Home Page

 

Index Stampa locale e nazionale

Stampa pagina

MARGHERITA LOPERGOLO
29 Dicembre 2014

Montescaglioso
Presentazione del libro "Riflessi" di G. Potenza

di Margherita Lopergolo

MONTESCAGLIOSO. Il 13 Dicembre 2014 presso il chiostro del Convento delle Clarisse si e' tenuta la presentazione della prima pubbilcazione di Geltrude Potenza, intitolata "Riflessi", edita da Falco editiore: una raccolta di 28 poesie scritte da una madre di un piccolo uomo dagli occhi a mandorla,Gianvito.La malattia si rivela,nella cultura contemporanea,esperienza supremamente umana della propria finitezza.Prenderne coscienza e' un atto di onesta' radicale. La poesia e' un'espressione del cuore, una sensazione che il poeta sente il bisogno di comunicare. Propone una visione personale del mondo,associando realta' disgiunte,stabilendo legami che sfuggono all' 'uomo comune'.La poesia di Geltrude e' coinvolgente ,tocca le corde intime e segrete. Leggere le sue poesie ci apre un universo ignoto,forse solo immaginato,facendoci quasi toccare i sentimenti e le emozioni descritti.Sentimenti ALTRUI che riescono a dischiudere il nostro mondo interiore al suo mondo.Lasciatevi trasportare dai suoi versi che vi indurranno a RIFLETTERE su sentimenti universali quali il dolore,la gioia,la solitudine e la speranza.
La sua poesia traduce i sentimenti di madre e figlio e illumina di bellezza e armonia una vita piena di dolore.
Nella mente dell'autrice si affollano ricordi vissuti e mai dimenticati dal momento della nascita di Gianvito che ha stravolto completamente la sua vita, ha arricchito la sua personalita' con doti,abilita' e risorse che lei stessa non immaginava, cosi come succede a tutte le mamme per non aver rinunciato ad un Angelo con la Sindrome di Down.Geltrude ,ex presidente dell'Associazione Down di Matera,urla ai 'cittadini della nostra Italia' di non dimenticare che la disabilita' e' nella vita,riguarda tutti e non e' bene girarsi dall'altra parte...Non serve pieta', beneficenza,non serve commuoversi, ma partecipare tutti con responsabilita' al destino dell'umanita'.La diversita' spaventa,destabilizza,condanna alla solitudine,sostiene la dottoressa Rosa Fioriniello, neuropsicomotricista dell'eta' evolutiva' che ha curato la prefazione del libro .Ma lei,Geltrude, madre coraggio,mette a nudo la sua anima e ci accompagna nei meandri del suo cuore.
La poetessa esprime da un lato la sofferenza della vita e dall'altro l'accettazione della realta' , come unica soluzione per sopportare la vita triste e dolorosa, non avendo altro sbocco che la preghiera a Dio.
C'e' bisogno di una grande campagna per smuovere le coscienze sopite,sostiene l'autrice nella prefazione, per far vedere il disabile come una risorsa,nella consapevolezza che l'integrazione sociale delle persone con sindrome di down passi soprattutto attraverso la promozione dei diritti e la sensibilizzazione sulle loro reali capacita'. Il progetto di vita di un figlio nasce prima nella propria famiglia e prosegue con la collaborazione di una societa' civile partendo dall'idea che ognuno e' una ricchezza per l'altro. 'Quanto lontani sono i tempi dei mongoloidi',sostiene il dottor Eletto,assessore alla sanita' del comune di Montescagliososono: Gianvito lavora presso l'Azienda Sanitaria Materana .
Spiega il dottor Angelo Garbellano che l'inserimento lavorativo di Gianvito e' stato possibile grazie ad un emendamento di legge delibera della giunta regionale di Basilicata (1022/2003), che ha dato la possibilita' agli enti pubblici di facilitare l'inserimento lavorativo delle persone con disabilita' psichiche, senza concorso .
Sono rivoluzioni lente che procedono per avanzamenti e brusche frenate ,afferma l'assessore alla cultrura,dott.ssa Maddalena Ditaranto. A conclusione del dibattito il sindaco di Montescaglioso, ing.Giuseppe Silvaggi, ha ringraziato l'autrice per averci insegnato che il dolore serve a maturarci non a toglierci dignita'.
Siamo appena all'inizio!Tutto e' ancora fragile e la spinta interiore verso un'umanita' qualitativamente altra rende l'avventura affascinante, vibrante di tensione.
Margherita Lopergolo

....................................................................

