Home Page VIA CRUCIS di Paul Claudel
(traduzione di Padre Basilio Gavazzeni)
A  Mel Gibson,  atleta di Cristo, che a Matera ha girato  THE PASSION

I quattordici pannelli della Via Crucis sono stati scolpiti dallo scultore bergamasco Claudio Nani
Prima Stazione

E’ fatta. Abbiamo giudicato Dio e l’abbiamo condannato a morte. Non vogliamo più Gesù con noi, perché ci disturba. Non abbiamo più altro Dio che Cesare, altra legge che il sangue el’oro!Mettetelo in croce, se volete, ma toglietelo dai nostri piedi, lo portino via!Tolle! Tolle!  Pazienza! visto che è necessario, sia sacrificato e ci lascino Barabba! Pilato tiene seduta nel luogo che è chiamato Gabbatà.“ Non hai nulla da dire? ” chiede Pilato. E Gesù non risponde.“ Io non trovo nessuna colpa in quest’uomo ” dichiara Pilato, “ ma bah!muoia, visto che ci tenete! Ve lo consegno.  Ecce homo.”Eccolo, la corona sul capo e la porpora sulle spalle. Verso di noi ancora una volta quegli occhi pieni di lacrime e sangue!Che possiamo farci? Non c’è modo di trattenerlo più a lungo tra noi. Come era una pietra d’inciampo per i Giudei, è un nonsenso in mezzo a noi. D’altra parte la sentenza è stata emessa, in ebraico, greco e latino,non manca niente. E si vede la folla che urla e il giudice che si lava le mani.

Seconda Stazione

Gli restituiscono i vestiti e gli è portata la croce.“ Salve ”, dice Gesù, “ o Croce che a lungo ho bramata! ”E tu, o cristiano, osserva e rabbrividisci. Ah, che momento solenne questo in cui il Cristo per la prima volta accoglie la Croce eterna!O compimento in questo giorno dell’albero al centro del Paradiso!O peccatore, guarda e constata a che cosa è servito il tuo peccato. Mai più delitto senza un Dio sopra  né più croce senza il Cristo!Certo l’infelicità dell’uomo è vasta, ma non abbiamo più niente da recriminare,perché ora Dio è sopra, lui che è venuto non per spiegare, ma per adempiere. Gesù riceve la Croce come noi riceviamo la Santa Eucaristia:“ Noi gli contraccambiamo del legno per il suo pane ”, come è detto dal profeta Geremia. Ah, come la croce è lunga, e come è enorme e difficile!Quanto è dura, quanto è rigida, quanto è greve il fardello del fatuo peccatore!Quanto è lungo da portare passo dopo passo fino a morirci sopra!Lo reggerai tutto solo, Signore Gesù? Rendi me pure paziente davanti al legno di cui vuoi caricarmi. Perché dobbiamo portare la croce prima che la croce ci porti.

Terza Stazione

Su, in marcia! Vittima e carnefici, tutto si muove verso il Calvario. Dio, che trascinano per il collo, tutto a un tratto vacilla e rovina a terra. Che cosa ne dici, Signore, di questa prima caduta? E visto che ora sai, che cosa ne pensi? Di questo momento in cui si cade e il carico mal distribuito ti trascina a terra. Come la trovi, questa terra che hai creato? Ah! non è soltanto la strada del bene a essere accidentata, quella del male, essa pure, è perfida e vertiginosa! Non si tratta di andare sempre dritto, bisogna studiarsi pietra dopo pietra, e il piede spesso viene meno, mentre il cuore si ostina. Ah! Signore, per queste ginocchia sacre, per queste due ginocchia che ti sono mancate in una volta, per la nausea improvvisa e la caduta all’imbocco della terribile Via, per l’insidia che ha avuto successo, per la terra che hai misurato, salvaci dal primo peccato che si commette di sorpresa!

