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DOMENICO LASCARO
10.11.2014

Miglionico
Tutti gli errori del Presidente
di Domenico Lascaro

Matteo RenziMIGLIONICO. Non inganni il titolo: non è la sceneggiatura di un nuovo film di Alan J. Pakula, ma una semplice riflessione su alcuni grossolani errori commessi, secondo me, dal presidente Renzi nella gestione del suo iniziale mandato governativo. Premesso che, pur apprezzando il suo dinamismo e la volontà di dare una svolta riformatrice al Paese, ritengo doveroso muovere alcune critiche al suo operato, allo scopo di offrire a me stesso e a qualche volenteroso lettore, alcuni elementi di chiarezza nel mare magnum del panorama politico italiano.
Terminato l’assalto al governo Letta, visibilmente risentito per essere stato precipitosamente licenziato, il neo presidente esordisce con un programma di governo oltremodo ambizioso, che suscita entusiasmo e speranze in molti osservatori politici e in gran parte dei cittadini italiani. Annuncia una riforma ogni mese: giustizia, lavoro, istituzioni (Province, Senato), scuola, legge elettorale, semplificazione amministrativa, etc. Arriva però il primo luglio e la presidenza del semestre europeo rallenta il ritmo riformatore.
E’ solo un alibi. Motivi più seri e complessi ne ostacolano il cammino. Metodi e contenuti dei provvedimenti messi in cantiere innescano un fronte antagonista che comprende le opposizioni parlamentari e gran parte delle minoranze dei partiti al governo. E’ il caso della riforma elettorale e quella del Senato. Passano mesi d’infinite discussioni, ostruzionismi e valanghe di emendamenti che, solo col ricorso alla fiducia, si approvano incomplete nei due rami del Parlamento. L’unico provvedimento varato entro il termine stabilito, è il famoso decreto degli 80 euro, approvato entro maggio 2014. Su questi temi ho già espresso il mio perplesso parere in precedenti interventi.
Ora mi preme evidenziare soprattutto il modo con cui il Presidente Renzi ha condotto la partita: sull’ ipotesi di legge elettorale è stato commesso un errore politico non meno che procedurale: bisognava preventivamente cercare un’intesa con gli alleati di governo, NCD e Lista Civica; solo successivamente si sarebbero coinvolte paritariamente le altre forze di opposizione, senza prediligerne alcuna. Si sarebbero in tal modo evitati le reazioni pretestuose di SEL e del M5S, la melina infinita di FI e i continui ultimatum di Renzi che ne pregiudicano l’approvazione. Sulla riforma del Senato non ho condiviso né il metodo, né il contenuto.
In ogni modo tra gli “scricchiolii” dell’ultima ora e i tentennamenti di Berlusconi, sembra che la legge elettorale possa approdare in commissione già nei prossimi giorni, con buone possibilità di essere migliorata. Sull’ipotesi di riforma scolastica ho già preventivamente espresso parere positivo, con la riserva delle risorse insufficienti. La riforma della giustizia sta vivendo una gestazione molto tormentata. La protesta dei magistrati, soprattutto per la decurtazione delle ferie e per il timore di perdere l’indipendenza, mette in ombra le pur coraggiose misure promesse dal Ministro per l’assunzione di oltre 2000 persone, tra magistrati e personale ausiliario. Riusciranno la rinuncia allo sciopero e la disponibilità a collaborare da parte di questi ultimi ad evitare un decreto vessatorio nei loro confronti? L’attuale fase di stallo non permette una risposta immediata. La riforma così ipotizzata non basta però a sanare le mancanze decennali che affliggono la giustizia italiana. Occorre subito legiferare sui testi approvati in agosto in tema di falso in bilancio, autoriciclaggio e prescrizione lunga. Solo al termine dell’iter parlamentare sarà possibile dare un giudizio definitivo.
Ho accennato ad alcuni errori commessi dal Premier nel gestire i primi mesi di governo. Gli errori fondamentali secondo me vanno ricercati non solo tra i contenuti, sempre migliorabili, delle misure messe in atto, o ancora da realizzare, ma soprattutto nel modo di rapportarsi nei confronti dei suoi interlocutori: sindacati, minoranze, istituzioni, e quant’altro. L’ansia di voler raggiungere quanto prima gli obiettivi propostisi, facilmente gli fa perdere sobrietà ed equilibrio indispensabili per un capo di Governo. La percezione che suscita in molti, e non a torto, è quella dell’arroganza” e della prevaricazione; col risultato di offrire alla controparte il pretesto delle rivendicazioni insostenibili e della protesta fine a se stessa.
Con un minimo di buon senso, più ascolto verso i sindacati, più attenzione nei confronti delle fasce sociali più deboli, maggiore rispetto verso le minoranze, molti problemi si sarebbero risolti con più facilità e senza tanti scontenti. Penso alla riforma del lavoro, all’art.18, alle incongruenze emerse nella legge di Stabilità, al bonus bebè, etc. Un altro rilievo, in chiusura, mi va di fare; è la sensazione che il partito sia stato abbandonato al suo destino, bisognoso di una guida forte e autorevole per affrontare le tante sfide incombenti. A questo proposito avrei visto con estremo favore affidare il compito di rimetterlo in corsa a Fabrizio Barca. Nonostante errori e cadute di stile, reputo indispensabile rinnovare a Renzi tutta la mia fiducia e confidare nella speranza che tutto può ancora emendarsi. Non vorrei terminare con i versi del Carducci: “Stormi di uccelli neri, com’esuli (brutti) pensieri, nel vespero migrar”.
Domenico Lascaro

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