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ROSA FIORINIELLO
17.12.2014

Giuseppe Ambrosecchia maestro di vita e di versi
di Rosa Fioriniello

MATERA.  La compagnia dei lettori, si unisce al dolore della famiglia Ambrosecchia, e di tutti quelli che l'han conosciuto, per la scomparsa del suo, e del nostro, unico, profondo, immenso ed inestimabile, maestro di vita e di versi, Giuseppe. Sarà arduo colmare il vuoto che la sua perdita ha lasciato in noi, ma desideriamo ricordalo così, con un Osanna alle sue delicate parole ed ai suoi inebrianti versi, come lui stesso avrebbe voluto.
"In una realtà, convulsa e frenetica, dove ci manca spesso il tempo per contemplare, dialogare, incontrarci ed anche riuscire a "perdere tanto tempo" in attività di pura ricreazione, disinteressata amicizia, intimo piacere personale. In una realtà, dove vige la perdita di precisi riferimenti valoriali, dove si assiste all'affievolirsi di rassicuranti comunità d'appartenenza, dove condividere situazioni e trovare attendibili modelli di riferimento. In una realtà, dove sembra esser quasi negata la possibilità di cogliere un sano senso dell'esistenza ed il valore di farne parte, lui, Giuseppe Ambrosecchia, esponente del panorama poetico lucano, è riuscito a riportare a galla e riconsegnarci quei valori antichi del focolare familiare.
Lui, uomo di Dio. Lui, uomo dalle grandi scelte coerenti. Lui, il grande uomo poeta, che scriveva per far passare le sue emozioni, le sue sensazioni. Lui, attento ad ogni singola persona, possedeva la capacità di stupirsi, di meravigliarsi, di cogliere la bellezza e l'entusiasmo. Lui, che sapeva gioire delle piccole cose.
Le sue parole le abbiam sentite, e viste. Parole grandi ed intelligenti, come le sue mani. Le teneva buone, quando era concentrato. Sparivano. Lasciavano la scena al viso, col sopracciglio arcuato e il tocco di mano agli occhiali e al naso. Ma, che facevano poi danze per l'aria, quando le condivideva. Bisognava sforzarsi di rimanere concentrati, perché il rischio era di farsi portare via da esse. Sapevano mostrare la vivacità, che è quella infantile di chi crede che le cose possano esser trasformate, ricreate, sistemate. Le portava verso l'alto. Le portava verso l'altro. Nell'altro.
Erano oneste, le sue parole. Facevano frastuono anche quando stava zitto. E sapevano ridere. Con tutta la tenacia di spostare la fatica, il dolore, la sofferenza, l'angoscia e respirare gioia. Attimi di felicità concessa, sospesa, che basta a se stessa e dura poco, ma resta in tasca un giorno, mesi, sempre, pronte a scaldare e riempire. Lui, il poeta, era vita. C'erano le sue parole a raccontarlo e rimarranno ora che lui ha intrapreso il suo viaggio di vita oltre terra, per dire quello che lui aveva ancora da dire. Ed allora, noi fermeremo le nostre parole, il fiato, le mani.
Grazie, capitano del puro Elisir della Vita". Rosa Fioriniello

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