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DOMENICO LASCARO
19.03.13

Risposte alla domande del Prof. Amati

MIGLIONICO. Gent.mo Tonino, rispondo volentieri alle domande che il prof. Amati mi ha rivolto  per tuo tramite riguardanti le riflessioni , che ho recentemente elaborato sul tuo sito sul dibattito politico in atto nel nostro Paese. Ti ringrazio per la sollecita accoglienza che risevi ai miei interventi, ma soprattutto per l’azione meritoria che svolge la tua opera nel diffondere le notizie riguardanti la nostra comunità. Spero che questo mio ultimo sollecito possa rappresentare l’inizio di un proficuo dibattito tra tutti coloro che sono interessati a dare il proprio contributo.

            Mi rivolgo ora al caro Prof .Amati che mi ha posto una serie incalzante di quesiti su quanto ho scritto negli ultimi giorni. Caro Giacomo, non potevi essere  più  insidioso e solleticante nel pormi domande così precise e senza possibilità di scantonamento, degne di un consumato giornalista quale tu sei. Cerco di risponderti, sperando di soddisfare appieno le tue richieste. Preferisco però rispondere in forma discorsiva senza attenermi strettamente all’ordine delle tue domande.

            Premesso che nelle mie precedenti valutazioni, subito dopo il voto, avevo auspicato il contemporaneo passo indietro di tutti i maggiori esponenti dei partiti ,vincenti e perdenti ,

per dare subito il via ad un governo tecnico-politico, sorretto sia pur indirettamente dagli  stessi , con personalità esterne, e che allo stato dei fatti non ho cambiato opinione, al momento la situazione è totalmente cambiata. La mossa di Bersani di far eleggere alla presidenza delle due Camere personalità inedite e per certi aspetti non espressione della vecchia politica, ha creato un vero scompiglio nel panorama politico istituzionale che ha dato nuovo vigore alla speranza di Bersani di formare un possibile esecutivo anche con le forze refrattarie dei grillini .E’stato un atto volutamente finalizzato ad ammorbidire le loro rigide posizioni;  ma per lo spessore culturale, morale e sociale dei due neo presidenti, la scelta non poteva essere più opportuna e appropriata.

             Per l’incarico di ex portavoce dell’Alto  Commissariato  delle Nazioni Unite, svolto dalla Boldrini, e per la  vita spesa al servizio della Giustizia da parte dell’ex Procuratore antimafia, scelta migliore, ripeto, non poteva farsi. Ma veniamo al nocciolo del problema. Che senso ha da parte di  Bersani  rincorrere testardamente Grillo, il quale continua a respingere arrogantemente ogni profferta? Il senso, va ricercato  nella constatata impossibilità di formare un’alleanza col PDL per ragioni di incompatibilità personale e soprattutto per la distanza di ideali condivisi. Pretestuosa e ridicola sembra l’ultima proposta di Berlusconi di fare uno scambio tra l’elezione di un presidente della Repubblica di destra e l’appoggio ad un governo a guida Bersani. Il Paese non lo capirebbe e si andrebbe verso esiti incerti, a vantaggio dell’antipolitica dilagante.

            Bersani a questo punto non ha alternativa. Sorretto dal consenso di tutto il partito e soprattutto dalla sincera volontà di dare subito una risposta ai gravissimi e inderogabili problemi del Paese, è lecito che tenti fino all’ultimo di indurre alla ragione Grillo e i suoi eletti. La risposta di quest’ultimo è netta e chiara: non appoggeremo mai un governo col PD: Né sembra opportuno un’alleanza con chi auspica l’uscita dall’Euro e dall’Unione Europea. Ma sul fronte grillino appaiono le prime crepe e una presa di coscienza più responsabile potrebbe condurre il Movimento  a più miti pretese. E’ questa la speranza di Bersani. Ma se proprio vuole verificare fino in fondo l’eventuale cambiamento di quelle posizioni, non ha che da fare un altro atto di grande responsabilità e coraggio: dovrà ritirare la sua candidatura a favore di una personalità autenticamente democratica che raccolga intorno a sé esponenti di indubbia capacità e moralità.

            Il nome che da qualche giorno mi frulla per la testa è quello di Fabrizio Barca. E’ il solo che, per ipotesi, potrebbe mettere in campo  una squadra di governo coesa e responsabile,così formata: Barca, presidente, Amato, Cancellieri, Severino, Chiara Saraceno, Riccardi, Cacciari, Damiano, Bersani all’economia e lo stesso Monti agli Esteri. Un esecutivo così composto, coadiuvato da tante altre personalità similari, avrebbe molto più facilmente l’appoggio, o la non belligeranza dei parlamentari grillini. Altre strade non vedo nella logica della strategia di Bersani. Lo stesso coinvolgimento di Monti, in forma disinteressata, costituirebbe un atto di grande valore politico per dare voce a una forza moderata, ma indispensabile per la soluzione dei problemi del Paese. E’vero che Monti e i montiani in questi ultimi avvenimenti hanno assunto comportamenti equivoci e contraddittori. Richieste di cariche ad ogni livello, senza alcuna proposta. Ma tutto questo può essere superato per il bene del Paese.

             A questo punto si pone il problema dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

Non può che essere una personalità al di sopra di ogni interesse di parte e scelta tra i maggiori esponenti più rappresentativi del nostro Paese. Ma a chi toccherebbe fare una rosa di nomi da cui scegliere il migliore? Escludendo i politici interni ai singoli partiti, non sarebbe difficile trovarne di capaci e degni di coprire una tale carica. La mia proposta umile e provocatoria al contempo è questa: affidare contemporaneamente a tutte le agenzie del settore il compito di predisporre un maxisondaggio, tra 100/200 000 interviste per far scegliere direttamente ai cittadini il nome da proporre al Parlamento da eleggere Presidente della Repubblica: E’una provocazione, ma non vedo altre vie capaci di soddisfare tutte le pretese in campo.

            La risposta all’ultimo  quesito l’ho data in varie altre occasioni, anche espressa in questo stesso sito. L’Italia ha bisogno di una legge elettorale che abbia essenzialmente tre caratteristiche: assicurare la governabilità, garantire la massima rappresentatività, evitare ogni perdita di tempo prezioso tra la fine delle operazioni elettorali e la formazione dei governi. Tra i tanti modelli esaminati-tedesco, spagnolo,inglese, etc.- quello che mi sembra il più confacente è il sistema a doppio turno francese, ma adattato alla nostra realtà che ho definito “doppio turno all’italiana”. Esso consiste nell’assicurare la maggioranza assoluta al partito vincente l’eventuale ballottaggio, ma riservare una pur minima quota di rappresentanza anche ai piccoli partiti che superino almeno l’1% dei voti. Ma una provocazione ancora voglio farla. Se proprio non si riuscirà a trovare un accordo decente tra le parti, si dia mandato  a 3/5 costituzionalisti super partes, con l’impegno di rispettare quelle caratteristiche, di predisporre un modello di riforma per  essere approvato dal Parlamento senza modifiche di sorta. Continuando la provocazione, si potrebbe affidare ad un altro “maxisondaggio” la scelta di un modello tra 2/3 proposti. Al Parlamento l’obbligo di approvarlo integralmente. Sarebbe l’inizio di una sana Democrazia  Diretta:

            Spero di aver risposto a tutte le tue domande. Se non sarai soddisfatto, me le rifarai.

            Ti saluto caramente, Tonino

                                                                                              Domenico Lascaro
                                                                                                                              d.lascaro@ibero.it

 

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