 

Quarta Stazione

O madri che avete visto morire il primo e l’unico figlio, ricordate quella notte, l’ultima, accanto al piccolo essere che gemeva, l’acqua che si prova a far bere, il ghiaccio, il termometro, e la morte che si avvicina poco a poco e non si può più ignorare. Mettetegli le povere scarpine, cambiategli biancheria intima e amicina. Qualcuno viene a prendermelo e a metterlo nella terra. Addio, mio caro piccolo bambino! Addio, carne della mia carne! La quarta Stazione è Maria che ha accettato tutto. Eccola all’angolo della strada ad attendere il Tesoro di ogni Povertà. I suoi occhi non hanno lacrime, la sua bocca non ha saliva. Non dice una parola e guarda Gesù che arriva. Accetta. Accetta ancora una volta. Il grido è severamente represso nel cuore forte e castigato. Non dice una parola e guarda Gesù Cristo. La Madre guarda il Figlio, la Chiesa il Redentore, la sua anima si slancia verso di lui impetuosamente come il grido di un soldato che muore! Sta in piedi davanti a Dio e gli porge l’anima da leggere. Nulla ha nel cuore che si rifiuti o indietreggi, non una fibra nel cuore trafitto che non accetti e non consenta. E come Dio stesso è qui, lei è presente. Accetta e guarda il Figlio che ha concepito nel suo ventre. Non dice una parola e guarda il Santo dei Santi.

Quinta Stazione

Arriva il momento in cui uno non ce la fa più e non può più andare avanti. Qui noi c’inseriamo e tu permetti che impieghino anche noi, sia pure con la costrizione, alla tua Croce. Così Simone il Cireneo che aggiogano a questo pezzo di legno. Egli lo abbranca e cammina dietro a Gesù, affinché niente della Croce stràscichi e vada perduto.

 

 

Sesta Stazione

Tutti i discepoli sono fuggiti, perfino Pietro rinnega generosamente. Fra gli insulti fitti e nel cerchio della morte, una donna si slancia e raggiunge Gesù e gli prende il volto fra le mani. Insegnaci, Veronica, a sfidare il rispetto umano. Perché colui per il quale Gesù Cristo non è solo un’immagine, ma vivo, diventa subito sgradevole e sospetto agli altri uomini. Il suo progetto di vita è alla rovescia, le sue motivazioni non sono più le loro. In lui c’è sempre qualcosa che sfugge ed è altrove. Un uomo fatto che recita il rosario e impudentemente va a confessarsi, si astiene dalle carni il venerdì e si vede alla messa fra le donne fa ridere e urta, è comico e, insieme, irritante. Stia attento a quello che fa, perché è tenuto d’occhio. Stia attento a ogni passo, perché lui è un segno. Perché ogni Cristiano è l’immagine viva, benché indegna del suo Cristo. E il viso che mostra è l’umile riflesso nel suo cuore di quella Faccia di Dio, cruenta e gloriosa. Lasciaci contemplare ancora una volta, Veronica, sul panno in cui l’hai raccolta, la faccia del Santo Viatico. Il velo di lino pietoso in cui Veronica ha nascosto la faccia del Vendemmiatore nel giorno della sua ebbrezza perché vi s’imprimesse per sempre la sua immagine fatta del suo sangue, delle sue lacrime e dei nostri sputi!

Settima Stazione

Non è la pietra sotto il piede, né la cavezza strattonata con troppa foga, è l’anima che viene meno tutto a un tratto. O tempo mediano della nostra esistenza! O caduta che si fa spontaneamente! Quando l’ago magnetico non ha più polo e la fede non ha più firmamento, perché la strada è lunga e perché la mèta è lontana, perché si è completamente soli e non c’è consolazione! O lunghezza del tempo! Disgusto che cresce segretamente sotto le ingiunzioni inflessibili e questo compagno di legno! Per questo apriamo nello stesso tempo le due braccia come chi galleggia! Non è  più sulle ginocchia che si cade, è sulla faccia. Il corpo cade, è vero, e l’anima nello stesso tempo ha acconsentito. Salvaci dalla seconda caduta che si fa volontariamente per noia.

