MIGLIONICO
L'Italia al bivio

MIGLIONICO. Prendo spunto dal titolo di un’opera di Rocco Scotellaro per darne uno alle seguenti riflessioni, provocate dall’appello di Vincenzo D’Ambrosio a votare NO al referendum del 4 dicembre. (A proposito, non si tratta per caso di Tonino D’Ambrosio, in arte “Tonino di Torre di Fino”, che intende restare in incognito e nascondersi sotto falso nome? Non c’è dubbio, però, lo stile e i contenuti dell’appello sono proprio dell’amico Tonino).

A parte gli scherzi, la questione è molto seria e merita una riflessione più approfondita e puntuale. Egli invita senza tentennamenti a votare NO con le seguenti motivazioni: la nuova legge di riforma costituzionale - riformulazione del Titolo V della Costituzione - attribuisce al Governo l’esclusiva potestà legislativa in materia di ambiente, energia e turismo, col risultato di ridurre spazi di democrazia degli Enti Locali. La Basilicata, egli sostiene, che ha già subito enormi danni all’ambiente, si troverebbe “esposta alle scorribande delle multinazionali del petrolio”. A tale proposito,cita una serie di colpevoli inadempienze delle istituzioni locali che hanno ridotto la Basilicata allo stato di indigenza attuale: oltre ai danni all’ambiente per l’estrazione del petrolio, paventa il rischio di accollarci l’onere di depositare le scorie nucleari in territorio lucano, facendo della nostra terra “l’agnello sacrificale” della situazione.

Da qui un giudizio tranchant sulla classe politica regionale “incapace e servile”. Per quale scopo, egli si chiede, mettere in campo una riforma per lo più inutile? Se gli organi costituzionali funzionano male, la colpa è solo della classe politica corrotta e incapace, sempre pronta a cambiare bandiera per difendere interessi personali. Il suo intervento termina con un’altra serie di giudizi sommari sulla classe politica e, in particolare, sul governo attuale: se dalla crisi non riusciamo a venirne fuori non è colpa delle istituzioni, ma dai “lacci imposti dai trattati europei e dalla moneta unica”.

La classe politica, aggiunge, da 30 anni ha venduto “pezzi di sovranità popolare”, legandosi mani e piedi al carro europeo. E il “Mago delle tre carte”, Renzi, anziché sbraitare inutilmente e andare a Bruxelles con la coda tra le gambe, dovrebbe chiedere la revisione dei trattati europei e rivedere la funzione della Banca Centrale Europea. Senza risposte adeguate, converrebbe uscire dall’Euro e, forse, dalla stessa Europa. ( E’ lo stesso ritornello che ripetono ogni giorno le destre ).

Ho voluto riassumere per intero il pensiero dell’”Uomo di Torre di Fino”, per meglio capirne la portata politica e ideale. Egli invita insistentemente a votare NO al referendum solo facendo riferimento alle materie del Titolo V e volutamente trascurando il resto. Infatti non ha minimamente citato gli altri aspetti qualificanti della riforma: superamento del bicameralismo paritario, consistente riduzione dei parlamentari, soppressione del CNEL, il pur limitato risparmio economico e la riduzione dell’indennità dei consiglieri regionali. E’ pur vero che le Regioni con la nuova legge si vedranno decurtare buona parte del potere legislativo ma, come ha ben chiarito il prof Amati, esistono valori, idee, interessi che vanno oltre i localismi che non si riconoscono negli interessi di una sola parte, ma in quelli della totalità dei cittadini, nella condivisione delle cui idee si fonda la società civile.

Vorrei sbagliarmi, ma la mia impressione sulle dichiarazioni dell’amico di “Torre di Fino” è che esse siano dettate da un sommario giudizio politico e da un atteggiamento pregiudiziale “contro” Renzi e il suo Governo. In questo non si allontana dagli irriducibili sostenitori del NO. Dai leghisti e dai Fratelli D’Italia, passando dal M5s che, col pretesto di aver personalizzato il referendum, vogliono approfittare per mandare a casa Renzi.

