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FEDERICO CARDANOBILE

          MICHELANGELO CONSOLI (MEST M’CALANGEL) 1875-1949
          OLIVA ANNA MARIA (Moglie)

Anna Maria Oliva e Michelangelo Consoli                                                           (Clicca sulle foto per ingrandirle)
E’ estremamente arduo tornare con la mente agli anni della fanciullezza per “rivivere” alcuni momenti della propria esistenza.
All’età di circa 10 anni, la mente di un fanciullo può essere paragonata ad una “tabula rasa”su cui è possibile incidere sensazioni  e dati di ogni genere.
Il tempo, però ,infierisce negativamente sui ricordi se questi non vengono del continuo “rinverditi”.

Di fatto, se avessi stilato alcuni decenni fa un documento riguardante la vita di nonno Michelangelo, oggi sarei stato più esauriente.
Mi limiterò a farmi guidare da quei sentimenti di tenerezza, di stima e di  amore che da piccolo nutrivo per lui e che ancora oggi rimangono indelebili.
L’attività che egli esercitava era quella di commerciante ed era proprietario di un fornitissimo negozio (stoffe ed altro), sito in Piazza del Popolo, al centro del paese di Miglionico (Matera).
Si poteva accedere al locale da due ingressi : uno, come già detto,  da P.zza del Popolo ed uno dalla parte opposta all’isolato che dava sulla “P.zza coperta” (mercato di frutta, verdura e quant’altro).
Alcune note biografiche della sua vita mi sono state fornite da mia madre Ernesta ,colei che gelosamente ha custodito la bandiera che mi accingo ad illustrare.
Il drappo voleva rappresentare una cooperativa costituita a Miglionico nel 1920 con l’interessamento del nonno.
La didascalia così recita:

                                                             “SOCIETA’ ANONIMA COOPERATIVA DELL’INDIPENDENZA- MIGLIONICO  1920”.

E’ uno stendardo finemente ricamato ed impreziosito da frange dorate di notevole valore artistico. Lo scudo sabaudo sottolinea il periodo storico; purtroppo il logorio e l’incuria del tempo hanno distrutto la banda diFamiglia COnsoli stoffa verde lasciando,però,  in ottime condizioni, quella bianca e rossa.
Sul retro dello scudo sabaudo è raffigurata l’immagine della Statua della Libertà, anch’essa magistralmente ricamata con grande dovizia di particolari.
Dal breve racconto riguardante la nascita della cooperativa, ho potuto “appurare” (termine usato spesso dal nonno) che le condizioni di vita dei contadini, artigiani e lavoratori in genere, all’epoca a cui si riferiscono i fatti, erano  a dir poco tragici.
Furono appunto le condizioni di disagio della povera gente che spinsero il nonno Michelangelo (non so se con altri) a tentare una strada che potesse alleviare le sofferenze del popolo. Secondo notizie provenienti da fonti attendibili, sembra che un validissimo sostegno, il nonno lo avesse avuto dal primogenito Francesco, poi, però  emigrato in America.

