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DOMENICO LASCARO
06.11.2014

Bergoglio e Pregiudizio
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Rispondo all’ultimo quesito che mi ha posto il prof. Amati: riguarda il mio giudizio sulla figura di Papa Bergoglio e sui problemi che dovrà affrontare oggi la Chiesa. Mi si perdoni il titolo che ho preso per metà in prestito dalla scrittrice inglese Austen; è solo per dare un tono meno serioso al testo. Parlare di Papa Bergoglio dopo che tutti ne hanno esaltate le qualità, per me è come versare una goccia nell’oceano. Se si considera che chi scrive ha sospeso la fede in Dio, forse il mio modesto giudizio sulla figura del Papa potrà suscitare qualche interesse.
Allo stesso modo con cui esultò la folla in piazza San Pietro, per quel disarmante saluto del neo Papa: -“buona sera- ”, il mio animo quasi esplose per la gioia e la meraviglia. Finalmente, mi dissi, un altro Papa buono. Da quel momento le parole e i comportamenti di Bergoglio si sono susseguiti in un crescendo di pensieri e azioni che ne hanno fatto la guida suprema del mondo intero.
La semplicità con cui si avvicina alla gente; l’abbraccio spontaneo e sincero con i bambini e i sofferenti; L’appello in difesa dei diritti dei lavoratori e della dignità di ogni persona; il Vangelo di Cristo assunto come unico riferimento morale, e un’infinità di altre simili azioni, fanno di Bergoglio una personalità esemplare. Comportamenti che per un qualsiasi papa sembrerebbero eccezionali, per Papa Francesco sono la norma. Egli è fatto così come appare: semplice, autentico, senza maschera.
La sua grandezza gli deriva proprio dal suo essere normale. Per questo è stimato e amato da laici e cattolici, dai credenti e dai non credenti. La sua umiltà e il modo spontaneo di rapportarsi alla gente, il suo parlare diretto, non devono però trarci in inganno. Semplicità non significa banalità o superficialità. Al contrario, le parole el’intensità del suo linguaggio gli derivano da una energia interiore da cui deriva un carattere ed una volontà inflessibili.
Ne sono testimonianza i suoi atti concreti e i principi incrollabili a difesa della dignità e della libertà di tutti. Strenuo difensore della pace e nemico acerrimo di tutte le guerre, con grande realismo non esita però a schierarsi contro la violenza dei terroristi, nei confronti dei quali è disposto ad invocare anche la lotta armata. Co lo stesso realismo condanna le azioni delle organizzazioni mafiose che giudica indegne di far parte della comunità cristiana. Con altrettanta determinazione ha osato infrangere il principio dell’infallibilità della Chiesa.
Di ritorno da un viaggio pastorale gli fu chiesto un giudizio sul rifiuto della Chiesa di concedere la comunione ai divorziati; la sua risposta fu: “Chi sono io per giudicare gli altri”? E’ il segno di una straordinaria apertura che mette in dubbio il principio dell’infallibilità del Papa, e ridetermina il ruolo della Chiesa, ritenuta non più detentrice unica della verità.
Un altro segnale del clima di rinnovamento che caratterizza l’incipiente papato è l’inattesa attenzione nei confronti dei cosiddetti diversi: omosessuali, coppie di fatto, separati. Il problema è stato affrontato nel sinodo appena concluso; non si è raggiunta un soluzione unanime, ma un primo dato è acquisito: accogliere tutti, non escludere nessuno. I vescovi hanno un anno di tempo per riflettere e dare una risposta definitiva alle problematiche in discussione.
Sui temi trattati, il Papa ha assunto una posizione di grande apertura, senz’altro in anticipo rispetto al monolitico tergiversare del corpo episcopale. Al tempo stesso, però, la sua è una posizione pensosa ed equilibrata, senza fughe in avanti e senza anacronistiche difese dello status quo. Nella missiva indirizzata ai vescovi, così si esprime: “La mia Chiesa non ha paura di mangiare e bere con le prostitute”. La lettera continua con una serie di altre affermazioni che rafforzano il suo equilibrio;lontano dalla tentazione del “buonismo distruttivo”; distante mille miglia dal conservatorismo sterile.
“La Chiesa ha attraversato momenti di entusiasmo e di ardore…ma anche momenti di tentazione: la tentazione dell’irrigidimento ostile, dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare…la tentazione di trasformare la pietra in pane e il pane in pietra, per scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati”. Ancora: “la tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci per compiere la volontà del Padre”. Sono solo alcuni pensieri che il Papa pone all’attenzione dei vescovi per invitarli a riflettere, “con vero discernimento spirituale”, sulle idee proposte e cercare soluzioni alle sfide che le famiglie devono affrontare.
Questo travaglio interiore, che scuote dalle fondamenta i principi basilari della Chiesa, rappresenta non solo per i credenti, ma per tutti indistintamente, la speranza di essere accolti nella grande famiglia umana, senza pregiudizi e col pieno riconoscimento della propria dignità. Un contributo non marginale si deve senz’altro al pensiero e all’esempio illuminante che ci viene da Francesco, uomo tra gli uomini. P.S. Chissà che i prossimi passi che la Chiesa, “imperando” Papa Francesco, farà per superare il celibato dei preti.
Domenico Lascaro

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