GIACOMO AMATI

13 OTTOBRE 2018

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Addio unità d'Italia

 

MIGLIONICO. “Italia finita per l’egoismo dei ricchi. Da lunedì 22 ottobre, l’Italia non esisterà più. Una fine che avviene nel silenzio generale. Il 22 arriverà in Consiglio dei ministri il disegno di legge sull’autonomia del Veneto, per il quale il vice premier Salvini ha già annunciato l’immediata approvazione. Ne seguirà a breve – scrive Lino Patruno su La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 ottobre 2018 – uno analogo per Lombardia ed Emilia. Un testo di legge che non potrà essere corretto in Parlamento, che sarà chiamato a un “sì” o “no” in blocco. E la maggioranza si è detta già d’accordo. Così dopo 157 anni sparirà un Paese nato male e finito peggio con la secessione dei ricchi. Tanto perché si capisca bene, il Veneto, anzi la neonata Repubblica autonoma del Veneto, discuterà i dettagli direttamente col governo di Roma: da Stato a Stato. Addio Costituzione e nazione “una e indivisibile”. Una fine senza neanche manifestazione di piazza come a Barcellona per l’indipendenza della Catalogna. Eutanasia dell’Italia col consenso di chi la governa, “attendendo eventualmente di sentire il Presidente garante dell’Unità”. Definire autonomia quella del Veneto è come dire che l’Italia muore, ma solo un po'. E il Veneto potrà contare sia sui fondi nazionali finora ottenuti, sia su una integrazione che gli dovrà lasciare sempre lo Stato. E perché? “Secondo il principio che un ricco ha più bisogno (diciamo pretende) di servizi pubblici di un povero. Deve avere più strade, più ospedali, più biblioteche. Un ribaltamento del principio dello Stato sociale che cerca di parificare chi meno ha”. Se ne uscisse dall’Italia, il Veneto potrebbe fare ciò che gli pare. “Ma non può più esistere una Italia con regioni più regioni delle altre. Perché se si dà di più a un territorio, si toglie a qualche altro meno ricco, vedi il Sud”. Smembrano un Paese, e lo chiamano federalismo differenziato. “I diritti dei cittadini non possono essere diversi a seconda di dove nasci. Minore ricchezza come colpa da pagare”. Settore scuola: dal 22 ottobre, in Veneto non solo decideranno per conto loro i programmi, ma anche assunzioni e trasferimenti saranno solo locali. “Non una voce si è levata. Non dalla ministra del Sud. Non dai Cinque Stelle, votati soprattutto dal Sud. Non da Salvini. Non dai resti della sinistra. Ci vorrebbe una “Marcia dei 40 mila” come quella che salvò la Fiat”.

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