Di fatto, era anche il periodo delle emigrazioni e oltre che in Europa, molti oltrepassavano l’oceano per dirigersi verso quella che molti consideravano “Terra Promessa”. Non a torto, dunque, sulla bandiera è raffigurata la Statua della Libertà.
Madonna di PompeiE’ noto che nonno Michelangelo avversava il fascismo ed il suo Duce (Mussolini). Nonostante tutto, però, grazie ad una profonda conoscenza del codice civile, cercava di ribadire i propri concetti usando la Legge. Tutto questo, purtroppo, gli procurò delle grane con il “regime” tanto da non impedirgli di trascorrere un breve periodo in carcere, suscitando malcontento tra i suoi “fedelissimi”.
Dettagli confermatimi dal caro cugino Mario Salerno ,di grande aiuto nella ricostruzione dei fatti.
Uomo dal “multiforme ingegno”, come direbbe Dante, nonno Michelangelo, oltre a nutrire molteplici interessi, coltivava  la passione per la Musica, il Teatro ed il Cinema. Una vita vissuta freneticamente ma che impreziosisce l’immagine di un uomo dalla “grinta” d’acciaio e dal cuore nobile.
La sua attività di negoziante lo costringeva  spesso a  viaggiare per recarsi a Napoli, a Bari ed altrove.
Tra gli impegni di lavoro ed il tempo libero a disposizione, quale migliore occasione per recarsi al Teatro San Carlo di Napoli o al Teatro Petruzzelli di Bari?
Una volta, a Bari, mi condusse al cinema per vedere il film “Balalaika”, con Rossano Brazzi (e Alida Valli?).
Ma la sua passione per la musica e l’arte in genere, non si limitava solo all’ascolto di una opera lirica, alla visione di un film o commedia (amava molto le commedie di Eduardo De Filippo).
Di fatto, non di rado, sfidando…i rimbrotti della moglie Annamaria, accordava grande ospitalità (vitto ed alloggio) alle compagnie di teatro e agli orchestrali da lui invitati a Miglionico per rappresentare le principali opere liriche come l’Otello, la Tosca, etc., etc.
Fornito di grande spirito umanitario, spesso dimostrava il suo altruismo e l’amore per il prossimo mettendosi a disposizione dei suoi compaesani bisognosi di aiuto.
Tra le tante prove di generosità, vi era quella dell’onere di recarsi a Napoli, presso il Consolato U.S.A., per far apporre il “visto” sui passaporti di coloro che desideravano espatriare.
E questo, senza richiedere prebenda alcuna!
Animato da una fede religiosa adamantina, senza fronzoli, non trascurava contatti con autorità religiose, anche perché una sua sorella aveva preso il velo.
Entrambi i nonni veneravano la Madonna di Pompei. Tra i quadri che adornavano le pareti della loro casa, oltre a dipinti a sfondo
religioso (olio su tela), non mancavano riproduzioni  riguardanti l’antico testamento, come “Sansone e Dalila”, o altri temi come “le spigolatrici” di Jean-François Millet (1857) e quello di una antica nave romana.
Anche in politica diede prova di capacità intuitive.Di fatto, si destreggiava con grande acume tra i politici del tempo, imponendo spesso il suo pensiero..
Ad esempio, si dice che quando il regime fascista era all’apice della Gloria ed il Duce (Mussolini) si preparava a sedersi al tavolo della pace, credendo che per fare questo sarebbero bastati….”un migliaio di morti”, il nonno Michelangelo ammonì che ben presto l’”Impero” sarebbe stato un cumulo di macerie.
E questo accadde puntualmente!
Oggi, comunque, corre l’obbligo dire che sia  il fascismo che la resistenza pagarono caro, in termini economici e di vite umane, la tragedia vissuta dall’Italia. Di fatto, molti furono i giovani che, in buona fede, furono coinvolti in una guerra fratricida.
Ma…”lasciamo andar che rimestarlo è peggio”!
 
