Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

11.03.2016

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MIGLIONICO
Nonni e nonne: maestri di vita e "ammortizzatori sociali"

MIGLIONICO. Il trenta per cento della popolazione miglionichese, che conta 2510 abitanti (dati aggiornati al 31 dicembre 2015), è costituita da persone anziane, con un’età superiore ai 65 anni. Cosa rappresentano? Ebbene, sono depositari di conoscenze e tradizioni; custodiscono la memoria viva del passato prossimo e conoscono bene la storia contemporanea, soprattutto quella del dopo guerra, caratterizzata dallo sviluppo economico e da molteplici “rivoluzioni” in ogni settore della vita sociale, economica, sportiva e culturale della comunità miglionichese. Sono testimoni di innumerevoli vicende. In altre parole, sono “maestri di vita”, capaci di dare tanto ai loro nipotini, ma anche di ricevere da loro il dono di sentirsi utili, preziosi e amati. In pratica, in virtù dei cambiamenti epocali che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato la famiglia, oggi, non esistono più i nonni autorevoli, ma appartati di una volta. Al contrario, sono al centro delle relazioni familiari e sociali. Sono considerati la “generazione fortunata” perché hanno ottenuto consistenti benefici dai progressi economici, scientifici e tecnologici che si sono registrati in Italia negli ultimi decenni. Sono nonni e nonne (ovviamente) che, dopo aver studiato, lavorato e partecipato, più o meno direttamente, a importanti avvenimenti politici e civili all’interno della comunità, adesso sono pronti a fare la loro parte con altri ruoli, come nonni, appunto, aiutando i figli in tutti i modi. Svolgono anche il compito di “ammortizzatori economici”, mettendo a disposizione il loro tempo libero, aiutando i loro figli a risolvere tanti problemi organizzativi e di gestione del tempo nell’arco della giornata. All’uscita dei bambini da scuola, per esempio, si vedono più nonni che genitori. Ma l’apporto più importante che i nonni offrono è quello affettivo, amando esplicitamente i loro nipoti, più dei loro figli, che sono stati amati di “nascosto”, per non “viziarli” troppo. Giacomo Amati

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