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Giacomo Amati

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GIACOMO AMATI

28 Ottobre 2014
  Miglionico
Criticità per l'olivocltura miglionichese
di Giacomo Amati

MIGLIONICO. Si prefigura una preoccupante situazione di criticità per l’olivicoltura miglionichese. Simbolo di pace e di longevità, l’olivo, che è la pianta che meglio caratterizza il paesaggio agricolo dell’agro, è stato attaccato da due agenti patogeni: uno è costituito dalla mosca olearia, da sempre, acerrimo nemico delle olive; l’altro, invece, è rappresentato da un’insidiosa malattia, che gli olivicoltori chiamano la “lebbra” delle olive, il cui effetto devastante consiste nel causarne la caduta dai rami, attraverso un processo di indebolimento del loro picciolo. Ne discende che tutto il locale comparto olivicolo, che rappresenta il settore più importante dell’agricoltura miglionichese, ne risulta penalizzato al massimo. In particolare, in un paio di contrade dell’agro, si nota uno scenario desolante: alcuni oliveti sono già spogli, come se la campagna della raccolta delle olive si fosse già conclusa, prima ancora di iniziarla. Sono tanti gli alberi che ne sono prive: sia per il mancato germoglio sia per la prematura caduta di quelle che sono state già assalite e divorate dal vorace verme distruttore, il “cannibale”: ovvero la mosca olearia. Risultato: da una prima stima approssimativa, soprattutto, nelle contrade maggiormente colpite dal flagello, si calcola che la produzione delle olive abbia subito un calo del 40% rispetto a quella degli anni scorsi. Siamo in presenza, forse, di una vera e propria “epidemia”? “Purtroppo – spiega Nino Comanda, ex capo diga di San Giuliano, in pensione, ed esperto olivicoltore – quest’anno si sono verificate delle condizioni climatiche negative (frequenti piogge ed umidità diffusa) che, certamente, non hanno favorito la produzione delle olive. Alcune piante sono state sottoposte ad una situazione anomala, di “forte stress”, al punto da causare la prematura caduta delle olive”. Quali ne sono le conseguenze? “I danni già accertati – spiega Comanda – sono di due tipi: il primo riguarda la rilevante diminuzione della quantità delle olive prodotte; il secondo, invece, chiama in causa la diminuita resa dell’olio prodotto dalla molitura delle olive. La situazione è veramente preoccupante: se ne registra un sensibile calo: di norma, è di 20 chili per 1 quintale d’olive; adesso, invece, il rapporto è completamente cambiato: per 1 quintale di olive sottoposte a spremitura, si ottiene una quantità di olio che oscilla tra i 12 e i 15 chili”. Ma, allora, gli olivicoltori sono nei guai? “La situazione è critica: il sindaco Angelo Buono – conclude Comanda – valuti la possibilità di chiedere all’assessorato all’Agricoltura della nostra Regione la deliberazione di un intervento straordinario a favore degli olivicoltori”. Intanto, si calcola che il prezzo del nuovo olio, “l’oro giallo” del settore agricolo locale, in virtù del brusco ridimensionamento delle rese, non costerà meno di 6 euro al chilo. Unica consolazione: meno male che la qualità dell’olio è più che buona.  Giacomo Amati

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