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ANTONIO CENTONZE


17 Dicembre 2014

Miglionico - Santa Lucia
La Proloco a Miglionico riaccende la tradizione
di Antonio Centonze

MIGLIONICO. Il falò di Santa Lucia, cultura e tradizione. L’usanza, tramandatasi negli anni, ha visto nel falò del 13 dicembre, dedicato a Santa Lucia vergine e martire da Siracusa, un appuntamento cui i miglionichesi non hanno saputo rinunciare. Un appuntamento perdutosi con le nuove generazioni protese più verso la tecnologia che al rispetto delle tradizioni contadine e popolari, da cui il falò fino a noi è arrivato. La Pro Loco ha riacceso da qualche anno la fiammella delle antiche tradizioni. Ed il falò è una di quelle da rivalutare. “I falò di Santa Lucia –precisa la presidente Angela Centonze - sono stati negli anni motivi di confronto fra i vari rioni. Ogni rione aveva il suo falò che doveva brillare alto nel cielo per aggregare più gente possibile, attorno al fuoco. Nei rioni Torchiano, Convento, Sant’Angelo oltre a quello del Castello, cui si sono aggiunti negli anni i nuovi della Pila e del Mulino, a partire dagli inizi di dicembre era un andirivieni di persone, in prevalenza ragazzi, che si dedicavano alla raccolta e accatastamento ordinato di legna e rami secchi da ardere per costruire al centro del loro quartiere il falò dedicato alla Santa. E il 13 dicembre, giorno indicato come solstizio d’inverno, (Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia), prima della riforma dei calendari, diventava una giornata di festa collettiva. Tutti gli abitanti scendevano in strada per trascorrere la serata intorno al falò. Dai carboni ardenti si sprigionava il profumo di patate, fave, ceci, castagne e carne arrosto che con un bicchiere di vino, portati convivialmente da qualcuno dei partecipanti, riscaldava la solitamente gelida serata invernale.” Le origini dei falò rimandano ad un’ancestrale ritualità coincidente appunto con il solstizio d’inverno che creava ansia e timori nell’uomo, causati appunto dall’affievolirsi della luce del sole, fonte di calore e vita. E per aiutare l’astro a recuperare il vigore, si accendevano grandi fuochi. Anche a Miglionico! Dopo lo spegnimento spontaneo dei falò, sulla cui cima si era soliti mettere rami d’arancio e spighe di grano propiziatori oltre ad una palma simbolo del martirio della santa, il carbone veniva portato in ogni casa mentre le ceneri venivano disperse nei campi come simboli di protezione e benedizione. “Tale usanza – ci spiega Michele Piccinni- risale al lontano 1534 e fu voluta dal Cardinale Andrea Matteo Palmieri, governatore del Clero di Roma e Vice governatore di Milano, il quale, fece costruire dall’artista lucano Altobello Persio, la preziosa scultura dedicata alla Santa che, il 13 dicembre del 304 d.c., morì martire in difesa della sua cristianità dopo aver devoluto ai poveri le sue ricchezze. Per la posa della statua, tutta la cittadinanza miglionichese con suoni di campane a festa fu invitata ad assistere all’accensione di grandissimi falò nelle diverse piazze del centro storico.” Ed oggi si risveglia appunto quella tradizione. Dalle ore 7, il giro del banditore, “scettabbann”, annuncerà la deposizione della legna, in largo Pinerolo (quartiere Convento) per le ore 16. Musica ed intrattenimento per il centro storico porteranno alle 19:30, alla benedizione del grande falò che riaccenderà la tradizione. Antonio Centonze

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