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Giacomo Amati

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GIACOMO AMATI

24 Ottobre 2014
  Miglionico. Storie di ordinario disagio. Anna Maria Giannella lancia un appello per la sua situazione
"Ma per pagare le tasse devo forse vendermi la mia piccola abitazione?"
di Giacomo Amati

MIGLIONICO. In tempi di recessione, di austerità e di crisi economica non è per niente semplice la vita per tante famiglie miglionichesi monoreddito che possono contare su di un salario mensile di poco più di mille euro: si fa fatica ad arrivare a fine mese. Certamente, non se la passano meglio i giovani della cosiddetta “generazione 300 euro”: ovvero, i giovani laureati alle prese con un lavoro precario, magari in nero, che frutta loro una paga mensile (si fa per dire) di appena 300 euro: una vera e propria elemosina. Che dire, poi, dei disoccupati e di chi è costretto a stringere la cinghia ed a sbarcare il lunario senza poter contare su di una pur minima indipendenza economica? In questo quadro di grigiore assoluto si inserisce la storia di vita di una giovane miglionichese, Anna Maria Giannella (38 anni), da sempre disoccupata, invalida civile al 100% che vive da sola in un appartamento di 85 metri quadrati, in via Dante, donatole dai suoi genitori: ovvero, dal padre Antonio Giannella, pensionato edile e dalla madre Graziella Perrino, casalinga. Anna Maria tira avanti la vita di tutti i giorni con una pensione sociale, il cui importo mensile è di 285 euro, a cui si aggiunge un assegno mensile di 235 euro che le viene elargito dalla Regione Basilicata, quale somma forfettaria di rimborso spese, riservata alle persone disabili, costrette a sostenere continue spese per le trasferte, quasi giornaliere, presso i centri di riabilitazione e gli ospedali regionali, ove si recano per sottoporsi a visite di controllo o per ricevere importanti cure mediche. “Vado avanti – racconta Anna Maria – perché spesso mi aiuta economicamente mio padre che vive con una pensione mensile di 1270 euro. Da sola, senza usufruire dell’aiuto economico dei miei genitori, con un assegno complessivo di appena 540 euro al mese, per sopravvivere, avrei dovuto chiedere l’elemosina”. Le prime difficoltà per Anna Maria cominciarono ad affiorare all’età di sette anni: le fu diagnosticato un’insufficienza renale che, ben presto, la costrinse a sottoporsi, per due anni, a dialisi. Poi, nel 1992, fu costretta a ricorrere a un intervento chirurgico molto delicato: al trapianto di un rene che le fu donato dalla madre. Due anni dopo, nel 1994, Anna Maria si confrontò con un altro calvario: un aneurisma al cervello la costringe a sottoporsi ad un’altra complessa operazione alla testa. Da allora, ha perso la sua autonomia, è affetta da frequenti stati d’ansia e per curarsi, è costretta a ricorrere, ogni giorno, alla somministrazione di ben tredici farmaci: dieci sono mutuabili: gli altri tre, invece, sono a pagamento, per una spesa complessiva di circa 70 euro al mese. In questi giorni, è costretta a confrontarsi con l’ennesima difficoltà: dovrà pagare le tasse comunali: 132 euro per la Tasi (Tariffa sui servizi indivisibili) e 135 euro per la Tari (Tributo per i rifiuti). A queste spese, ovviamente, bisognerà aggiungere quelle consuete, relative alle bollette del gas, acqua e luce. “Nel 2008 – conclude con amarezza Anna Maria – non mi è stata accolta la richiesta volta ad ottenere il sussidio mensile di accompagnamento. Per pagare le tasse, sarò costretta, forse, a vendere la mia abitazione?” Da qui, la preoccupazione, che rischia di diventare quasi un incubo: come farà Anna Maria a pagare tutte queste tasse, potendo contare su di un assegno mensile di appena 540 euro? Ne discende un duplice appello: il primo è rivolto al sindaco Angelo Buono; il secondo è per Matteo Renzi, il presidente del Consiglio dei Ministri, affinché possano fare qualcosa a favore di una persona bisognosa che non sa come poter assolvere ai suoi doveri di cittadina italiana. Giacomo Amati

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