MIGLIONICO
C'era una volta l'Europa

MIGLIONICO. Come anticipato, affronto ora il problema dello sbarco dei cosiddetti migranti sulle coste italiane, soprattutto per fare chiarezza a me stesso e, per quello che può servire, esprimere il mio modesto parere E’ un fenomeno così grave e complesso ch’è difficile trovare soluzioni efficaci. E’ divenuto il terreno principale di scontro tra i partiti italiani. In primo luogo, la Lega di Salvini contesta a Renzi l’incapacità di affrontare adeguatamente il problema. Gli fanno da sponda il M5S e la destra di Berlusconi. Lo slogan, ripetuto in tutte le salse, è: bisogna bloccarli prima che partano, affondare i barconi nei porti di partenza, creare campi profughi sulle coste nordafricane. Il più duro è il capogruppo di Fi Romani che invoca un blitz militare per annientare gli scafisti ovunque si trovino.
In poche parole tutti speculano sul dramma di un’intera umanità allo sbando, con lo scopo di ottenere consensi elettorali. Gli è agevole cavalcare lo scontento e il disagio delle popolazioni più esposte per delegittimare il governo e i partiti che lo sostengono. Le Regioni del Nord governate dalla Lega e dal centro destra, si rifiutano di accogliere altri profughi, col pretesto di aver già dato abbastanza: spetta alle altre Regioni accollarsi il resto. Sulla stessa lunghezza d’onda si pone l’Unione Europea che cerca mille scusanti per scaricare tutto sulle spalle dell’Italia. Come si può notare, ognuno si scarica delle proprie responsabilità.
Quali sono le cause, attuali e remote, che hanno generato questa immensa ondata migratoria? In molti paesi a sud del Sahara sono in atto guerre fratricide, tra gruppi contrapposti che si contendono il potere. Ne fanno le spese intere comunità civili che si vedono ogni giorno private dei loro averi e ridotte alla fame e alla disperazione. A milioni sono costretti a fuggire, in cerca di un luogo sicuro per portare in salvo donne , vecchi e bambini. Una speranza, quanto mai effimera, glieli dà una famigerata organizzazione che opera in tutta l’area nordafricana, nella maggior parte in Libia.
Approfittando del caos che colà regna dalla caduta di Gheddafi, gruppi di spietati avventurieri, spogliandoli dei loro piccoli risparmi, ammassano quei disperati in fatiscenti centri di raccolta e gli promettono di imbarcarli verso i paesi europei. Le cronache di tutti i giorni sono note: decine di barconi partono verso le coste italiane - le più vicine dai porti di partenza – e ahimè! Centinaia sono quelli che annegano, la maggior parte donne e bambini. Le nazioni europee dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che sono esse stesse causa della miseria e dei conflitti interni di quei paesi. Dal fenomeno dello schiavismo americano, al colonialismo cinico degli europei, i quali facevano a gara per conquistarsi un “posto al sole”, è una serie ininterrotta di violenze e di rapine che hanno ridotto alla miseria intere aree del continente “nero”.
Come se non bastasse, paesi cosiddetti civili, primi fra tutti gli Stati uniti, la Germania, l’Italia, la Francia, non esclusa la Russia, hanno venduto, e continuano tuttora a vendere armi a spietati dittatori che le usano spesso contro i propri sudditi. E’ un modo immorale per fare profitti sulla pelle dei disperati. Fino a qualche anno addietro, l’immigrazione era contenuta in flussi accettabili di mano d’opera straniera che serviva a coprire posti di umile lavoro lasciati vacanti dalla manodopera europea. Milioni di extracomunitari hanno trovato accoglienza in Germania, Francia, Inghilterra, Italia e alcuni paesi dell’Europa Settentrionale,di cui hanno contribuito ad incrementare il prodotto interno lordo. Le nazioni più ricche, ovviamente, ne hanno accolti di più perché avevano maggiormente bisogno di operai a buon mercato. Da qualche anno però la situazione è radicalmente mutata. Le cosiddette primavere arabe, rovinosamente fallite, hanno generato in tutta l’area nordafricana una situazione di instabilità economica e sociale che costringe le masse a fuggire in cerca di asilo e lavoro altrove.
Un altro elemento, forse ancora più preoccupante , va aggiunta alla situazione di sopra accennata. E’ l’avanzata del fondamentalismo islamico che minaccia di travolgere l’intero Occidente. Ovunque gli si dà spazio, assoggetta intere comunità. Chi non si piega al suo volere, senza pietà è decapitato. Intere popolazioni sono costrette a fuggire da quegli inferni: dalla Siria, dall’Iraq, dall’Afghanistan per cercare accoglienza altrove. Molti la trovano nei campi profughi del Libano, ai confini della Siria, in Marocco; ma tantissimi si aggiungono ai nordafricani, che dalla Libia tentano di raggiungere l’Europa. Ed è proprio la nostra “civile” Europa che, accecata dai populismi interni, fa finta di non capire la gravità del fenomeno.
Col pretesto di aver già dato abbastanza, scarica l’onere maggiore sull’Italia. La Francia chiude le frontiere, L’Inghilterra promette qualche “elemosina” in denaro, intanto che le sue navi raccolgono gruppi di disperati per scaricarli nei porti italiani. Si sta tentando un blocco navale, cui partecipa anche la Germania, per respingere gli scafisti; ma l’operazione è del tutto insufficiente e rischia di fare il gioco dei criminali. La vera portata del problema è colpevolmente sottostimata. Tutta la Comunità Europea sembra non rendersi conto che il fenomeno è solo all’inizio e che l’ondata dei disperati è desinata a protrarsi nel tempo. Servono misure a lungo termine, condivise e supportate da tutta la Comunità. Una parte ancora più importante spetterebbe all’ONU che, nel momento più drammatico per le sorti dell’umanità, pare volgere lo sguardo da un’altra parte.
Fino a questo momento ha lasciato che un manipolo di eroi curdi difendesse da solo la città di Kobane dalla ferocia degli jiadisti. Gli americani solo da poco hanno deciso di inviare cinquecento uomini per addestrare i militari iracheni. Sono misure insufficienti a contenere l’offensiva del sedicente Stato Islamico. Come al solito, le divisioni dei cosiddetti “Grandi” rischiano di far perire moltitudini di innocenti. Basterebbe un piccolo contingente di Caschi Blu per sconfiggere 30.000 fanatici islamici. Lo stesso dicasi delle misure da prendere per fermare l’emorragia dal Nord Africa. Una politica lungimirante dei paesi europei servirebbe a impiegare solo qualche centinaio di milioni di euro, per creare in loco possibilità di lavoro per centinaia di migliaia di lavoratori.
Una decisa azione militare in Siria e Iraq contro l’Is,insieme a un’accorta politica di emancipazione dei paesi sud sahariani, sarebbero l’unico modo possibile per contenere il fenomeno immigratorio. Sembra tutto facile, ma l’egoismo dell’Europa e l’isolazionismo americano rischiano di far degenerare la già precaria situazione. Per chiudere mi piace riportare integralmente un passo dell’editoriale di Luigi Vicinanza sull’Espresso n. 25. “ L’Europa si infrange sugli scogli di Ventimiglia. Affonda sulle sponde dello Stato anarchico di Libia. Si scanna nelle campagne dell’Ucraina. L’Europa si dissolve giorno dopo giorno sotto il peso della sua opulenza, messa in crisi dalla paura per gli sbarchi dei disperati. Minaccia di bloccare le frontiere, respingere gli indesiderati, bombardare gli scafisti, radere al suolo i campi della vergogna. Riesce solo a dividersi. E a perdere se stessa”. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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