Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

13.06.2016

Home

Index stampa locale e nazionale

Stampa pagina

MIGLIONICO
Mimmo Sarli ricorda il suo professore Aldo Moro

 

MIGLIONICO. Dodici dicembre 1974, il giovane studente universitario miglionichese Mimmo Sarli (oggi, pensionato di 66 anni), iscritto alla facoltà di “Scienze Politiche”, presso l’Università degli studi, “La Sapienza” di Roma, sostiene l’esame di “Istituzioni di Diritto e Procedura Penale” col suo professore Aldo Moro. Da allora, sono trascorsi ben 42 anni. Ma, nella mente di Sarli è ancora scolpito, in modo indelebile, il fulgido ricordo dell’autorevole figura del suo professore. E, nell’anno del centenario della nascita dello statista Aldo Moro (era nato a Maglie il 23 settembre 1916), Sarli si sofferma a ricordarne alcuni pensieri essenziali. Tra di essi, spiccano, in modo particolare, i richiami in merito all’attenzione che il professore prestava a tutti i suoi alunni, in quanto persone. A riguardo, Aldo Moro sosteneva che il “rapporto di insegnamento doveva essere fondato sul rispetto reciproco tra il docente e lo studente. E’ essenziale – sottolineava il professore – che il giovane senta chi insegna come persona che gli vuole bene, lo comprende, è pronto ad aiutarlo, come un uomo che apprezza la sua giovinezza e ripropone in essa la sua fiducia. E’ fondamentale che lo studente si senta amato e sia preso sul serio”. Poi, Sarli osserva come proprio in questi giorni sia ritornato nei luoghi della sua formazione universitaria, a “La Sapienza” e, nel vedere le aule in cui, ancora adesso, si “tengonole lezioni e si svolgono gli esami, con grande commozione, ho rivisto l’aula XI, l’aula del prof. Aldo Moro. E il nome inciso su quella targa, come per incanto, ha fatto riesplodere nella mia mente i ricordi delle sue sapienti lezioni. Dietro la cattedra, ho rivisto il “maestro”, così veniva chiamato dai suoi assistenti il prof. Aldo Moro. Il “maestro” era portatore – continua Sarli – di un umanesimo e di un personalismo sociale cristiano maturati attraverso lo studio e l’analisi della dottrina della Chiesa e del pensiero di studiosi del calibro di Jaques Maritain, Emmanuel Mounier e Alcide De Gasperi”. Quindi, la testimonianza di Sarli si fa sempre più stringente e particolare, fino a riproporre un vecchio interrogativo: “Chi delinque è responsabile e, quindi, punibile; o irresponsabile e, dunque, curabile o neutralizzabile, oppure portatore di una responsabilità determinata in misura variabile da condizionamenti bio-sociologici”? E ancora: seduto in quell’aula “il mio ricordo è andato al “codazzo” che si formava, nel corridoio principale della facoltà, al suo arrivo: tutti noi studenti che gli stavamo intorno per chiedergli di essere ricevuti nella sua aula, e porgli quesiti sugli argomenti di studio”. Infine, il ricordo di Sarli si riempie di tristezza: gli vengono in mente le amare vicende della storia recente della vita politica italiana: sono quelle del giorno del rapimento del suo professore (16 marzo 1978 e dell’uccisione degli agenti della sua scorta) e poi del 9 maggio 1978, giorno del ritrovamento del suo corpo crivellato di colpi in una “Ranault 4” rossa. “Rivedo anche - conclude Sarli – la figura del giovane professore, assistente del prof. Moro, quella di Francesco Tritto che fu destinatario, la mattina del 9 maggio 1978, dell’ultima telefonata fatta dal brigatista Valerio Morucci”. Giacomo Amati

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375