Tra i ricordi “ameni” del mio caro vegliardo ve n’è uno che ancora oggi suscita in me grande ilarità. Di fatto, una volta venne a Bari e convinse i miei a lasciarmi andare con lui a Miglionico.
Quel giorno il treno delle Ferrovie  Calabro Lucane (scherzosamente chiamate Ferrovie Calabro-Lumache), era particolarmente affollato per cui dovemmo rimanere in piedi.
Il nonno aveva l’abitudine di elencarmi le stazioni che via via si avvicendavano durante il tragitto. Dopo avermene enumerate alcune, accadde che la calca ci costrinse a dividerci per cui ci perdemmo di vista.
All’improvviso sentii un mormorio e delle imprecazioni. Erano rivolte al nonno che cercava di avvicinarsi a me facendosi largo tra la folla.
Una volta raggiuntomi, con un candore angelico e chiedendo scusa un po’ a tutti, mi comunicò il nome della stazione che stavamo per raggiungere. Alcuni risero,….altri digrignarono i denti!
Un’altra volta ,  eravamo in treno, fermi ad una stazione; poco lontano da questa vi era un bagno riservato ai viaggiatori. In alto ed in bella vista era scritto : OMINI (scritto con lettere posticce a rilievo).
Come suo solito, usando un atteggiamento serioso, disse: “…vedi quel bagno? E’ riservato solo agli omìni, cioè agli uomini piccoli! Rimasi per un po’ perplesso, alla fine capii che a quell’OMINI mancava la lettera “U” che completava la parola UOMINI.
E che dire di una riunione familiare tenutasi a Bari per trascorrere il Santo Natale con gli zii e tutti  i cugini Salerno di Matera? Ogni angolo dell’appartamento era occupato da giacigli di fortuna; giacigli che non servirono in quanto noi si rimase svegli sino al mattino a fare….baldoria.
Ma, tra le  tante “pazzie” vi fu quella di una bottiglia di champagne (o vino?) ,preventivamente tracannata da tutti noi , poi riempita di acqua e  tappata nuovamente alla perfezione. E’ impossibile descrivere la delusione di coloro che, il giorno seguente, a tavola, riempiendo i bicchieri, credevano di essere sul punto di gustare il  buon nettare……degli Dei!!!
Piccoli, grandi ricordi volutamente evocati per lasciare ai nostri figli e figli dei nostri figli alcuni esempi di vita vissuta genuinamente e senza…..orpelli!
Occorre che si sappia anche di nonna Annamaria Oliva (la mest), da noi tutti chiamata “Mammamia”, la quale, oltre al dolore per la perdita di molti figli in giovanissima età, oltre ai sacrifici fatti  accanto al nonno, soffriva non poco quando non vedeva intorno a sé concordia e pace.
Grandissima lavoratrice, “Mammamia” dedicava parte del suo tempo alla cura di un podere servendosi di contadini del posto. Oltre ad una quercia, un castagno, alberi di mandorlo, di fico, di ulivo, vi era un  vigneto che sembrava la “vigna del Signore”in quanto, dall’uva che produceva, si ricavava del vino che persino un intenditore (sommelier) avrebbe definito “eccellente”. Il vino era  prodotto in proprio, in una piccola cantina interrata, di proprietà dei nonni, situata nei pressi della “Piazza coperta” (di fronte alla fontanella). La zona ove era ubicato il podere   era chiamata “scaricabarile”. Terreno che oggi, purtroppo è in mano ad altri! Anche la “casetta” che ci ospitava d’estate, quando andavamo ad “incasarci”, è stata abbattuta per cedere il posto ,pare, ad una lussuosa costruzione!
I cari ricordi della nonna, però, non si fermano qui! Esemplare era la fattura del suo pane fatto in casa, con il simbolo della “C”(Consoli), modellato sulla parte superiore dell’impasto, ad indicare l’appartenenza del pane quando questo veniva mandato al forno. Il ricordo della sua fragranza  è ancora vivo! E così dicasi di tanti altri manicaretti, concepiti con un’ arte culinaria ora da molti dimenticata!
Persino gli insaccati erano suoi manufatti, in quanto il maiale era acquistato e poi allevato in proprio.
Non mi dilungo oltre, ma mi è difficile nascondere la commozione che queste rievocazioni suscitano in me e, certamente ,susciteranno in coloro che, con me, hanno condiviso quegli anni vissuti insieme ai “ nonni di Miglionico”.
Infine, poiché sono un credente, mi piace concludere con queste parole di fede : 
Ciao, nonno Michelangelo; ciao Mammamia.
Il Signore possa custodirvi sotto le ali della Sua Misericordia. Federico Cardanobile. N.B. (Ai cari cugini di Matera ed ai loro figli con affetto amicale).

La bandiera è stata donata all'Archivio di Stato di Matera. Di seguito viene riportato l'atto di donazione.

