Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

18 Luglio 2017

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Nunzia Dimarsico premiata nel concorso "Universum Basilicata"
 

MIGLIONICO. Una luce sempre accesa nel panorama letterario miglionichese: è la poesia di Nunzia Dimarsico (52 anni) che, con la sua lirica “La quiete dell’indifferenza”, è stata premiata nell’ambito della quarta edizione del concorso letterario internazionale di poesia “Universum Basilicata”, a cura dell’associazione culturale “Universum Academy Switzerland”, presieduta dalla professoressa Novella Capoluongo Pinto. Un riconoscimento prestigioso che va a suggellare il talento poetico di Dimarsico, che scrive liriche sin dall’età adolescenziale ed è autrice di oltre mille componimenti poetici. Nella fattispecie, l’autrice miglionichese s’è classificata al terzo posto per la sezione “B1-Gli indifferenti”, categoria adulti, ispirata dalla seguente idea di Papa Francesco: “La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida di altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”. La cerimonia della premiazione s’è svolta lo scorso 21 marzo, in occasione della “Giornata mondiale della poesia” presso il teatro “Stabile” di Potenza. Nella circostanza, Dimarsico è stata premiata con una targa ed una pergamena che reca la seguente motivazione: “La quiete è metafisica dell’indifferenza: è analisi e, insieme, celebrazione di essa, nelle sue indefinibili sfumature. E’ scelta definitiva e contrapposta alla scelta violenta e passionale dell’amore”. Al centro della poesia scritta da Dimarsico, costituita da otto strofe per complessivi trenta versi, c’è il tema dell’indifferenza, concepita come insensibilità e mancanza. Assenza di cosa? Semplice: per la poetessa, l’indifferenza prefigura un “vuoto affettivo” che causa solitudine e dolore: è come una “prigione di pensieri”. E’ anche silenzio. E può essere pure uno scudo, un guscio protettivo, un meccanismo di autodifesa al quale si ricorre per non soffrire di fronte alle delusioni ed alle vicissitudini della vita. La lirica, così ricca di contenuti ed immagini che catturano l’attenzione del lettore, è uno struggente canto di solitudine: descrive l’uomo che sembra camminare da solo, guarda gli altri, ma è come se non li vedesse. E dà la sensazione che lui stesso non riesce a capire chi sia veramente. Ma è solo un’impressione apparente: l’uomo è chiamato a mettere le “ali per spiccare il volo in altri cieli, lì dove i gabbiani e gli usignoli si agghindano dei canti puri, senza gli echi di paure”. Ne discende che l’uomo d’oggi dovrà uscire “fuori da ogni ombra” per appropriarsi della capacità di essere libero: lontano dalla solitudine, libero dalla prigione dell’egoismo, libero da una sorta di autonegazione, dall’incomunicabilità e, quindi, da una vita senza senso. Per vivere nella luce dell’amore per il prossimo. Giacomo Amati

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