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ROCCO MOLITERNI 
www3.lastampa.it
17 Giugno 2010
Con le salsicce i lucani conquistano la Padania
Foto dalla reteTorino. «Xe più giorni che luganighe», recita un antico proverbio friulano, per esortare alla parsimonia (ci sono più giorni che salsicce, quindi non sprechiamo nulla, anche Tremonti condividerebbe): a dimostrare quanto le luganighe siano nel Dna gastronomico di una vasta area che partendo dal Friuli passa per il Veneto, approda nel Bergamasco e finisce in Canton Ticino. Insomma una buona fetta della Padania impazzisce per le luganighe o lucaniche. Salsicce che prendono il nome non da Lugano, come qualche padano sprovveduto potrebbe pensare, ma dalla meridionalissima Lucania.
Fiero popolo di pastori e contadini, i lucani allevavano i maiali già nell’antichità e il loro modo di far salsicce divenne famoso. Ma oltre al know how delle salsicce la Lucania dal profondo Sud ha esportato nel Triveneto anche intelligenze. Ne è un esempio il notaio Roberto De Mabilia, che nel ‘400 a Padova fece fortuna. Per farlo sapere (un po’ come gli emigranti di adesso) pensò di regalare ai suoi compaesani, laggiù a Irsina, nell’alta valle del Bradano, in provincia di Matera, una statua della loro patrona Sant’Eufemia fatta da un artista patavino di nome Mantegna. Non dissimile la storia dello splendido polittico di Cima da Conegliano, conservato a Miglionico, sempre in provincia di Matera, e donato da un arciprete, don Marcantonio Mazzone, musicista e letterato, che era stato maestro di cappella dei Gonzaga. Ed è molto probabile che tanto Mantegna quanto Cima da Conegliano non fossero indifferenti alle luganighe...Rocco Moliterni

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