati prima del tempo, tormentati dalla malaria, con nel volto impressi i segni della più spaventosa miseria. Nè diversi dai contadini sono i galantuomini, i dottori ed i civili. Anch'essi vivono in uno strato di abbruttimento morale e materiale che non sfugge al sovrano.
Ovunque miseria e squallore anche se, da parte dei baroni e dei governatori, si fa l'impossibile per rendere meno penosa l'impressione che ne ricava il nuovo re di Napoli.
La rapida visita fatta in Basilicata nel gennaio del 1735 induce Carlo III a disporre una inchiesta sulle condizioni di questa regione, e Bernardo Tanucci incarica Rodrigo Maria Gaudioso, avvocato fiscale presso l'Udienza di Matera, di raccogliere dati e notizie per una relazione sulle condizioni economiche e sociali di questa regione
29.
Compilata nel 1736, questa inchiesta, in cui si cerca di mascherare la spaventosa miseria dei paesi lucani, mostra nella loro dura realtà, le condizioni della Basilicata all'inizio della dominazione borbonica 30. Oltre Matera, capoluogo della regione e sede della R. Udienza Provinciale, la provincia comprende 117 centri abitati distribuiti in quattro ripartimenti. Quello di Tursi comprende 30 centri abitati e si spinge da Mantescaglioso e da Ferrandina, sede del Regio Percettore di Basilicata, sino ai confini della Calabria e da Terranova del Pollino sino a Gallicchio. Quello di Maratea comprende 30 centri abitati e si spinge dalla costa tirrenica fino a Viggianello, a Miglionico ed a Corleto Perticara. Quello di Tricarico, con 29 centri abitati, comprende Potenza ed i paesi del basso potentino spingendosi sino a Pietrafesa, l'attuale Satriano di Lucania, e da Sasso Castalda sino ai paesi dell'alta valle dell'Agri, da Montemurro a Tramutola. Il dipartimento di Melfi, infine, comprende 28 centri abitati a nord di Potenza, da Spinazzola a Muro Lucano 31.

Carlo III di Borobone29 Nella esatta descrizione di questa Provincia di Basilicata il GAUDIOSO, secondo le direttive impartitegli il 9 aprile 1735 da Tanucci, deve precisare il numero degl'habitanti de' rispettivi luoghi, i vescovi colle loro entrate e plebende, Badie;Carlo III di Borbone Conventi de' Frati, Parrocchie, Baroni con loro rendite, Nobili di ciascuna Città con loro entrade, prodotti del terreno, marina, mercanzia, entrale Regie, Tribunali con loro Ministri e salari di ciascuna, usanze, legge, sti1i particolari ed inclinazione de' popoli. Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. XIV‑II‑19, f. 43.
30 La Relazione GAUDIOSO sulla Basilicata (1736 a cura di T. PEDIO, Bari, Edizioni dei Centro Librario, 1965.
31 Vietri di Potenza, Salvia (l'attuale Savoia di Lucania), Sant'Angelo le Fratte, Brienza, Marsiconuovo, non fanno ancora parte della circoscrizione amministrativa della Basilicata cui verranno aggregate nella
prima metà del sec. XIX. Nella stessa epoca Spinazzola sarà aggregata alla Terra di Bari.

Il Gaudioso descrive Miglionico nel 1736: "La Terra di Miglionico distante dalla Città di Matera miglia 8 è sita su d'un Monte verso Oriente, il di cui territorio dalla parte della Città di Matera vien diviso dal Fiume Bradano e da quella di Ferrandina dal Fiume Basento.
L'abitanti ascendono al numero di 2460 e stanno quasi tutti impiegati alla coltura delle loro possessioni di giardini e d'ogni sorta di vettovaglie. Non tiene leggi; né stili particolari, vivendo con quelle del Regno e la Giustizia si amministra da un Governatore che in ogni anno vi destina il Barone senza provvisione essendone padrone di detta terra l'Illustre Duca della Salandra D. Nicolò Ippolito Rovertera col privilegio delle prime, seconde e terze cause avendone d'entrate tra il feudale e burgensatico da docati 4000 circa.
L'Università se ben vive per catasto, tiene di rendita che ricava dalla gabella della farina ed altri cespiti da dotati 4000. Nello spirituale ritrovasi soggetta all'Arcivescovo di Matera che vi possiede di rendita da docati 100, essendovi la Chiesa Colleggiata servita da due Dignità, 14 Canonici
e otto Cappellani benificiati coll'annua rendita di docati 2000 incirca. Vi è il beneficio detto di S. Giovanni che si possiede dallo Eminentissimo Cardinal Petra colla rendita di docati 15 incirca. Come anche alcuni altri benefici colla consimil rendita.
Vi è altresì un Convento di PP. Riformati mendicanti sotto il titolo di S. Francesco d'Assisi che vivon di elemosina.
"
Il contenuto di questa pagina è tratto dal testo Tommaso Pedìo, La Basilicata borbonica, Venosa, Edizione Osanna.

La realizzazione di questa pagina la devo a mio cugino, Dr. Domenico Sarli, residente a Roma, amante e cultore della storia di Miglionico e della Basilicata in generale.


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