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ANTONIO CENTONZE


22 Agosto 2012

La Congiura ha fatto il pieno
Oltre 5.000 persone hanno riempito il borgo di Miglionico
(Clicca sulle foto piccole per ingrandirle)
MIGLIONICO - Al Malconsiglio una rievocazione di successo. Il bis della rievocazione della Congiura, che ha reso famoso il Castello di Miglionico, ha visto una cospicua partecipazione, questa volta con più organizzazione. L'anno scorso, almeno 5.000 persone si riversarono fra le strade del borgo per assistere ad una prima assoluta per Miglionico cogliendo impreparate l'organizzazione e le attività commerciali per l'alta partecipazione. Quest'anno, il servizio messo in campo, sia dall'amministrazione che dalle attività commerciali per migliorare l'accoglienza, ha consentito un arrivo e un movimento più agevole fra le vie del borgo, pur se qualcosa è ancora da migliorare. Le attività di ristorazione, hanno provveduto questa volta a soddisfare le esigenze di palato dei tanti turisti e appassionati che si sono riversati su Miglionico approvvigionandosi per tempo di panini, focacce epizze.L'Amministrazione comunale, con l'aiuto degli operatori della protezione civile e di tanti volontari ha predisposto il servizio d'ordine garantendo un servizio bus-navetta just in time dai parcheggi periferici al centro storico. Molti i turisti giunti dalla costa jonica e dalle cittadine del Materano e Potentino oltre che dalla vicina Puglia. Una giornata quella del 14 Agosto che per Miglionico sta diventando importante, dedicata al suo Castello e alla Congiura. Una congiura che fece guadagnare al Castello federiciano, l'appellativo del “Malconsiglio” per l'epilogo funesto che dopo tale congiura si ebbe. I baroni che alla congiura parteciparono per cercare una ccordo, a loro favore, contro Re Ferrante, furono alla fine trucidati. La congiura si tenne a Miglionico nel settembre 1485, come riportato dallo storico Camillo Porzio nella sua celebre opera, La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I. Il Re giunse a Miglionico, ricevuto con gli onori che gli competevano e fu magnanimo nel concedere quello che i baroni chiedevano per continuare a governare i loro territori. Li esortò a convincere anche gli assenti a sottoscrivere una “pace”, ma successivamente lo stesso Re, contravvenendo i patti, fece imprigionare e giustiziare i baroni più esposti nella congiura. E dopo 527 anni, la Congiura ha riportato Miglionico al 1485. Dopo la cerimonia d'inaugurazione ufficiale tenutasi nella Corte del maniero alla presenza del sindaco, Angelo Buono e del consigliere regionale, Giuseppe Dalessandro con i massimi esponenti regionali De Filippo e Folino, si è dato il via alla speciale giornata medioevale. Da piazza Castello a piazza Popolo è stato un susseguirsi di eventi. Il volo dei falchi dell'associazione Deartevenandi di Melfi ha appassionato con uno spettacolo di falconeria nel mentre “Tempora Medievalis”, un mercato storico con accampamenti, spettacoli d'armi, duelli, tiro con l'arco giochi ed arceria, riempiva ed animava le vie di accesso a Castello. La collaborazione di tanti soci della Pro loco, in costumi d'epoca ha invece messo su un banchetto medioevale con i sapori della cucina del Barone, particolarmente apprezzato anche per le ciotole e bicchieri in argilla, rievocative della Congiura, che si potevano portare a casa dopo la degustazione. Appassionante la rappresentazione dei Cavalieri Bianca Lancia andata in scena nel vecchio campo sportivo di sant'Antuono. In serata, dopo le prove d'armi e l'esibizione degli sbandieratori “I Fieramosca” di Barletta, è partito un Corteo Reale fra le vie del borgo composto da circa duecento fra attori e figuranti. Antonio Centonze

Cause, motivi e “perché” della Congiura.

REGNO dei BORBONI.  In quegli anni, 1485-1486, la resistenza opposta dai baroni alla fase di modernizzazione dello stato borbonico nel Sud Italia voluta dagli Aragonesi a Napoli era evidente. Il Re Ferdinando I di Napoli detto Ferrante, mirava ad eliminare quel potere feudale acquisito dai baronati sulle terre del sud per fare del potere regio la sola leva di vita del paese. In questo scenario, lo scontro con i Baroni nasceva inevitabilmente attorno al grosso problema di una riforma organica dello Stato, i cui cardini si scontravano con la riduzione del potere baronale, lo sviluppo della vita economica e soprattutto la promozione a classe dirigente di nuovi imprenditori e mercanti napoletani. Strumento di questa politica del Re Ferrante divenne la riforma fiscale che mirava ad affidare nuovi compiti alle amministrazioni comunali incoraggiandole a sottrarsi, per quanto possibile, al peso feudale. Da documentazione e ricerche storiche nell’allora Regno di Napoli, su 1550 centri abitati, solo poco più di cento erano assegnati direttamente al regio demanio, cioè alle dirette dipendenze del Re e della Corte, mentre tutti gli altri erano controllati dai Baroni. Il che significava che il potere feudale nel suo complesso era titolare delle risorse e delle finanze del Regno e che la Corte Aragonese era nei fatti subalterna all'organizzazione baronale. Diveniva quindi naturale che il Re favorisse in ogni modo l'estensione numerica delle città demaniali, sottraendole al peso feudale ed incorporandole alla propria diretta amministrazione. Ma l'impresa non era di poco conto in quanto i baroni erano organizzati in dinastie ramificate dallo Ionio al Tirreno. Gli Orsini Del Balzo, ad esempio, si vantavano di poter viaggiare da Taranto a Napoli senza mai uscire dai loro possedimenti; i Sanseverino, erano titolari di feudi sia in Calabria che in Basilicata tra i quali anche Miglionico; i Caracciolo, i Guevara, gli Acquaviva, i Senerchia completavano questa ristretta elite al potere, che di fatto accerchiava la capitale soffocando il Regno. Ed in più il baronato aveva l’appoggio della Chiesa. Baroni e Chiesa nei fatti si coalizzarono contro il Re, ostacolando uno sviluppo diverso della società meridionale. ACe

La congiura dei Baroni a Miglionico

MIGLIONICO, settembre 1485. Per volontà di Girolamo Sanseverino, signore di Miglionico, la congiura, cui convennero i Baroni delle Terre del Mezzogiorno per incontrare e cercare degli accordi dopo aver ordito contro il Re Ferrante I d’Aragona del Regno di Napoli e suo figlio Alfonso Duca di Calabria detto il Guercio, ebbe un tragico epilogo. Di lì a qualche anno i Baroni che vi presero parte furono tutti trucidati. Una Congiura che ebbe il là grazie alle nozze di Melfi tra il Conte Troiano Caracciolo e Ippolita Sanseverino, occasione di ludibrio e di trame contro il Re che ne venne in qualche modo a conoscenza. Una congiura in cui, il consiglio preso, si rivelò davvero sbagliato, appunto un “Malconsiglio”. Qui dopo aver congiurato contro la casa reale Aragonese per garantirsi il controllo dei propri feudi e la continuità dei propri casati, i baroni tentarono un accordo con lo stesso Re Ferrante per porre fine ad anni di lotte funeste e spargimenti di sangue. Il Re, dopo essere venuto conoscenza delle vere volontà dei baroni, finse di accettare gli accordi.  L’epilogo è tristemente noto. ACe

 

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