Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

8.05.2017

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MIGLIONICO
"La parolaccia è liberatoria, aiuta a sopportare il dolore"

MIGLIONICO. Perché diciamo tante parolacce? Ce ne sono persino nei testi delle canzoni e, negli slogan di Beppe Grillo sono all’ordine del giorno. Gli insulti, poi, sono di casa persino in Parlamento. Secondo uno studio condotto dal prof. Richard Stephens della “Keele University (Regno Unito), la parolaccia è liberatoria, aiuta a sopportare il dolore. E per Adriano Zamperini, docente di Psicologia della violenza all’Università di Padova, la parolaccia sostituisce la violenza fisica del passato. Le parolacce vengono pronunciate ovunque: basta prendere una metropolitana per “ascoltare ogni giorno una specie di rosario pagano”, scrive Roberto Scorranese sul Corriere della Sera. Perché? “Viviamo in una democrazia – dice il prof. Adriano Zamperini – che è pur sempre un sistema non violento, però fondato sul conflitto. Nel momento in cui la violenza fisica viene condannata, non ci resta che la parola”. La parola come sostituto della spada? “Sì, basta guardare i talk show: c’è sempre un’escalation di aggressività parolaia fine a se stessa”. La parolaccia, in pratica, è un “carico simbolico che dà peso alla parola, altrimenti troppo leggera, incapace di imporsi nel magma dei discorsi infiniti”. E i bambini che ascoltano? “Capiscono bene qual è una parolaccia e quale no: la censura non fa che amplificare il loro interesse. L’importante però è guidarli all’ascolto, spiegare loro che una certa parola è disdicevole”. Giacomo Amati

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