Il viaggio di una donna alle prese con uno dei ruoli più difficili che possa toccare a qualcuno oggi. Era il 1985. Lei, insegnante, è alle prese con uno di quegli eventi inaspettati, che si posson definire come un terremoto di vita. Ha 2 figli all‘epoca. Uno di loro, particolarmente simpatico, bello, buffo, testardo, dolcissimo. E diversamente abile. Un libro che parla dell’esser madre di ogni figlio, quando loro chiedono di reinventarsi e ridiventare. L’opera nasce dapprima sottoforma di diario privato, proprio per non nascondere sotto il tappeto della consapevolezza, le proprie ferite e fragilità. Diario che diventa per l’autrice un motore di incontri, dibattiti, esperienze, fonte e testimone di una crescita continua, grazie agli sguardi che ha incontrato e che continuerà ad incontrare. Affascinante, per la delicatezza e poesia con le quali avvicina una problematica impegnativa, alle volte impenetrabile e scomoda, quella della diversità. Mette l’accento sulla speranza di avvicinarla, superando il dolore, la rabbia e la sofferenza. Ovviamente, l’autrice, non dà soluzioni, ma lascia aperta la possibilità di riflettere, di pensare ad altre storie che per quanto diverse hanno con questa delle analogie e lasciar nascere in noi il desiderio di impegnarsi, cercando e sperimentando nuove modalità per rapportarsi a chi è diverso.
La diversità non deve necessariamente esser associata ad un limite, ma può esser fonte di peculiarità e potenzialità. Con ciò non si vuol nascondere sotto una proiezione ideologica le difficoltà, a volte drammatiche, che oggettivamente, deve affrontare chi vive una tale situazione. Piuttosto si tratta di cogliere una realtà che c’è, provoca e smonta, per il fatto stesso di esistere, i modelli sociali e individuali basati sull’apparenza, il successo, il potere e l’efficienza. Siamo noi, cosiddetti adulti occidentali, tanto moderni, tecnologici ed industrializzati che continuiamo a mettere e porci dei limiti. Basti pensare ai bambini. Loro son tabula rasa. Apprendono ed imparano per emulazione ed imitazione dei grandi. Se noi, grandi, insegneremo loro a deformare, a distorcere, a vedere limiti e diversità, anche loro lo faranno. Ma se invece insegneremo loro a vedere l’esser speciale della diversità, se li educheremo a sviluppare la sensibilità, loro accarezzeranno la realtà con questi principi. Noi, abbiamo un dovere non solo morale, ma anche civile, verso di essi. I piccoli di oggi saranno i grandi del domani. Ma saranno i grandi del futuro sulle orme degli adulti del presente.
Non dimentichiamoci che è attorno a queste persone “diverse” che si son sviluppate le esperienze comunitarie più significative, basate sui principe della solidarietà e di giustizia. Non dimentichiamoci delle battaglie intraprese per il riconoscimento dei diritti all’integrazione, all’accessibilità. Basti pensare alla sottoscrizione della Convenzione Onu del 2007, sui diritti delle persone con disabilità: convenzione che parla di inclusione, parità di trattamento ed opportunità, visione globale della persona, inserita in una determinata situazione socio-ambientale, proprio perché l’integrazione avviene solo con un’attiva partecipazione alla vita comune. Ma questo non è bastato, e non basta. Ad esempio, in Italia nel 2005 erano circa 42.400 i bambini tra 0 e 5 anni con disabilità; oggi sono circa 2.615.000, pari quindi al 5% dell’intera popolazione, ancora soggette a discriminazioni e disparità, in ogni ambito, dalla vita sociale, alla scuola, al lavoro, all’accessibilità a beni e servizi. Ed anche in relazione a ciò, che l’autrice decide, coraggiosamente, di render pubblica la sua esperienza di vita positiva, per raccontare la disabilità come risorsa, per darle dignità, perché esistono disabilità nelle quali la sofferenza non può esser annullata con un decreto, una convenzione o nominalismo. Và rispettata, condivisa, nella prospettiva della vicinanza, dell’esser insieme, nell’avere e nel darci responsabilità condivise. Loro non sono portatori di un handicap, bensì, ogni giorno combattono contro questa etichetta per ridurla, annullarla, per farsi accettare dalla società con i loro dati, e connotati, irreversibili.
Noi dobbiamo accettare e affrontare la sfida. Perché nel momento in cui decidiamo di star accanto a qualcuno che è diverso, di sostenerlo, accompagnarlo nel percorso di vita, nel momento in cui decidiamo di prenderci cura dell’altro, noi stiamo semplicemente decidendo di prenderci cura di noi stessi. Rosa Fioriniello (Neuropsicomotricista dell’età evolutiva)

Created by Antonio Labriola-Mail - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375