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Giacomo Amati

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GIACOMO AMATI

16 Dicembre 2014
Miglionico
La terra, la scuola e l’uomo
“L’ambizioso progetto della riforma fondiaria come progetto culturale” di  Margherita Lopergolo
di Giacomo Amati

MIGLIONICO. La terra, la scuola e l’uomo. Su questi tre elementi salienti èincentrato il libro, “L’ambizioso progetto della riforma fondiaria come progetto culturale”, scritto dalla professoressa Margherita Lopergolo, ed. “Amico Libro”, di Giuseppe Bellone, Montescaglioso (novembre 2014). Il volume, che è strutturato in tre capitoli, per complessive 158 pagine, descrive due temi di vitale importanza per lo sviluppo economico, culturale e sociale del territorio del Materano: si tratta della riforma fondiaria e della questione dell’analfabetismo. Il libro, che si avvale di due prefazioni firmate da Anna Ziccardi, dirigente dell’Alsia, (la prima) e da Angelo Garbellano, ex vice presidente della Provincia di Matera, (la seconda), facendo riferimento a dati oggettivi inoppugnabili,  (leggi, documenti e statistiche), racconta un secolo di vita della regione Basilicata. Leggere questo volume, che, tra l’altro, è impreziosito da un’ampia bibliografia, significa compiere un “viaggio” nel tempo, alla scoperta di molteplici stili di vita del popolo lucano. Ma, il valore aggiunto del testo, che comincia con la poesia, “Ti chiedi chi sono”, del poeta materano Giuseppe Ambrosecchia, è rappresentato non solo dalla descrizione della storia di un secolo di vita sociale della Basilicata, ritratta, ovviamente, in alcuni aspetti (quello culturale ed economico sono i più significativi), ma soprattutto è costituito dalla visione dell’anima di un popolo coraggioso, umile, operoso, che non s’arrende di fronte alle difficoltà della vita, ma è capace di lottare strenuamente per far valere i propri diritti. Uno dei pregi del libro, quindi, va ricercato dalla bravura dimostrata dall’autrice nel mettere in luce l’identità della gente lucana che si fonda sulla sua dignità, sull’orgoglio e sulla sua capacità di sacrificarsi per riscattarsi da condizioni di vita non certo soddisfacenti. La scrittrice porta il lettore a capire quelli che erano i veri problemi di vita delle persone lucane nell’immediato dopo guerra: innumerevoli erano le situazioni di criticità. Tra di esse, però, ne spiccavano due: la povertà economica e quella culturale. Due disagi correlati. Due problemi che, da sempre, hanno pesato, come macigni, sulla qualità della vita dei lucani. Da qui le ansie e le lotte intraprese dai contadini per emanciparsi dalle condizioni di arretratezza, tipiche di un’economia sottosviluppata. Conclusione: vale proprio la pena di leggere queste commoventi pagine di storia regionale: gettano fasci di luce su luoghi e situazioni di vita: su tante vicende che, in fondo, rappresentano le radici della nostra vita. La nostra carta d’identità. Sono pagine avvincenti, che si leggono d’un fiato: in esse vengono descritte scene di vita che parlano direttamente al cuore ed alla mente del lettore: non suscitano “vergogna”, ma soltanto ammirazione per un popolo dedito alla ricerca del lavoro. Un popolo che non disdegna la fatica nei campi, neppure quella più dura: la vive e la ama. Ne fa un mezzo di riscatto. Allo stesso modo, i contadini lucani vogliono sconfiggere l’analfabetismo. Capiscono il valore della conoscenza. Vogliono imparare a leggere i libri per essere più liberi. E’ un volume bellissimo: fa amare la civiltà contadina. E’ un libro prezioso. Imperdibile. Giacomo Amati

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