DONO ALL’ARCHIVIO DI STATO DI MATERA
L’anno 2007, il giorno 09 del mese di maggio, il (sottoscritto) sig. Federico Cardanobile, nato  il 09.09.1936 a Bari ed ivi residente alla via Alessandro Manzoni, n.29, ha fatto pervenire presso l’Archivio di Stato di Matera, nella persona della Direttrice Dottoressa Antonella Manupelli, una bandiera d’epoca (1920) ricevuta dalla propria madre Ernesta Virginia Consoli, nata a Miglionico il 02.02.1908 e deceduta a Bari il 09.05.1995.
BANDIERA
Le caratteristiche della bandiera sono qui di seguito illustrate.
Corre l’obbligo premettere che le note storiche in possesso del (sottoscritto) sig. Cardanobile si riferiscono a quelle tramandate oralmente e non su materiale cartaceo.
Lo stesso dicasi per le notizie attinte dal Dottor Mario Salerno, cugino (da parte materna) del sig. Federico Cardanobile.
STORIA E FINI DELLA BANDIERA
SECONDO LE NOTIZIE IN POSSESSO DEL SIG. CARDANOBILE :
Il drappo voleva rappresentare una cooperativa costituita a Miglionico nel 1920 con l’interessamento del ”maestro” MICHELANGELO CONSOLI (1875/1949), nonno sia dei Cardanobile  che dei Salerno.
Furono proprio le condizioni di disagio della povera gente che spinsero il “maestro” (non si sa se con altri) a tentare una strada che potesse alleviare le sofferenze del popolo miglionichese.
Pare che un validissimo aiuto lo abbia dato il figlio primogenito di Michelangelo Consoli, Francesco, emigrato in giovanissima età in America.
Di fatto, era anche il periodo delle emigrazioni; oltre che in Europa, molti oltrepassavano l’oceano per dirigersi verso quella che tanti consideravano “Terra Promessa”.
Non a torto, dunque, sulla bandiera è raffigurata la Statua della Libertà (“La libertà è la luce del Mondo”).
La didascalia, ricamata con certosina pazienza sulla banda bianca, così recita: 
“SOCIETA’ ANONIMA COOPERATIVA DELL’INDIPENDENZA – MIGLIONICO 1920”
Lo stendardo è impreziosito da frange dorate di notevole valore artistico. Lo scudo sabaudo sottolinea il periodo storico.
Purtroppo il logorio e l’inclemenza del tempo hanno distrutto la banda di stoffa verde lasciando, pero, in ottime condizioni, quella bianca centrale (a doppio telo per consentire i ricami su entrambe le facciate) e quella rossa con gli angoli finemente decorati.
Sul retro, in corrispondenza dello scudo sabaudo è raffigurata, come già detto,  l’immagine della Statua della Libertà; anch’essa magistralmente ricamata con grande dovizia di particolari.
Per onestà intellettuale e storica v’è, però, da evidenziare il fatto che la Statua della Libertà riprodotta sulla bandiera, differisce da quella originale (U.S.A.), in quanto la prima regge nella mano sinistra uno scudo e non il libro su cui è scritto “4 luglio 1776) e che si riferisce al dono fatto dalla Francia agli Stati Uniti d’America (in seguito alla ribellione delle 12 colonie inglesi contro la  madre Patria per ottenere l’indipendenza. Di fatto, come è noto, l’Inghilterra aveva espropriato la Francia di molte terre: in America ed in Italia).
Comunque non è da escludere che vi fossero dei precisi motivi per concepire la fattura del disegno in quella maniera.
Dopo un forzato “letargo”, il 25.03.2001 Federico Cardanobile, accompagnato da amici dell’Archeoclub d’Italia, sede di Bari, si recava a Miglionico e mostrava a don Mario Spinello, nella Chiesa Madre,  la bandiera. Corre l’obbligo dire che in un primo momento si era pensato di affidare il drappo al sindaco di Miglionico , in quel momento assente per improrogabili impegni istituzionali.
A questa decisione è seguita quella di farne dono all’Archivio di Stato di Matera perché l’evento avesse maggiore visibilità e perché il cimelio fosse sempre a disposizione  di quanti avessero il desiderio di visionarlo.
Suggeritore di quest’ultima ipotesi è stato Mario Salerno.
SECONDO LE NOTIZIE IN POSSESSO DEL DR. MARIO SALERNO:
Inoltre, pare che la bandiera fosse stata portata in America per consentirne la visione a quanti avevano contribuito finanziariamente alla sua realizzazione e, soprattutto, per sollecitare la raccolta dei fondi che sarebbero serviti a finanziare la cooperativa; e di questo se ne occupava con grande impegno e calore umano lo zio Francesco Consoli.
Dopo questo periodo di permanenza negli Stati Uniti, dove raccolse molti consensi, la bandiera fu riportata in Italia.
Come detto dianzi, dopo un lunghissimo periodo di obnubilamento, in data 09.05.2007   il “cimelio” è stato donato all’Archivio di Stato di Matera a nome delle famiglie : Cardanobile - Salerno (firmatari dell’atto di donazione: Federico Cardanobile e Michelangelo Salerno).
DEDICA FINALE
I nipoti tutti, per conto delle famiglie CARDANOBILE/SALERNO, dedicano il “lieto evento” della consegna dello storico stendardo, ai cari nonni
MICHELANGELO CONSOLI , ANNAMARIA OLIVA e loro figli
ad imperitura memoria.
Ricordano, altresì, con riconoscenza, coloro che con grande generosità ed amore sostennero la causa dei fratelli meno fortunati dando lustro al paese di Miglionico (MT).
Sensi di stima ed affettuosità, altresì, rivolgono alle Autorità dell’Archivio di Stato di Matera, ed in particolare alla Direttrice dr.ssa Antonella Manupelli, che custodiranno, nel tempo, un “pezzo di stoffa” che diviene di incalcolabile valore perché racchiude ricordi, sensazioni, emozioni, sacrifici di un intero popolo.
Non solo, quindi, un comune “pezzo di stoffa”, ma anche un “pezzo di Storia Patria”. Federico Cardanobile

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375