In ricordo di mio padre

 
Caro papà
ho sentito il desiderio di scriverti.
Oggi è il 21 ottobre del 2019 e sono trascorsi quarant ‘anni dalla tua morte.
Ricordo l’ultima volta che ho inviato un mio scritto, è stato durante il servizio militare.
Mi ritorna alla mente l’ultima conversazione telefonica del 21 ottobre 1979, era una domenica.
Eri contento, la settimana precedente eri stato a Bari per un controllo clinico.
ll cardiologo aveva confermato che “ il tutto” procedeva secondo il protocollo medico.
In quella telefonata , oltre i consueti convenevoli,mi chiedevi in modo particolare come procedesse la gravidanza di Clara.
Felicissimo, saresti diventato nonno!! e il nascituro sarebbe stato un maschio………..Francesco.
Mamma mi raccontava che l’ avvenimento destava in te felicità e gioia,
e durante la giornata, appena avevi l’occasione di parlare con qualcuno, esternavi questa letizia.
Quella domenica avevi mangiato le orecchiette,fatte da mamma, condite con il sugo dell’agnello e bevuto un buon bicchiere di vino (la domenica avevi l’abitudine di comprare il vino imbottigliato: usanza da te sempre mantenuta ).
Ti sei recato dopo il pranzo, come consuetudine, al bar.
Sei entrato nel locale, hai ordinato una tazza di caffè e hai parlato delle partite di calcio della giornata ma purtroppo il dibattito in corso si è dovuto interrompere, perché all’improvviso ti sei accasciato al suolo .Un arresto cardiaco ti ha portato via!
Non sono valsi a nulla purtroppo i tentativi di tutti i presenti per rianimarti.
Con l’occasione ringrazio tutti coloro che ti sono stati vicino, amici di sempre,non li elenco per la paura di dimenticare qualcuno.
Mamma è stata subito informata. Dopo un pronto intervento del Dr Veneziano, sei stato portato a casa, su una sedia, riparato con una coperta.
La tragica notizia è pervenuta a Roma,comunicatomi con estrema delicatezza dal caro zio Vincenzo.
Ricordo l’interminabile viaggio in treno in compagnia dello zio Vincenzo.
Alle ore 6 del giorno seguente , alla stazione di Ferrandina ,era già pronto, come al solito,il cortese Franco.
Ti rivedo nella bara del salone di casa, piena di parenti e amici. Velocemente mi si sono manifestati i nostri momenti felici,
i ricordi del tempo trascorso insieme, periodi sereni e tristi. I conviviali con gli amici di famiglia , passati a casa o nella casetta di Fontana di Noce.
Ti ravviso nella rivendita di “sali e tabacchi”, sempre in giacca a gestire la tua attività,disponibile con chiunque anche se ogni tanto ti” incavolavi “ quando il tutto non procedeva secondo la tua modalità. Poi tornavi nella normalità e ti sedevi fuori il negozio e salutavi le persone continuando a fumare la tua “Serraglio”.
Non ti ricordo mai in atteggiamenti litigiosi, ma bensì disposto a trovare una soluzione a qualsiasi problema e aperto verso il prossimo. Eri un uomo generoso.
Orgoglioso della tua famiglia di origine: nonno Domenico un ‘artigiano nel vero senso della parola, nonna Angiolina, una donna virtuosa e buona dedita alla conduzione dell’attività familiare. Fiero di avere un fratello medico, zio Peppino, e compiaciuto di zio Alfredo, eroicamente morto durante il secondo conflitto mondiale (deceduto il giorno del tuo compleanno che da quel fatico 16 marzo 1942 non hai più voluto festeggiare) e premuroso e attento nei confronti zia Titina, considerata la regina della casa.
Zelante nei miei riguardi e di mia sorella Angiolina e amorevole verso mamma .
Hai trattato come una figlia Angela Capodaglio, vissuta nella nostra famiglia,  e il giorno del suo matrimonio l’hai condotta sull’altare.
Dopo tanti anni , ho potuto constatare la mancanza di“ profondi dialoghi” fra noi due.
Sì, parlavamo! Nei nostri colloqui emergeva la tua personalità impregnata sulla tua autorevolezza,mascherata però dalla grande bontà fatta di doveri e obiettivi da conseguire.
Il tuo esempio di vita, modello da tenere presente per andare avanti.
Bisognava seguire il tuo” schema “ come tu, a sua volta, avevi inseguito tuo padre.
Rammento la lunga conversazione avvenuta dopo il conseguimento del mio diploma di licenza media inferiore.
In quella occasione ho avuto la facoltà di esternare liberamente il mio “parere”.
Avevo voglia di continuare per gli studi classici (quindi iscrivermi al ginnasio-liceo).
In quel colloquio ho constatato la tua difficoltà, ho ascoltato con calma il tuo ragionamento e le tue giuste motivazioni.
La nostra famiglia in quel periodo stava affrontando delle difficoltà economiche.
Pertanto non potevo permettermi di frequentare un liceo con necessaria iscrizione all’Università, dovevo ripiegare su un diploma che mi consentisse di accedere facilmente nel mondo del lavoro.
Quel famoso e caldo pomeriggio di agosto mi sono chiuso nella mia stanzetta e ho pianto.
Ho saputo e ho preso atto della tua sofferenza , poiché tu desideravi ardentemente che mi laureassi ( tu preferivi in Veterinaria).
Credimi papà non conservo alcun rancore per questo:in quel momento era l’unica decisione giusta.
Il 16 Novembre 1978:giorno della mia laurea, per te è stato un giorno di riscatto.
Papà in questi anni la tua “persona” è stata importante.
Ti rimembro ogni giorno tramite mio figlio Francesco che non hai avuto la possibilità di conoscerlo.
Cerco di seguirti, non so se ci riesco quotidianamente, nei tuoi “valori “ sebbene non esternati ma da te applicati.
Quando torno a Miglionico e qualche giovane non conoscendomi chiede notizie di me, non mi qualifico ma affermo con orgoglio:”sono lu figl di C’CCIE’LL Sarl”.
Buon riposo papà, un abbraccio .
Roma, 21 ottobre 2019
Mimmo Sarli 

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