Più consistenti, si fa per dire, le motivazioni di D’Alema e De Mita: il primo lamenta l’uso non corretto della lingua italiana nella scrittura del testo, l’altro è preoccupato per l’aspetto poco estetico dello stesso. (Non pensate che sia uno scherzo !) Una nota a parte meritano Berlusconi e la minoranza PD. Il redivivo cavaliere, dopo aver fatto votare sia la riforma del Senato, sia la legge elettorale, si illude di far cadere Renzi per tentare la riconquista del potere perduto.

L’atteggiamento della minoranza PDmerita un’attenzione maggiore. E’ paradossale che la critica più spietata nei confronti della Riforma venga proprio dall’interno dello stesso partito che sostiene il Presidente del Consiglio. Un gruppo esiguo di parlamentari, capeggiati dall’ex segretario Bersani, ha cercato ogni pretesto per osteggiare qualunque provvedimento del Governo. Non che in molti casi mancassero le ragioni per controbatterli, ma l’assurdo è che non bastava contrastarle nelle sedi opportune, ma bisognava darle in pasto all’opinione pubblica per affermare il potere personale all’interno del partito, col risultato di frantumarlo in mille pezzi.

Mi piace a questo proposito riportare il giudizio di Tommaso Cerno, Direttore dell’Espresso, sulla “sinistra” in genere, che si può senz’altro attribuire al PD attuale: quando la sinistra sarà morta- piuttosto presto - soffocata dai suoi arzigogoli…, dalla sua sicumera, dalla voglia di “esclusività”, cioè di élite…regalerà alla destra una dote che non ha mai avuto, “l’inclusività”, cioè la capacità di allargare il consenso a chi non ha voce. Dopo nove anni dalla sua costituzione, aggiunge Bruno Manfellotto, il PD è sospeso in un limbo, incerto tra due visioni del mondo e del partito, tra la rottamazione annunciata dal leader e il sogno degli ex di riprendersi la Ditta: l’uno teso ad affermare definitivamente la sua leadership, gli altri decisi a contestarne addirittura la legittimità.

L’occasione è data dal referendum prossimo venturo. Bersani e compagni, dopo aver ottenutonon poche modifiche al testo durante l’iter parlamentare, hanno votato compatti sia la Riforma costituzionale,sia la nuova legge elettorale. Non ancora soddisfatti, hanno preteso dalla maggioranza la promessa di un’ ulteriore modifica più rispondente ai propri interessi. Infatti, una Commissione ad hoc, nominata da Renzi, ha deciso di sottoporre al parlamento un nuovo testo che accogliesse le ulteriori di modifiche richieste. Nulla da fare. Bersani e compagni vogliono molto di più: l’abolizione del ballottaggio, la reintroduzione delle preferenze – ma non le aveva rifiutate quattro anni fa, quando fu Berlusconi a suggerirle? – i collegi uninominali e la riduzione del premio di maggioranza. Insomma il ritorno alla Prima Repubblica.

Non ci vuole poi tanto a capire che le vere ragioni del fronte del NO sono pretesti per dare la spallata al Governo, per alcuni, e per riprendersi la leadership del partito per chi colpevolmente l’ha persa. Potrei ancora continuare, ma ho già abusato della pazienza del lettore. Aggiungo solo che non sono un renziano di ferro. Infatti in più occasioni ho criticato i suoi provvedimenti, soprattutto la sua ostentata arroganza ma, senza tentennamenti, sono deciso a votare SI per i seguenti motivi: la Riforma del Senato, pur non essendo perfetta, come vorrebbero i vecchi costituzionalisti, è un primo importante passo verso il vero cambiamento. La legge elettorale, sia che venga in parte modificata, sia che resti nella versione originaria, permetterà finalmente la formazione di governi stabili e procedimenti legislativi adeguati alle necessità dei tempi moderni.

Non ho la pretesa di fare appelli a favore del SI, ma invito tutti a leggersi la legge costituzionale nella sua versione integrale e decidere in piena autonomia. ( Su Internet è disponibile un testo alla portata di Tutti ). Un saluto particolare rivolgo all’amico di “Torre di Fino” e gli rispondo che: è pur vero che “con nu si ti iacchia in brèe e cun nu no ti acchia in pace”, però è anche vero che “cun nu si ecun nu no ti potacchià inda nu vuaj”.
Miglionico 12.11.2016
Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375