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ANTONIO CENTONZE 
Il Quotidiano della Basilicata
26 Aprile 2011
A ruba tra gli emigranti che amano conservare pezzi di storia del loro paese
Un must l’esordio di Maria Pecora
“Detti e ridetti in dialetto e non” firmato dall’autrice di Miglionico
(Leggi l'articolo dalla pagina de Il quotidiano della Basilicata)
MIGLIONICO - «Il passato è sale che si scioglie per dare sapore al presenteMaria Pecora ». Queste le parole con cui la scrittrice miglionichese, Maria Pecora, ha presentato alla stampa il suo libro. Una raccolta di detti, proverbi e modi di dire ricavati e scavati nell'esperienza di un popolo, fortemente legato alle proprie tradizioni e cultura. Una cultura fatta di cose semplici vissute con il rispetto e la condivisione di quel passato che non deve essere dimenticato. La sua opera prima, “Detti e ridetti in dialetto e …non” con le sue 70 pagine trasportano il lettore per mezzo di detti popolari in dialetto miglionichese con associata la relativa traduzione letterale, densa di significati a volte profondi, in un viale alberato di ricordi. «Vivrò il futuro collegandomi al presente e ispirandomi al passato» le sue parole. L'ex insegnante ora in pensione, ha voluto dedicare la sua opera al padre, oggi ultra centenario, vera fonte del suo sapere e da cui lei, donna concreta ed equilibrata, con tenacia ha catalogato ed estratto trascrivendoli meticolosamente centinaia di aneddoti, proverbi e detti derivanti da quella cultura contadina di un tempo che vuole tramandare alle future generazioni affinché non snaturino la loro radice. Una radice forte che la stessa scrittrice sente da sempre per la sua piccola Miglionico, dove ha sempre vissuto ed in cui si è realizzata come persona, donna, moglie e madre. Stampato dalla tipografia Abatangelo di Miglionico, il volume è disponibile nelle edicole ed è un must per i tanti emigranti miglionichesi residenti in svariate parti d'Italia, America e Europa che amando il loro paese ne amano conservare “pezzi di storia”, della loro storia, quella fatta da piccole cose e condite da parole dialettali. Un ricordo che rifiorisce come quegli alberi di mandorli, noci e ciliegi, quegli uliveti e quelle piante di fichi tipici della campagna miglionichese con valloni e colline condite da “supual”. Le caratteristiche siepi di rovi con more che separano le Maria Pecoratante stradine interpoderali che si diramano fra le varie contrade, Conche, Pilieri, Fontan di Noce, Porsaro. «Sò l supual è te-n-n l rrecchie», «sono le siepi e hanno le orecchie» recita uno dei tanti aneddoti trascritti nel libro. Quella siepe che può ascoltare e per cui non bisogna mai sbraitare e criticare alcuno. Consigli di vita su lavoro, matrimoni, famiglia e casa, comportamenti da seguire derivanti dall'esperienza che si tramandava di padre in figlio. «Fa ben e scuord't, fa mal e arrcuord't», incita alla bontà: fai del bene e dimenticalo mentre se fai del male pensaci! Significative le indicazioni in alcune massime sulla gestione della famiglia da dove si evinceva un disegno maschilista indice di una cultura d'altri tempi e di una impostazione societaria diversa. «Fil e marit, com Crist t' l dà, t' là p'gghià. La migghier com iè iè» nel senso che «figli e marito come Cristo te li dà te li devi tenere mentre per la moglie comunque sia va sempre bene », anacronistico oggi con le tante separazioni. Una cultura che portava a dire che «Ci ten' fil femm'n, ten' ioumm'n e femm'n ! Ci ten' fil iuomm'n, nan ten' nè femm'n e né iuomm'n! » Tradotto in italiano il suo significato sembra attuale anche oggi. «Chi ha figlie femmine alla fine si ritroverà in casa femmine e uomini, i mariti delle figlie femmine». Una full immersion nella cultura di un popolo. Da tramandare ai posteri. Antonio Centonze

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