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CLAUDIA DE GIOSA
La Gazzetta del Mezzogiorno
10 Gennaio 2011

Dalla Lucania all'alba dell'Unità
Il 1860, tra storia e fantasia
Bari.  E' arrivato in libreria in sordina ma ha già stuzzicato l'interesse dei lettori il romanzo di un "esordiente", al quale tuttavia non mancano i ferri del mestiere dello scrittore. Si intitola Al di qua del faro (Alfredo Guida ed., pp. 204, 15 euro) e lo firma Michele De Ruggieri, classe '38, tarantino di Palagiano, di famiglia lucana, che vive e lavora da tempo a Bari.
Il titolo allude al famoso Faro sullo Stretto di Messina che, fino al 1861, segnava il confine geo-politico fra le regioni peninsulari del Regno di Napoli e la Sicilia, e indirizza i lettori verso l'immediato svelamento del contesto geografico e storico che fa da sfondo al racconto: le regioni peninsulari del Regno delle Due Sicilie, Campania e Basilicata in particolare, intorno alla metà del XIX secolo.
Il protagonista del romanzo, Pietro, è un giovane di buona famiglia che lascia il suo paesello natìo per andare a studiare a Napoli: 1858, pochi anni prima dell'Unità d'Italia. Quali esperienze di vita potevano attendere il giovane provinciale in una città metropolitana come era Napoli allora? E' questo il punto di partenza di un romanzo che rielabora la biografia del protagonista, realmente vissuto, in un continuo inventare e raccontare, rievocare aneddoti familiari, tradizioni, superstizioni, vicende, personaggi.
Sebbene il romanzo si configuri, anche nelle intenzioni dell'autore, come un Bildungsroman, la microstoria del personaggio principale si inserisce con forza nella macrostoria, tanto che la narrazione degli eventi personali del giovane Pietro lascia spesso spazio alla narrazione quasi storiografica del declino di Napoli, culla privilegiata del Regno delle Due Sicilie, scena di coinvolgimenti politici e sociali in attesa dell'alba di un nuovo giorno.
Il disegno narrativo che muove il romanzo è, dunque, di vasto respiro: raccontare i movimenti storici e politici del meridione ottocentesco e la caduta dei Borboni, ma - attraverso i pensieri del giovane protagonista - anche le storie più piccole, che ci rivelano l'affermarsi di simpatie piemontesi tra i borghesi e proprietari terrieri lucani.
La cura che De Ruggieri ha dedicato alla descrizione delle situazioni e dei personaggi, la ricchezza degli episodi che si snodano nel corso della narrazione, la descrizione della vita quotidiana a Napoli nel 1858 e, infine, l'attenta ricostruzione dei pensieri del giovane Pietro sul clima di rivoluzione e sulle rigide regole sociali, trasporta immediatamente i lettori nell'atmosfera storica, politica e culturale delle seconda metà dell'Ottocento.
Eppure, Pietro è sì protagonista delle vicende storiche e personali raccontate dal romanzo, ma le sue azioni sembrano quasi sempre coincidere con il suo osservatore. Perchè è la pecularietà dell'impianto narrativo di Al di qua del faro è quella di aver posto al centro del racconto uno spettatore, piuttosto che un attore narrativo e sociale; uno spettatore, però, sempre pronto a ritornare prepotentemente in scena, in un continuo vivere fra storia e immaginazione, in un gioco che rende dinamico il racconto e stringe come un laccio il lettore alla scrittura. Claudia De Giosa

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375