 

Ottava Stazione

Prima di salire sull’altura per l’ultima volta, Gesù alza il dito e si gira verso il popolo che lo segue: alcune povere donne in lacrime con i bambini fra le braccia. E noi, non osserviamo soltanto, ascoltiamo Gesù, perché lui è qui, non è un uomo che alza il dito al centro di questa modesta miniatura, è Dio che per la nostra salvezza non ha sofferto solo in illustrazione. Così questo uomo era il Dio Onnipotente, è dunque vero! è un giorno in cui Dio ha patito questo per noi, realmente! Qual è dunque il pericolo dal quale siamo stati riscattati a tanto caro prezzo? La salvezza dell’uomo è una faccenda tanto semplice che il Figlio per realizzarla è stato obbligato a strapparsi dal petto del Padre? Se lui esce così dal Paradiso, che cosa dunque è l’Inferno? Che cosa si farà del legno secco, se si tratta così il legno verde?

Nona Stazione

Nona Stazione “Sono caduto ancora, e questa volta è la fine. Vorrei rialzarmi ma non c’è modo: mi hanno spremuto come un frutto e l’uomo che ho sulle spalle è troppo pesante! Ho compiuto il male, e l’uomo morto con me è troppo pesante! Moriamo dunque: è più facile giacere bocconi che stare in piedi, meno facile vivere che morire, e sulla croce che sotto.” Salvaci dal terzo peccato che è la disperazione! Niente è ancora perduto finché resta la morte da trangugiare! E l’ho finita con questo legno, ma mi rimane il ferro. Gesù cade una terza volta, ma è in cima al Calvario.

 

Decima Stazione

Ecco l’aia dove il grano del celeste frumento è trebbiato. Il Padre è nudo, il velo del Tabernacolo è squarciato. Mettono le mani su Dio, la Carne della Carne trasale, l’Universo raggiunto nella sua fonte sussulta fino nelle profondità delle sue viscere! Noi, visto che essi si sono divisi la tunica e la veste senza cuciture, alziamo gli occhi e osiamo guardare Gesù senza macchia. Non ti hanno lasciato nulla, Signore, hanno preso tutto, gli indumenti riservati alla carne, come oggi strappano il saio al monaco e il velo alla vergine consacrata. Hanno preso tutto, non gli resta più nulla per ripararsi. Non ha più alcuna difesa, è nudo come un verme, è esposto a tutti e scoperto. Andiamo! Questo qui è il vostro Cristo! Fa ridere. E’ tempestato di colpi e lordo di sputi. E’ soggetto per gli psichiatri e la polizia. Tauri pingues obsederunt me. Libera me, Domine, de ore canis. Lui non è il Cristo, non è il Figlio dell’Uomo. Non è Dio. Il suo vangelo è menzognero e suo Padre non è nei cieli. E’ un pazzo! E’ un impostore! Parli! Stia zitto! Il servo di Anna lo schiaffeggia e Renan lo bacia. Hanno preso tutto. Ma lui resta il sangue scarlatto. Hanno preso tutto. Ma lui resta la piaga che deflagra! Dio è nascosto. Ma lui resta l’uomo di dolore. Dio è nascosto. Lui resta il fratello che piange! Per la tua umiliazione, Signore, per la tua vergogna, abbi pietà dei vinti, del debole che il forte calpesta! Per l’orrore dell’indumento ultimo che ti tolgono, abbi pietà di tutti quelli che vengono spogliati! Del bambino tre volte operato che il medico incoraggia, e del povero ferito a cui si rinnovano le fasciature, dello sposo umiliato, del figlio accanto alla madre che muore, e di quel terribile amore che bisogna estirparci dal cuore!

