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Gabriele Scarcia

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GABRIELE SCARCIA 
Il Quotidiano della Basilicata
Controsenso Basilicata
1° Maggio 2010
Palazzo Corleto e gli ultimi signori di Miglionico
(leggi l'articolo direttamente dalla pagina del giornale)

Palazzo Corleto (Clicca sull'immagine per ingrandirla). La foto fa parte dall'archivio personale di Gabriele ScarciaMiglionico. Dei tre castelli che dominavano dalla collina di Miglionico il territorio circostante, il più famoso per gli episodi storici e per l’ampiezza resta senza dubbio, attualmente, quello conosciuto con l’appellativo di “Malconsiglio”. Ma degli altri due, dei quali uno riconvertito nelle strutture murarie in convento francescano nel quattrocento, si parla meno spesso. Soprattutto, infatti, dell’ultimo, individuabile con il nome di Palazzo Corleto. Siamo in prossimità di una delle tre porte di accesso alla cittadina. Con precisione Porta Grottole, che si mostra preceduta nella antiche vedute da un ponte a quattro arcate e questo fino all’ottocento. In questo secolo difatti si sfrutta tale passaggio, un tempo provvisto di ponte levatoio, per stendere una lingua di strada brecciata per l’accesso più agevole all’abitato. L’intero paese è circondato all’epoca da un triplice ordine murario. La cinta è intervallata da torri di avvistamento e alle tre punte dell’abitato, determinate queste dalla conformazione morfologica della collina, sorgono tre fortezze. Le trasformazioni, conclusi i periodi di belligeranza, l’ultimo nelAvv. Francesco Corleto (sindaco, consigliere provinciale e notaio). Clicca sull'immagine per ingrandirla (la foto fa parte dall'archivio personale di Gabriele Scarcia) ) periodo post-unitario con il brigantaggio, autorizzarono la riconversione degli ambienti e delle strutture murarie da castellane a residenziali. Questa la sorte riservata a tali testimonianze del passato. Inutile dire che la morfologia architettonica dell’insieme ne risente fortemente. Le torri sono imbalsamate nelle nuove murature, gli spaziosi saloni interni finiscono per essere suddivisi in più ambienti, le volte vengono ribassate, nuove scalinate si dipartono sugli esterni compromettendo le facciate, le finestre si abbassano e s’ingrandiscono e le prigioni diventano cantine. Questo è quel che accade a Palazzo Corleto, che da fortino di avvistamento e difesa è divenuto prima dimora di uomini fidati del signore del piccolo centro collinare e poi di una famiglia di proprietari terrieri come i Corleto. Siamo ancora nell’ottocento all’epoca dei passaggi. Gli ultimi signori di Miglionico che rispondono al nome dei Revertera lasciano il castello del Malconsiglio. Le grandi famiglie comitali cominciano a perdere i privilegi tenuti per secoli. Gli stravolgimenti sociali, l’esigenza di leggi liberali, di costituzione fanno il resto. E palazzo Corleto è simbolo di questo avvicendamento, di questo passaggio di poteri o meglio, è simbolo di un mutamento degli stessi. Le famiglie in causa sono appunto quella dei Corleta, si badi bene con la “a” finale nei documenti anagrafici fino ai primi decenni del XIX° e i De Novellis. Sono proprio questi ultimi che abitano il complesso almeno dal seicento. Risultano essere i membri di tale famiglia cari ai Sanseverino e ai Revertera, che li riempiono di privilegi, comprese le residenze in tali punti strategici dell’abitato. Un protocollo notarile del 1623 parla di una “Nomina a presentazione di Cappellano Beneficato nella Chiesa di S. Angelo dentro le mura di Miglionico, e di S. Giovanni ante portam latinam extra moenia fatta da D. Antonio Novelli di Miglionico, e Barone di Grassano in persona del figlio Clerico D. Gennaro Novelli, che erano di jus patronato di esso D. Antonio”. E la chiesa di S. Angelo fa parte del complesso. Un tunnel, con imbocco da un locale attiguo a uno dei due portali del plesso, sbuca sotto l’abitato, fuori dal perimetro dalle mura di cinta. Un passaggio segreto? Di quello splendore che doveva essere, di quella storia e di quell’ampiezza si perdono le tracce appena vi s’insedia Don Andrea Corleta nella prima metà dell’ottocento. La volta della “galleria” con medaglioni paesaggistici e treni a vapore, databile alla metà del secolo XIX°, considerato che la prima linea ferroviaria in Italia fu la Napoli-Portici inaugurata il 3 ottobre 1839, è testimonianza di quel gusto mutato. L’agiatezza di tale famiglia deriva dai possedimenti terrieri. Illustri sono le figure dei sindaci, dei consiglieri provinciali, dei prelati che contribuiscono ad arricchire con la loro cultura le numerose stanze e l’intero complesso architettonico e naturalmente a mutarlo. La superficie del palazzo, che si piega sull’angolo del crinale, si estende su circa 5000 mq e consente di realizzare numerosissimi ambienti al suo interno, dispiegati su più livelli. La mortalità infantile, nella famiglia, annovera fra le cause frequenti le correnti d’aria, inevitabili per la numericità degli ingressi e per le finestre e balconi. La costruzione, a ridosso dell’ampio giardino con vista panoramica, di un palazzo a cinque piani, nella seconda metà del novecento e l’istallazione di una pompa di benzina ai piedi del colosso sono solo il preavviso di un degrado strutturale ed estetico che inevitabilmente si abbatterà sul plesso man mano abbandonato, determinando il crollo delle strutture murarie in buona parte. Qualche torre circolare e qualche foto d’epoca ricordano la maestosità del fortino, ma oggi che ci resta solo uno scheletro da ridisegnare, ricostruire, proteggere, recuperare, il problema diviene impellente. La famiglia proprietaria è pronta a qualsiasi sacrificio purché ci sia un indirizzo! Un dibattito pubblico? Un reperimento di finanziamenti? Qualsiasi cosa pur di salvare dal tempo e dall’incuria un altro castello della cui presenza una comunità come Miglionico non può che vantarsi! (Gabriele Scarcia)

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