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ANTONIO CENTONZE


7 Novembre 2014

L’elisir della vita
di Antonio Centonze

MIGLIONICO. L’elisir della vita. E’ il libro del poeta materano Giuseppe Ambrosecchia che sabato è stato presentato nell'auditorium del Castello del Malconsiglio. A coordinare e a dare una chiave di lettura alle innumerevoli poesie che raccontano la vita del poeta materano, è stata Margherita Lopergolo. Un progetto, “I Tre Confini della letteratura”, promosso dalla casa editrice “Amico Libro” che vedrà coinvolti paesi della provincia in diverse iniziative culturali. L'ambizioso progetto, afferma il presidente della casa editrice, Giuseppe Bellone, ha come obiettivo finale la pubblicazione dell'opera vincitrice del festival della parola.
“Oggi, in un'epoca caratterizzata da troppa fretta, da disattenzioni e vuoto c'e' ancora un posto per la poesia e meno male!”, precisa la Lopergolo che aggiunge: “La poesia di Ambrosecchia, coinvolgente, nobile, elevata, rassicurante, è per noi uno scrigno prezioso di memoria storica della comunità materana e di acquisizioni di cose vissute. Le innumerevoli tematiche della sua poesia ci propongono una visione di un mondo autentico, quello dell'infanzia, che rimane vivo anche in età adulta, senza perdere mai il contatto con le sue radici. Il carattere fondamentale della poesia di Ambrosecchia è una lingua molto elaborata in cui termini ricercati si uniscono a quelli più comuni, a parole antiche e a espressioni del dialetto materano, aperto a ogni tipo di fantasia, fino a raggiungere effetti sorprendenti.” Le poesie sono state recitate con maestria da Emanuele Canterino, Nunzia Dimarsico, Carmelo Caldone, Grazia Acito, Annalisa Marinaro e Lucia Frescura accompagnate dalla tromba di Teo Comanda. Un’interessante lettura dell'opera è stata data dalla dott.ssa Rosa Fioriniello, consulente educativa per la comunicazione alternativa, che ha sviscerato le tematiche predominanti dell'opera. “Il libro di poesia –ha precisato la Fioriniello, è come un rametto di nespole. Potrebbe sembrare un’un analogia strana ma, poesia e nespole, come gli antichi usi ci insegnano, regalano la conoscenza. Ambrosecchia, uomo e maestro di vita, insegna, racconta, modella, come uno scultore con il suo marmo, dona, questa possibilità, rammentandoci che solo tenendo presente tutto ciò, possiamo raggiungere l’elisir di un’esistenza degna e felice, libera dai sensi di colpa, in cui ogni cosa torna dove deve essere, nel posto esatto. Così, lui, uomo, marito, padre, nonno, parla a suo nipote, alla sua compagna, ai suoi figli, non dimentico di esser stato, a sua volta, anch’egli figlio, di quel padre e di quella madre, di cui delinea e disegna i contorni, tuttavia non sbiaditi dal tempo che passa, galoppa, lacera, tentando di portar via, perché ancora e sempre presenti nella sua memoria, nei suoi ricordi.” Con una buona partecipazione di pubblico la serata si è conclusa con i saluti della presidentessa dell'associazione “Matera poesia 1995' e con l'intervento musicale della tromba di Teo Comanda. Antonio Centonze

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