Undicesima Stazione

 Ecco Dio non è più con noi. E’ a terra. La muta balzando unitamente l’ha preso alla gola come un cervo. Tu dunque sei venuto! Tu sei veramente con noi, o Signore! Si siedono su di te, ti tengono il ginocchio sul cuore. Questa mano che il carnefice torce, è la destra dell’Onnipotente. Hanno legato l’Agnello per i piedi, inchiodano l’Onnipresente. Con il gesso segnano sulla croce la sua altezza e la sua apertura di braccia. E quando lui proverà i nostri chiodi, noi contempleremo il suo volto. Figlio Eterno, il cui confine è solo la tua Infinità, eccolo dunque fra noi questo spazio angusto che hai bramato! Ecco Elìa che si distende tutto sul morto, ecco il trono di Davide e la gloria di Salomone, ecco il letto poderoso e aspro del nostro amore con Te! E’ difficile per un Dio restringersi nelle nostre misure. Tirano, e il corpo mezzo slogato scricchiola e spasima, è messo sotto tensione come un torchio, è orrendamente squartato. Perché sia giustificato il Profeta che l’ha predetto con queste parole: Hanno forato le mie mani e i miei piedi. Hanno contato tutte le mie ossa. Sei braccato, Signore, e non puoi più sfuggire. Sei inchiodato sulla croce per le mani e per i piedi. Non ho più niente da cercare nel cielo con l’eretico e con il pazzo. Mi basta questo Dio che regge fra quattro chiodi.

Dodicesima Stazione

Poco fa soffriva, è vero, ma ora sta per morire. Nel buio la Grande Croce oscilla lievemente con il Dio che respira. C’è tutto. Non c’è più che da lasciar fare allo Strumento che dalla congiunzione delle due nature, inesauribilmente, dalla sorgente del corpo e dell’anima e dell’unione ipostatica spreme ed estrae ogni possibilità di soffrire che risiede in lui. Lui è completamente solo come Adamo quando era solo nell’Eden, per tre ore è solo e degusta il Vino, l’invincibile ignoranza dell’uomo quando Dio si tiene in disparte! Il nostro ospite è appesantito e la sua testa a poco a poco reclina. Non vede più la Madre, e il Padre l’abbandona. Degusta la coppa, e la morte che l’avvelena lentamente. Non ti basta dunque questo vino acido e mescolato con acqua perché tutto a un tratto ti raddrizzi e gridi: Sitio? Hai sete, Signore? A me ti rivolgi? Di me hai ancora bisogno, e dei miei peccati? Sono io che manco prima che tutto sia compiuto?

Tredicesima Stazione

A questo punto la Passione finisce e la Compassione prosegue. Il Cristo non sta più sulla Croce, è con Maria che l’ha ricevuto: lei come l’accettò promesso, lo riceve vendemmiato. Il Cristo che ha sofferto sotto gli occhi di tutti è nascosto nuovamente nel grembo della Madre. La Chiesa fra le sue braccia raccoglie per sempre il suo diletto. Quello che viene da Dio, e quello che viene dalla Madre, e quello che l’uomo ha compiuto, tutto quello è per sempre con lei sotto il suo manto. Lei l’ha preso, vede, tocca, prega, piange, rimira; lei è il sudario e l’unguento, lei è il sepolcro e la mirra, è l’officiante e l’altare e il calice e il Cenacolo. A questo punto finisce la Croce e comincia il Tabernacolo.

Quattordicesima Stazione

Quattordicesima Stazione Il sepolcro dove il Cristo è deposto dopo la passione e la morte, la cavità dissigillata alla svelta perché lui vi dorma la sua notte, prima che il trafitto risusciti e salga al Padre, non è solo questo sepolcro nuovo, è la mia carne, è l’uomo, tua creatura, che è più profondo della terra! Ora che il suo cuore è aperto e ora che le sue mani sono perforate non vi è più croce in mezzo a noi alla quale non sia adattato il suo corpo, non vi è più peccato in noi al quale non corrisponda la piaga! Vieni dunque dall’altare dove sei nascosto, o Salvatore del mondo! Signore, quanto è aperta la tua creatura e quanto è profonda!

 

Created da Antonio Labriola