MIGLIONICO.
Mi piace rievocare il titolo di un opuscolo
di Scotellaro per rispondere ai quesiti del
prof. Amati. Mi sfida sulle cause della
crisi che attraversano i partiti politici
italiani. Come mai, egli mi chiede, le
vecchie sezioni dei partiti non funzionano
più; sembrano letteralmente scomparse o, se
qualcuna ancora esiste, si aprono solo in
occasione di consultazioni elettorali.
Purtroppo è vero, caro Giacomo, le vecchie
sezioni dei partiti, che ci hanno visti in
passato protagonisti attivi, sono quasi del
tutto scomparse. Le cause sono molteplici e
riguardano la natura e il ruolo che
dovrebbero svolgere i partiti moderni.
Uno dei motivi più noti riguarda le
difficoltà economiche che attraversano
tutti. Dimezzati i contributi pubblici e
venuti meno i finanziamenti occulti, le
sezioni dovrebbero mantenersi solo con
l’apporto dei tesserati. Ahimè! Le tessere
si sono alquanto rarefatte. Per quali
motivi? Non è difficile rispondere. In parte
l’ho già anticipato in precedenti interventi
che tu stesso hai sollecitato. La diserzione
costante e progressiva delle urne elettorali
è il segnale più eclatante della sfiducia
che i cittadininutrono verso la politica.
Vent’anni e più di malgoverno, di riforme
promesse e mai realizzate, di occupazione
sistematica delle istituzioni; opere
faraoniche iniziate e mai terminate che
hanno sprecato risorse immani e fatto
lievitare il debito pubblico fino
all’inverosimile; non ultima,la corruzione
elevata a sistema, i cui devastanti effetti
cominciano appena ad affiorare; insomma una
politica ingannevole e fallimentare ha
generato una disaffezione totale verso tutti
i partiti tradizionali. Un altro elemento, a
mio avviso non meno importante, è la
mancanza di una gestione interna
autenticamente democratica.
Forza Italia - è sotto gli occhi di tutti -
è asservita ad un solo “padrone”, il quale
nomina in solitudine i rappresentanti di
ogni organismo, promuove o rimuove a suo
piacimento; si sceglie gli alleati a seconda
delle convenienze personali; improvvisa
strategie politiche su misura del suo
tornaconto. Il M5S, dopo un exploit
clamoroso, sembra sul punto di implodere.
Dopo un’incipiente e sterile opposizione
parlamentare, i due maggiori comprimari, a
furia di espulsioni, stanno perdendo la
stima e la fiducia di parlamentari e
sostenitori.
Al PD, partito cui mi onoro di appartenere,
non ho lesinato le critiche più dure. Basti
dire che ha disperso il patrimonio di
energie che ha accumulato nel tempo e
adottato una struttura verticistica a danno
di una reale partecipazione democratica;
lotte intestine hanno allontanato quanti
avessero competenze e passione politica; la
corruzione, diffusa anche fra i suoi stessi
componenti, ha fatto il resto.
Che cos’altro potevano fare gli ignari
cittadini, se non protestare con
l’astensionismo di massa, o votare
massicciamente per movimenti populistici?
Quale onesto e giovane cittadino, nelle
condizioni date, sarebbe minimamente
invogliato a iscriversi e frequentare
qualsiasi partito? Un discorso a parte va
fatto per la Lega Nord. Dopo il tonfo
elettorale subito a causa degli scandali
generati da Bossi e figli, Salvini,
approfittando della rabbia generalizzata
delle grandi periferie metropolitane, sembra
che acquisti ogni giorno consensi sempre più
consistenti.
L’alterigia e l’ostentazione del neo
segretario leghista e l’arroganza senza
freni del “Grillo parlante”, li portano ad
assumere atteggiamenti denigratori nei
confronti delle Istituzioni e dello stesso
Capo dello Stato. Facendo leva sugli istinti
primordiali del popolo, propongono l’uscita
dall’euro, l’abbassamento indiscriminato
delle tasse e la cacciata di tutti gli
immigrati dal territorio italiano. Insomma,
pur di riconquistare il consenso perduto,
non esitano a rinfocolare la rabbia e ad
eccitare gli animi dei più disagiati.
Non a caso il Presidente Napolitano, in
queste ultime ore, parlando all’Accademia
dei Lincei, consapevole del pericolo che
simili atteggiamenti possano generare nel
contesto sociale,ha pronunciato parole
durissime nei confronti di “posizioni
distruttive e sobillatrici” che danno luogo
ad una vera e propria “patologia eversiva”.
Chi si è sentito oggetto della reprimenda
del Capo dello Stato, sono stati Salvini e
Grillo. Quest’ultimo minaccia addirittura di
denunciare Napolitano per vilipendio.
Secondo me il Presidente si è rivolto non
solo ai “movimentisti”, ma anche alle frange
minoritarie dei partiti di governo, che
proprio oggi hanno ancora una volta
dimostrato la loro irresponsabilità. Per
motivi pretestuosi, in due Commissioni
parlamentari, hanno fatto andare sotto il
Governo. Evidentemente vogliono far
prevalere ragioni di posizionamento a
rischio della tenuta stessa della
maggioranza.
Non ripeto le critiche già espresse, ma non
posso non evidenziare come simili
comportamenti siano assolutamente
ingiustificati e rischiosi per il Governo.
Nel momento in cui l’Europa rischia di
smembrarsi a causa dell’incertezza politica
della Grecia; la crisi israelo-palestinese e
l’avanzata dell’IS minacciano l’ordine
mondiale; la crisi economica, lungi
dall’essere risolta, rischia di aggravarsi
ancora, gli “eroi” nostrani che fanno?
Rincorrono questioni particolari allo scopo
di mostrare ai propri seguaci le “imprese”
che son capaci di fare.
Il monito di Napolitano è che la politica
recuperi moralità. In che modo? Facendo
innanzitutto pulizia interna, espellendo le
mele marce e adottando misure efficaci
contro la corruzione dilagante; soprattutto
non cavalcando il malcontento e la rabbiadi
quanti si sentono derubati della propria
dignità. Nello stesso tempo si potrà
riottenere la fiducia dei cittadini solo se
i partiti sapranno sollecitare un minimo di
partecipazione e adottare metodi democratici
di gestione interna, pena il dissolvimento
degli stessi. Non solo si potrà un giorno
arrivare alla “democrazia matura”, caro
Giacomo, ma è dovere improcrastinabile di
ogni partito predisporre le condizioni per
realizzarla. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |