Home Page DON MAURIZIO CHIODI- La Grazia e l'Origine
Intervista rilasciata a Giovanni Ruggeri e pubblicata sul bimestrale di informazione "Famiglia in dialogo" numero 3-4 Maggio-Agosto 2003

Don Maurizio Chiodi«Tra cielo e terra» di don Maurizio Chiodi, docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e alla Scuola di Teologia del Seminario di Bergamo, è stato presentato il 15 maggio dal gesuita Carlo Casalone presso la Libreria Buona Stampa.
Diciamolo subito: Tra cielo e terra, l'ultimo libro che don Maurizio Chiodi, è un libro di grande impegno. Un libro per «addetti ai lavori». Ma il suo merito e pregio come segnala già il sottotitolo "Il senso della vita a partire dal dibattito bioetico" - è quello di riportare al centro dell'attenzione una domanda decisiva per tutti: la domanda sul vivere e sul suo senso. Ci accostiamo con fautore ad alcune delle questioni affrontate.
La riflessione etica suscitata da questioni molto discusse - eutanasia, procreazione assistita, cura della salute ecc. - dà spesso a vedere una sorta di scissione tra pensiero e vita, come se la vita fosse un oggetto, qualcosa su cui si esercita la libertà dell'uomo. È legittimo? Cos'è propriamente la vita?
«Per quanto possa sembrare paradossale, quasi mai in bioetica si è realmente discusso sull'idea di vita. Tutti presi, gli studiosi, dagli urgenti problemi che lei ricorda, hanno lasciato sullo sfondo la questione della vita. Ciò è avvenuto sia tra i sostenitori della cosiddetta qualità della vita - per i quali la vita (intesa in senso biologico) non ha valore in se stessa, ma è degna di essere vissuta Solo se i benefici sono più dei danni - sia tra i sostenitori della sacralità della vita, per i quali non si può ridurre la vita (sempre in senso biologico) a oggetto di calcolo utilitaristico. Ebbene, entrambe le posizioni muovono da una riduzione.biologica della vita e non affrontano la questione radicale: che cos'è la vita? Il mio libro tenta di superare questa riduzione mediante una conversione di metodo, riconoscendo cioè che il soggetto è implicato nella domanda: quando io mi interrogo sulla vita, ne va di me, mi interrogo su me stesso; più radicalmente: mi interrogo sul senso. E proprio la nozione di senso della vita è la svolta necessaria per un approccio non cosificante nei confronti della vita»L'ultima pubblicazione di Don Maurizio Chiodi "Tra Cielo e Terra"
La questione del senso è al centro del suo libro, dove si segnala, con esemplare nitidezza, che la questione morale di fondo si concentra in poche, ineludibili domande: «Qual è il senso della vita? C'è qualcosa per cui valga la pena spendere la vita?». Da dove matura questa sua convinzione, specie in un contesto culturale per il quale parlare di senso della vita suona, nella migliore delle ipotesi, ingenuo, se non addirittura obsoleto?
«L'atteggiamento che lei segnala come caratteristico della nostra cultura è molto interessante, e tuttavia tra i problemi nuovi e specifici che proprio questa cultura pone, ve ne sono almeno due che rendono problematico e insieme urgente porre la questione del senso della vita. In primo luogo, la questione della tecnica, cd suo enorme sviluppo di applicazioni anche in rapporto alla biomedicina e alla bioingegneria. La tecnica ha permesso straordinari progressi, ma rischia di occultare il senso del limite in ordine sia al nascere sia al morire, mentre la condizione dell'uomo è sempresegnata da un confronto  ineludibile con il proprio limite; l'eutanasia e l'accanimento terapeutico sono sintomatici di questa tentazione. In secondo luogo, va presa in considerazione la questione della nausea, della stanchezza del vivere, esperienze che pur essendosi enormemente ampliate le possibilità del benessere -  stanno paradossalmente aumentando in Occidente. Ebbene tanto la tecnica quanto la nausea fai mo riemergere, sia pur in negativo, la questione del senso: l'una inducendo a interrogarsi sull'agire e sulla responsabilità dell'uomo, l'altra mostrando la necessità di trovare ragioni per vivere».
Nulla ci appare più vitale di un senso, nulla ci appare più inafferrabile della sua sostanza. Come pensare e dire il senso?
«Compito del pensiero è mettere in evidenza che nella vita è anticipato all'uomo un senso il cui compimento non è garantito senza o senza il consenso, cioè senza la decisione con cui la libertà si affida a una causa che le appare incondizionatamente degno della sua decisione. C'è un senso che è anticipato e questo senso appartiene all'esperienza radicale di me».
Potrebbe esemplificare come questo accade nella vita di tutti?
«Il senso buono della vita è donato, anticipato, mediante esperienze che ci costituiscono e senza le quali noi non saremmo. L'esperienza buona della vita è sempre legata alla relazione con l'altro e nelle esperienze di legami buoni viene sollecitata la mia stessa volontà di poter vivere, scegliere e dedicarmi. Paradossalmente, anche nell'esperienza di una cattiva relazione con i genitori - pensiamo a un figlio rifiutato, poco amato - la protesta verso costoro è protesta verso il non mantenimento di quella promessa che era stata fatta con l'atto stesso del mettere al mondo. La vista come esperienza di grazia appare così nell'esperienza come a tutti gli essere figli».
La sua riflessione fa perno su quella che lei ritiene un'esperienza comune a tutti: il sentirsi permanentemente raggiunti da una possibilità di bene che si offre come senso e compimento per la propria vita e desiderio, un bene-senso cui è dato accedere solo mediante un «sì» vissuto alle mille circostanze e situazioni in cui..., poi dalla mente. Le chiedo: se vivere è un'esperienza di grazia, la vita è allora di natura sua religiosa, eventualmente anche a prescindere da specifiche determinazioni confessionali?
Don Franco Conese, don Maurizio Chiodi e Padre Severino Donadoni«Nell'esperienza umana - in quanto esperienza di una grazia che interpella la libertà a volere - si manifesta un legame all'Origine unica, a Colui che sta all'origine della nostra comune esistenza. Il legame all'Origine ci appartiene in quanto uomini e le esperienze buone della vita sono cifre, segni che alludono a una relazione unica: quella con Dio.
La riflessione che propongo cerca il superamento di una pregiudiziale divisione e opposizione tra laici e cristiani, come se il laico ragionasse solo a partire dalla propria ragione e il credente ragionasse in modo dogmatico a partire dalla propria fede. A ogni uomo è chiesto di decidere di sé, ogni uomo è affidato a se stesso; in tal senso, la parola «fede» non ha un significato confessionale, trattandosi piuttosto di una questione che si impone ogni volta che l'uomo è chiamato a decidi sé, in quanto libertà che si affida e si decide per ciò che non le appare in modo incontrovertibile ed evidente. D'altra parte l'esperienza del credente annuncia un compimento di grazia indeducibile, un evento non prodotto dall'uomo: la manifestazione di Dio e della sua volontà. salvifica universale in Gesù Cristo. Questa, in definitiva, è la
specificità che il cristiano ha da proporre: la testimonianza viva di una vita donata, amata».

Giovedi 4 Dicembre 2003, alle ore 16,00, nella Parrochia Sant'Agnese  Don Maurizio Chiodi ha tenuto una conferenza sul tema "Alle radici della bioetica". Erano presenti, in particolare, operatori sanitari (medici, paramedici, associazioni varie, ecc.) che hanno molto apprezzato  la  relazione dell'illustre ospite. Un caloroso applauso ha concluso l'incontro, dopo un partecipato dibattito.

Created da Antonio Labriola