MIGLIONICO
Uno sciopero con i fiocchi

MIGLIONICO. Non potevo lasciare senza commento un evento che non accadeva da decenni: lo sciopero generale della scuola. Martedì 5 maggio u.s. il mondo della scuola, appartenente a tutte le sigle sindacali, è sceso nelle piazze per protestare contro il governo Renzi. A detta degli inviati televisivi, le piazze erano nientemeno sette, con numerosi strascichi nei piccoli comuni.
Migliaia – che dico, centinaia di migliaia - di partecipanti hanno sfilato per le strade con cartelli coloratissimi e gigantografie della Giannini e di Renzi. La Camusso, visibilmente soddisfatta, procedeva alla testa del corteo. Attorniata da decine di vecchi professori, sprizzava gioia da ogni parte per avvertire Renzi che finalmente si fa sul serio. Landini non si è fatta sfuggire l’occasione per farsi riprendere sorridente.
La kermesse ha coinvolto docenti di ogni partito, in prevalenza dello stesso Pd. Insomma, sfilava l’intero arco costituzionale. Tutti avevano un motivo per protestare: i precari di tutte le epoche, per rivendicare da subito l’assunzione; i docenti di ruolo, per il rinnovo del contratto; i sindacalizzati, per contestare la minaccia del Preside-sceriffo; i più anziani, per andare al più presto in pensione; il personale non docente, per il troppo lavoro; gli studenti, si sa, per protestare comunque. I più politicizzati contestavano il “filo rosso autoritario” di Renzi. Un’attempata docente rivendicava perfino il diritto alle creme antirughe. A ben vedere è stato uno sciopero caleidoscopico, a raggiera multipla.
Mi si perdoni l’amara ironia, ma la questione è oltremodo seria; per certi versi, drammatica. Non si può scherzare sulla pelle di migliaia di giovani che aspettano da anni di veder realizzato il sogno di un posto di lavoro. Giusta la rivendicazione, ma sbagliato il modo di porre il problema. Se i sindacati hanno motivo di togliersi qualche sassolino dalle scarpe per contestare il “nemico” Renzi, non è col ricorso ad uno sciopero che rivendichi, in modo generico, tutto e il contrario di tutto.
Evidentemente è stato il pretesto per affermare un principio politico: non riconosco la tua autorità. Così facendo, hanno fatto un bel regalo al Premier. Difatti ha già promesso di soddisfare qualche richiesta; solo qualcuna;l’impianto generale della riforma non si tocca. Si va avanti. Una sola, chiara rivendicazione andava rivolta al governo, che avrebbe costretto Renzi di fronte alle sue responsabilità: realizzare integralmente il progetto della “Buona Scuola” che aveva, con tanta enfasi, promesso e rimangiato impudentemente.
Era un disegno riformatore che investiva tutti gli aspetti della scuola italiana: gestione del personale, formazione e aggiornamento, istituzione di una scuola ad alta professionalità per formare i dirigenti scolastici; riordino degli organi collegiali, autonomia didattica e amministrativa, nuove modalità di valutazione, ripristino totale del Tempo Pieno, assunzione di almeno 150.000 docenti.
Che cosa rimane di tutte queste belle promesse? Quasi nulla. Tutti gli impegni sono stati ridimensionati o cancellati. Il ministro Padoan ha tagliato i fondi. La ministra Giannini non sa più come giustificare le sue manchevolezze. Voleva eliminare il precariato, ma rischia di far peggiorare la situazione. Se non pone mano a un nuovo sistema di formazione dei docenti, con i concorsi a ripetizione che intende bandire, creerà dei falliti a vita.
La sua ultima gaffe è stata davvero inconcepibile: l’idoneità all’insegnamento, l’ha paragonata ad una patente di guida, per cui non da diritto ad alcuna assunzione. Non si può giocare con la dignità di tanti giovani che,per conquistarsi un’opportunità di lavoro, hanno speso tempo e denaro; sopportato sacrifici immani, per vedere il loro impegno paragonato all’umile patente di guida.
Lo stesso Renzi, per giustificare il taglio delle assunzioni promesse, ha osato discettare sul significato di idoneità: essere idonei, ha sentenziato, non significa risultare vincitori. Giusto. Perché, allora, non coprire i posti previsti inizialmente nel bandodi concorso? Perché agli idonei di oggi non si riconoscono gli stessi diritti di quelli di 10/20 anni fa? Perché promettere a tutti l’assunzione e negarla impudicamente, strada facendo? Sarebbe stato meglio tacere; non ingannare e illudere migliaia di giovani e innumeri padri e madri di famiglia. Ci mancava solo l’ennesima sortita della Giannini, la quale non si è resa conto della grave offesa arrecata alla dignità di tanti diplomati e laureati, in trepida attesa di un posto di lavoro.
Ieri si è svolto un incontro in via del Nazareno – infausto luogo di trattative – tra esponenti del Pd, Orfini e la Puglisi, e i rappresentanti sindacali. Con quali risultati? Pressoché nulli. Giustamente i rappresentanti di categoria pretendono di trattare direttamente col Governo, non con esponenti di partito, senza alcuna autorità.
Se non si arriva a un accordo che soddisfi le esigenze di tutti – purtroppo, ho il presentimento che sarà proprio così - il disegno di legge sarà approvato nei termini e nei contenuti stabiliti dal Governo; saranno assunti, forse, centomila precari; solo quelli che, in modo o nell’altro, già operano nella scuola. In sostanza nulla cambierà realmente nel sistema scolastico italiano, da sempre in attesa di un intervento risolutivo che ponga la formazione dei cittadini all’altezza dei più civili paesi europei.
P.S. Civati ha lasciato il Pd e progetta di fondare un nuovo partito di sinistra. Se Fassina e Landini ne faranno un altro, avremo fatto tombola. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it)

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