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GIOVANNI RIBELLINO 
Il Quotidiano della Basilicata
30 Marzo 2011
L’Italia e le sue radici nell'antica Roma

Giovanni RibellinoMIGLIONICO. Le attività programmate dal centro promozionale “Lucania Oggi” operante a Miglionico, di cui chi scrive è responsabile, relativamente al 150° anniversario dell'Unità d'Italia, comportano una serie di iniziative riguardanti anche, da un punto storico, l'approfondimento del momento della nascita dello Stato italiano. Infatti, contrariamente a quanto comunemente si ritiene l'unità politico-giuridica dello Stato italiano non si è fermata nel 1861, bensì nel periodo romano, entro il periodo 89-49 a.C.. Nell'89, a seguito della “guerra sociale” mossa dai popoli italici contro Roma (in cui gli antichi lucani svolsero un ruolo rilevante) per rivendicare il conferimento della “cittadinanza” cui tali italiani ritenevano di avere diritto, costituendo, da secoli, il nerbo dell'esercito di Roma, tale cittadinanza fu concessa. La medesima fu conferita nel 49 a.C. alla “Gallia Cisalpina”( attuale Nord d'Italia), che già godeva di quella latina, di poco inferiore a quella romana. Pertanto, nel 49 a.C. si determinò l'unità politica-giuridica della penisola italiana, che continuava ad essere governata dal Senato, mentre le province venivano governate da un propretore e da un proconsole. Con tale conferimento, gli abitanti della penisola potevano prendere parte alla vita pubblica, poiché ad essi era riservato il diritto di eleggere (jus suffragi) e di poter essere eletti (jus honorum) alle maggiori cariche della Repubblica. In sintesi, lo Stato italo-romano, nel corso dei secoli, si è trasformato progressivamente da una forma federale ad una unitaria. Lo Stato romano era costituito da Roma, di cui era il centro politico, e dalle città conquistate, che furono incorporate dalla Repubblica, costituendo dei “municipi” (municipio). Gli abitanti di queste ultime erano considerati cittadini romani, ma, a differenza degli abitanti dell'urbe, godevano solo dei diritti civili, non di quelli politici, cioè del diritto di eleggere edi essere eletti alle cariche dello Stato (cives sine suffragio). Le “colonie”, invece, erano stanziamenti di latini o di romani in territori conquistati o politicamente malfidi. Collocato nel mezzo di irradiazione della civiltà romana. La città federata, invece, (dette sociae o anche foederatae), erano quelle che avevano liberamente accettato l'alleanza con Roma. Godevano di autonomia legislativa, amministrativa e giudiziaria, dipendendo da Roma solo in politica estera dovendovi fornire anche soldati per l'esercito. Roma seppe fondere i diversi popoli della penisola e suscitare in essi una nuova coscienza nazionale: l'esercito, in cui cittadini romani e sacri combattevano insieme contro i nemici, fu il grande crogiuolo della razza italiana. E nel 49 a.C., per la prima volta, sotto Roma, come già indicato, col conferimento della “cittadinanza romana” anche alla “Gallia Cisaplina” l'Italia conquistò la sua unità politica, dando luogo ad uno stato moderno, costituito da tre elementi: popolo, territorio, organizzazione governativa. Tant'è che successivamente a tale data, l'organizzazione dell'Impero era denominata “Italia e Province”. Le città delle province godevano di autonomia, ma il loro territorio era considerato di proprietà dello Stato italiano. Tant'è che i provinciali erano considerati degli usufruttuari e obbligati a versare ogni anno parte dei redditi dei fondi al preindicato Stato. L'Italia, invece, di cui Cesare Ottaviano Augusto (43 a.C. -14 d.C.) aveva fissato definitivamente il confine nelle Alpi occidentali e nell'Istria, rimase un paese privilegiato, i suoi abitanti erano esenti da alcune gravi imposte, nell'esercito godevano di una certa preminenza sui soldati provinciali in quanto ne costituivano l'ufficialità. L'Italia assume una rilevante importanza nella vita economica dell'Impero, restando il più grande centro industriale, agricolo e commerciale dell'occidente. Grazie ad un'unica lingua, quella latina (da cui com'è noto, derivò la lingua italiana), sotto Augusto la letteratura assunse un carattere nazionale tre nomi da soli sono sufficienti a caratterizzare il periodo augusto: il lucano Orazio, Virgilio, Livio. Con l'imperatore Caracalla ( 211-217 d.C.), nel 212 d.C., la “cittadinanza romana”, fu concessa a tutti gli abitanti dell'Impero; furono resi comuni a tutti, le leggi, i diritti, il culto, i templi. Tuttavia, anche con le modifiche successive che caratterizzarono l'organizzazione dell'Impero, sino alla relativa caduta, alcuni privilegi furono riservati al nostro paese, fra cui lo “jus italicus” Nei secoli successivi a tale caduta, però, l'identità nazionale che era venuta a formarsi già con la seconda guerra punica (219-201 a.C.), per difendere il paese dall'invasione dell'esercito di Annibale, (come già evidenziato in un articolo di chi scrive pubblicato su questo giornale il 9-10-2010), si arricchì di nuovi elementi: Cristianesimo, Rinascimento, Neo Classicismo, Romanticismo. Fu quest'ultimo movimento, che nel valorizzare la figura inconscia di “Nazione” (ovvero , patrimonio storico culturale secolare etnico, trasmesso nell'essere umano attraverso i “geni”, presupposto indispensabile da cui sorge lo Stato, costituito, com'è noto, da tre elementi: territorio, popolo, governo, determinò il Risorgimento, indi, la riunita politica del paese, definitivamente affermata dall'art. 5 della Costituzione, non soggetto a revisione “La Repubblica una e indivisibile”… Tale affermazione di unità e indivisibilità non è che la formalizzazione giuridica del processo storico che ha portato alla formazione dello Stato unitario, già avvenuta, come indicato per la prima volta nel periodo romano. Giovanni Ribellino

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