L'OSTRACISMO
Nell’Assemblea democratica prevaleva chi
aveva maggior fascino, maggiore abilità, maggiore capacità di convincere gli
altri e attivarli dalla sua parte. Per evitare che personaggi del genere
aspirassero a diventare tiranni, Clistene escogitò uno strumento difensivo
chiamato "ostracismo", per il quale chiunque fosse stato
ritenuto dannoso per la libertà della polis poteva essere sottoposto a
un voto dell'Assemblea stessa e condannato all’esilio per dieci anni.
L'ostracismo non costituiva in sé una
punizione infamante.
Per decoro si diceva che serviva a umiliare e soffocare un prestigio e un potere
che fossero troppo gravosi; in realtà esso era solo un sollievo salutare all’invidia
del popolo verso i grandi. Esso sfogava il perverso desiderio di nuocere non in
un male irreparabile, ma trasferendo a vivere altrove per dieci anni chi ne era
colpito. Quando però cominciarono ad esservi sottoposti degli individui
meschini e ribaldi, il suo uso scomparve.
L'ostracismo fu probabilmente introdotto ad Atene poco prima del 487 a.C., anno
in cui se ne registra la prima applicazione storicamente certa, ai danni di
Ipparco figlio di Carmo, parente del tiranno Pisistrato.
La procedura dell'ostracismo si articolava in due fasi:

-
in una apposita assemblea che si teneva a metà inverno, il
popolo decideva a maggioranza se si dovesse votare per un ostracismo, e in
caso affermativo si fissava una riunione per qualche settimana dopo;
-
in questa seconda riunione, se i votanti erano più di seimila
(erano gli
arconti che contavano il totale dei cocci consegnati),
la votazione era ritenuta valida; il candidato il cui nome risultava scritto sulla maggioranza dei cocci (ostraka)
usati come schede elettorali e depositati
in un punto della piazza del mercato cinto tutt’intorno da steccati
veniva condannato all'esilio per
dieci anni, pur continuando a godere dei suoi redditi.
Il carattere politico del
giudizio di ostracismo
emerge chiaramente dal fatto che la condanna non richiedesse e non comportasse
una accusa penale: Plutarco, per esempio, racconta che Aristide fu ostracizzato
perché la sua buona fama e reputazione - era soprannominato "il giusto" - lo
rendevano, indipendentemente dalle sue intenzioni, un tiranno potenziale.
Secondo le fonti antiche l'ostracismo fu introdotto per difendere la democrazia
dal rischio della tirannide. I "partiti" ateniesi erano aggregazioni che si
formavano attorno a personalità notevoli: in questo senso, l'ostracismo può
anche essere inteso come un
referendum ad hominem
per risolvere e depotenziare le rivalità politiche interne tramite la
sospensione temporanea di una delle due parti in causa. Da molte iscrizioni
sugli
ostraka
si evince che l'ostracismo poteva anche venir motivato religiosamente - cosa non
sorprendente in un mondo in cui questioni religiose e questioni politiche erano
inestricabilmente intrecciate.
Testo
multimediale eseguito dalla prima sez. I nell'attività laboratoriale di
alfabetizzazione informatica - A.S. 2002-03 - Prof. Antonio Labriola
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