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DOMENICO LASCARO
22 Gennaio 2015

Miglionico
Gotor: chi sarà mai costui!
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Caro Giacomo, di fronte alle turbinose battaglie  che si svolgono in queste ultime ore, per tentare l’approvazione della  legge elettorale, è doveroso aggiungere un’appendice a quanto già scritto qualche giorno fa. Sembrava che la tanto contestata legge potesse finalmente vedere la luce, nonostante le riserve della  sinistra del Pd e dei “ribelli” di Fi.

         Dopo aver subito una serie di modifiche, rispetto al disegno originario del primo incontro del Nazareno – soglia di sbarramento all’8,50%, premio di maggioranza al 37%, liste totalmente bloccate – la legge doveva approdare - come è approdata - in  Senato con le seguenti caratteristiche: soglia al 3%, premio al 40%, liste bloccate solo per i capolista.

         Ma, l’addio  imprevisto di Cofferati dal Pd ha esacerbato ulteriormente gli animi e ha creato lacerazioni e contrapposizioni insanabili all’interno dei due partiti protagonisti; a tal punto che Fitto ha parlato di “suicidio” politico, a proposito del suo partito. Oltre alle migliaia di emendamenti, presentati dalla Lega, la sinistra del Pd, capeggiati da Miguel Gotor,  ha presentato un emendamento, bocciato con 171 voti, che prevedeva l’abbassamento al 30% dei capolista bloccati. Il senatore Esposito, della maggioranza Pd, fa approvare, col necessario apporto dei voti di Fi, un emendamento, il famoso “canguro”, che annulla 35.000 emendamenti leghisti. Inevitabile  l’accusa, da parte di interessati commentatori,  di un  cambio di maggioranza.

         Questi i fatti mentre mi accingo a scrivere. Ma al di là della cronaca, che tutti conoscono, mi preme  fare un sia pur breve commento su quanto sta accadendo. Devo confessare che, dall’ultimissimo incontro Renzi-Berlusconi, mi sarei aspettato un “colpo di responsabilità”, per soddisfare le motivate richieste delle minoranze: il 70% riservato alle preferenze sarebbe stato un accettabile compromesso, che avrebbe riappacificato gli animi e reso un giusto servizio ai cittadini.

          Così non è stato. Il “cavaliere disarcionato” e “don Renzi della Mancia” simili ai due eroi del Cervantes, decidono di proseguire impavidi per la loro strada. Come se non fosse bastato, lo scudiero Esposito ha definito “parassiti” gli esponenti della minoranza . La reazione  - giusta, secondo me – non si è fatta attendere: Bersani ha riunito immediatamente 140 parlamentari Pd per protestare contro l’atteggiamento del Premier e fare il punto sulla difficile situazione nella quale si è impelagato il partito.

         Intanto al Senato prosegue la seduta a tempo indeterminato. E’ approvata la legge sui 100 senatori designati dai consigli regionali; i ribelli dem, guidati da Walter Tocci, minacciano di non votare l’emendamento della Finocchiaro che recepisce interamente gli accordi di maggioranza sull’italicum. Concludo con l’esprimere la mia preoccupazione per quello che sta avvenendo,  a danno dell’immagine  e della credibilità del partito democratico, ma soprattutto per il danno morale e politico  che si arreca al Paese, in un momento critico come quello che stiamo attraversando.

         Considerato che l’approvazione definitiva della legge è prevista per martedì prossimo, rivolgo un accorato appello a Renzi e a Berlusconi che, per una volta, mettano da parte interessi di parte e scendano a più miti consigli per ricercare un decoroso compromesso con le rispettive minoranze.  A queste ultime suggerisco di non tirare più di tanto la corda: una volta constatata l’impossibilità di far passare le proprie richieste, per il bene del Paese, si adeguino, responsabilmente, alle decisioni della maggioranza. Le loro giuste ragioni saranno senz’altro apprezzate da chi, un giorno, sarà chiamato a dare un giudizio storico sugli avvenimenti attuali. D. Lascaro  (d.lascaro@libero.it)

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